Sono anni che si sente parlare del rientro nel Paese d’origine delle imprese che in precedenza, soprattutto tra gli anni Novanta del secolo scorso e i primi anni Duemila, avevano delocalizzato in Europa dell’Est e nel Sud Est asiatico principalmente.
Si tratta del fenomeno del “reshoring” (che si contrappone all’“offshoring”, cioè la delocalizzazione), che potrebbe riguardare soprattutto il manifatturiero e le aziende del Made in Italy. Come ha spiegato in una nota aziendale Luca Ferraris, Responsabile Strategia, Innovazione e Comunicazione di Italtel, “oggi le imprese manifatturiere hanno nuove opportunità, con l’emergere dell’Industry 4.0, per sottrarsi alla stagnazione decennale che hanno vissuto, per aumentare la produttività e migliorare la loro competitività internazionale”.
Se delocalizzando le imprese hanno ottenuto dei vantaggi da un punto di vista economico e competitivo, con una generalizzata riduzione dei costi operativi e di processo (senza considerare altri tipi di vantaggi, diretta conseguenza di una blanda tutela dell’ambiente e dei lavoratori stessi nei Paesi di insediamento), oggi, con la trasformazione digitale (digital transformation o DX) in corso (di cui il 4.0 è fattore abilitante), tutto questo può essere ottenuto direttamente rimanendo a casa, senza spostarsi, ma innovando.
Il settore dell’elettronica ha visto nel 13% dei casi un ritorno a casa delle imprese italiane precedentemente delocalizzate. Secondo la ricerca condotta dal consorzio Uni-CLUB MoRe Back-reshoring Research Group, dal 2000 al 2015 si sono osservati 120 casi di reshoring, numero che posiziona l’Italia come il primo paese europeo e il secondo al mondo per rientro di aziende nel territorio nazionale anche se il fenomeno è cresciuto costantemente fino al 2013 per poi subire una riduzione nel 2014.
Nell’Annual report 2017 dello European monitor of reshoring, promosso dagli atenei di Udine, Bologna, L’Aquila e Catania, sono stati invece censiti 165 casi di rientro delle produzioni, dal 2014 al 2017, con protagoniste le aziende europee e in special modo quelle italiane, 32, il gruppo più numeroso, con le inglesi a seguire, quindi le francesi e le norvegesi.
Non c’è dubbio che uno dei fattori che più di altri ha rafforzato questo processo è stata l’industry 4.0, che ha favorito la rilocalizzazione delle imprese/industrie europee, quindi italiane, offrendo maggiori vantaggi che in passato, sia sotto il profilo delle competenze, sia della vicinanza a centri di ricerca strategici, a cui hanno dato un contributo notevole anche le diverse politiche nazionali di incentivazione/agevolazione.
L’emergere della trasformazione digitale offrirà agli operatori vantaggi anche nel settore dei servizi, migliorando così la loro posizione nel mercato enterprise: “scegliendo un partner con esperienza, sia nell’infrastruttura che nei processi di business nei mercati verticali, gli operatori saranno in grado di gestire l’intera catena del valore ICT, dai componenti di rete alle applicazioni, creando un vantaggio significativo per lanciare e trarre profitto dalla digitalizzazione dei servizi”, ha commentato il responsabile Italtel.
Ferraris, che sarà al Cebit di Hannover, con un intervento il 13 giugno prossimo incentrato proprio su “Il reshoring dell’industria europea grazie alla digitalizzazione”, ha inoltre evidenziato come la trasformazione digitale “avrà un impatto significativo su altri mercati verticali come l’assistenza sanitaria, che registra una domanda crescente di soluzioni tecnologicamente avanzate per rispondere alle esigenze e aspettative delle persone, anche in relazione all’invecchiamento della popolazione europea e all’aumento delle malattie croniche. Questi trend stanno aprendo nuove opportunità anche agli operatori per fornire servizi a valore aggiunto su un’infrastruttura di rete pienamente sicura e affidabile che dovrà essere anche ‘consapevole’, cioè riconfigurarsi in base alle esigenze dello specifico servizio o applicazione che trasporta”.
Oggi, continua la nota, Italtel concentra la propria attenzione in particolare in ambiti come la già citata Industry 4.0, smart health, smart cities e smart grids, ritenendo che investimenti digitali in questi settori possano rafforzare le economie dei paesi europei e creare opportunità sotto il profilo economico, dell’occupazione e della sostenibilità ambientale.
L’azienda, che da poco insieme ad Exprivia, ha dato vita a un nuovo attore nella progettazione e nello sviluppo di soluzioni e servizi innovativi per la trasformazione digitale, presenterà il suo portafoglio di soluzioni a CEBIT – Stand B84 / 1, Hall 13, ad Hannover, in Germania, da martedì 12 giugno a venerdì 15 giugno.