Gli inattivi che non cercano lavoro (ma che potrebbero) sono 12 milioni
L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro (degli altri). Sembra proprio cosi se guardiamo i dati Istat relativi all’occupazione in Italia relativi al primo trimestre del 2022.
Su 59 milioni e 236mila persone residenti sono 23 milioni e 182mila gli italiani che lavorano e mantengono tutti gli altri, il 39%. Praticamente su dieci persone sono quattro quelle che lavorano. Certo, tra chi non lavora dobbiamo considerate tutte quelle persone o troppo giovani o troppo anziane per “timbrare il cartellino” ma anche una parte (non piccola) di persone in età lavorativa che sono inattive e che sono 12 milioni e 752 mila. Questo vuol dire che il 21,5% della popolazione residente potrebbe lavorare ma non lo fa. Le ragioni? Impedimenti per studio e famiglia, ma anche un senso di scoraggiamento che dopo la pandemia è stato acuito dalla crisi energetica.
Quanti sono gli italiani che lavorano davvero
Gli ultimi dati relativi all’occupazione in Italia portano le proverbiali due notizie, quella buona e quella cattiva. Partiamo da quella buona: a luglio 2o22, rispetto al trimestre precedente, l’occupazione in Italia è cresciuta, precisamente gli occupati in più sono 140mila, che portano il totale dei lavoratori in Italia a salire di 0,6 punti percentuali.
Ma veniamo ora alla cattiva notizia: a luglio 2022, rispetto al mese precedente, diminuiscono sia gli occupati sia i disoccupati e crescono invece gli inattivi. Una crescita dello o,4% che coinvolge sia uomini che donne tra i 15 e i 64 anni. Il tasso d’inattività in Italia, rispetto al mese precedente, sale quindi fino a rappresentare il 34,4% della forza lavoro. Tuttavia bisogna sottolineare come questa percentuale sia diminuita dal 2020 quando era 35,27%.
Che contratto hanno gli italiani che lavorano
Il grafico sopra divide gli italiani che lavorano in base al tipo di contratto che hanno. Si può osservare come nel primo trimestre del 2022 siano 15 milioni e 56mila gli italiani che lavorano con un contratto a tempo indeterminato, circa i due terzi. I lavoratori dipendenti a tempo determinato sono invece molti di meno: 3 milioni e 185 mila, in aumento rispetto al 2021 quando il loro numero si fermava a 2 milioni e 897mila. Un numero piccolo che mostra come sia necessario potenziare i contratti a tempo determinato e diminuire quelli stagionali, a somministrazione (l’ex contratto a chiamata) e quelli a progetto. La ragione? E’ che il contratto a tempo determinato è quello con la conversione più alta in indeterminato, come evidenziato da uno studio di Bankitalia.
I veri mantenuti sono gli italiani inattivi
Sono inattivi (non occupati che non cercano un’occupazione), ma avrebbero l’età per lavorare: sono 12 milioni e 752 mila, pari al 21,5% della popolazione residente. Di questi la grande maggioranza circa 7 milioni dichiara di non cercare offerte di lavoro e di non essere disponibile a lavorare: si tratta di coloro che, pur essendo in età lavorativa, se gli venisse offerto anche solo un lavoretto in regola lo rifiuterebbero.
Tra questi, poco meno di 4 milioni ha motivi familiari per non cercare occupazione, come l’assistenza a un anziano o l’accudimento dei figli, mentre 4 milioni e 400 mila circa adducono motivi di studio e formazione. In tale categoria vi sono, immaginiamo, gli studenti universitari e quelli degli ultimi anni delle superiori.
L’andamento storico della disoccupazione in Italia
Infine, ci sono i disoccupati veri e propri, cioè le persone che non hanno un lavoro ma lo cercano. Sono una assoluta minoranza: al primo trimestre 2022 sono 2 milioni e 174 mila persone, pari al 3,6% dei residenti.
Gli italiani che non cercano lavoro perché scoraggiati
I dati Istat infatti rivelano che oltre a casalinghe e studenti vi è un altro gruppo di italiani che ingrossa le fila già nutrite degli inattivi. Si tratta, del 1 milione e 377 mila di cittadini che dichiarano di essersi rassegnati perché scoraggiati. Non sono convinti di poter trovare un impiego. Sono aumentati con la pandemia ma erano moltissimi già prima e la percezione continua di una grande crisi mondiale pronta a scoppiare a causa del conflitto tra Russia e Ucraina di certo non aiuta.
Solo in 3 milioni sono pronti a mettersi al lavoro
Ci sono poi coloro che affermano di non cercare lavoro ma sarebbero disponibili a lavorare da subito, e sono poco più di 3 milioni. Sono quelli che potrebbero tra qualche mese alimentare il numero degli occupati, oppure, se le cose andranno male, dei disoccupati.
I dati si riferiscono al: 2022
Fonte: Istat