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Italia seconda nella Ue nel numero di risonanze

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Le Rmi sono cresciute in 10 anni, nonostante la crisi, da 1.592 a 1.736, con un incremento del 9%. Ancora meglio è andato sul versante delle Tac: nel 2018 erano nel nostro Paese 2.122, in salita rispetto alle 2.093 mila del 2017 e alle 1.821 del 2008.

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Ne facciamo 1.736 in un anno, 2,87 ogni 100mila abitanti. In Germania 3,47

Il livello delle infrastrutture sanitarie è stato sul banco degli imputati durante la fase più acuta dell’emergenza coronavirus. A partire dai terribili anni 2020 e 201 la sanità è sempre al centro dell’attenzione dei politici e dell’opinione pubblica. I primi, in particolare, cercano, ogni anno, di fermare la tendenza al definanziamento che ha caratterizzato gli anni precedenti.

Nella Finanziaria 2024 del governo Meloni, per esempio, alla Sanità sono destinati 3,5-3,7 miliardi di euro, la stessa cifra che il governo prevede di incassare dal pagamento delle tasse anticipate da parte di banche ed assicurazioni.

I soldi serviranno innanzitutto per nuove assunzioni ma anche per dotare gli ospedali di nuovi macchinari per la diagnosi precoce e la prevenzione come Tac e risonanze magnetiche.

Quante risonanze magnetiche si fanno in Italia

La sanità italiana può ritenersi tra quelle in Europa meglio equipaggiate da questo punto di vista. In particolare per quello che riguarda le risonanze magnetiche. Nel 2018 le apparecchiature utili erano 1.736 in tutto, considerando ospedali e ambulatori pubblici e privati convenzionati. Solo in Germania facevano meglio con 2.869 (dati del 2017).

Siamo secondi anche considerando i dati in proporzione alla popolazione, come in effetti si dovrebbe fare. Nel nostro Paese le Rmi sono infatti 2,87 ogni 100 mila abitanti, contro le 3,47 della Germania, ma superiamo tutti gli altri come, per esempio, la Grecia, che un po’ a sorpresa è terza con 2,79, seguita, e qui ci si meraviglia meno, da Finlandia e Austria.

Piuttosto indietro la Francia a metà classifica con 1,45, mentre in Spagna sono 1,68 sempre per 100mila abitanti. E’ a Est che vi sono meno risonanze magnetiche, con Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Romania, Ungheria e Serbia sotto quota 1, anzi, nel caso della Serbia si scende addirittura a 0,38 per 100mila persone.

Nelle Tac Italia sesta in Europa

A essere interessante è anche l’evoluzione nel tempo. Le Rmi sono cresciute in 10 anni, nonostante la crisi, da 1.592 a 1.736, con un incremento del 9%. Ancora meglio è andato sul versante delle Tac:  nel 2018 erano nel nostro Paese 2.122, in salita rispetto alle 2.093 mila del 2017 e alle 1.821 del 2008: nel complesso si tratta quindi di una crescita del 16,5% rispetto a dieci anni prima. Anche in questo caso ci supera solo la Germania che nel 2017 (sempre assenti i dati del 2018) ne contava 2.904. La Francia, che pure ha circa 5 milioni di abitanti più di noi, arrivava due anni fa solo a 1.184.

L’Islanda è il regno delle Tac

Considerando i dati per abitanti al primo posto c’è ora la piccola Islanda, con 4,6 Tac ogni 100mila abitanti, seguita da Danimarca e Svizzera, e poi a sorpresa da tre Paesi che normalmente nelle classifiche europee stanno in fondo, ovvero Lettonia, Grecia, Bulgaria, che superano sia Italia che Germania. Il nostro Paese senza contare Svizzera e Islanda, fuori dalla Ue, è al sesto posto nell’Unione, con 3,49 ogni 100mila abitanti, contro le 3,51 della Germania.

Anche in questo caso i Paesi dell’Est sono in fondo, in particolare Serbia e Ungheria, ma come terzultimo c’è un Paese che forse non ci aspetteremmo, i Paesi Bassi, con solo 1,39 Tac per 100mila persone.

Anche questo dimostra che comunque i macchinari non bastano e sono solo una parte della storia. La sanità è una macchina complessa, e contano vari aspetti, posti letto, tecnologia, personale, e in quest’ultimo caso anche la loro preparazione oltre che il numero.

Come funzionano le risonanze magnetiche

La risonanza magnetica è un processo che sfrutta la proprietà degli atomi di avere particelle cariche chiamate protoni, ognuno dei quali agisce come un minuscolo magnete. Quando un campione contenente atomi viene collocato all’interno di un campo magnetico esterno, questi protoni allineano le loro “piccole bussole magnetiche” con la direzione del campo magnetico. Per far funzionare una risonanza magnetica, viene applicata un’onda radio di frequenza specifica al campione. Questa onda radio è sintonizzata per corrispondere esattamente alla differenza di energia tra gli stati di spin paralleli e antiparalleli dei protoni nel campo magnetico.

Le risonanze magnetiche e i protoni

Quando l’energia dell’onda radio corrisponde esattamente a questa differenza di energia, si verifica la risonanza. In altre parole, alcuni protoni cambieranno temporaneamente il loro orientamento, passando da uno stato parallelo a uno antiparallelo rispetto al campo magnetico, e nel processo assorbiranno l’energia dall’onda radio. Tuttavia, dopo aver assorbito questa energia, i protoni non possono rimanere in questo stato eccitato per molto tempo. Tornano gradualmente al loro stato di equilibrio rilasciando l’energia in eccesso. Questo rilascio di energia viene rilevato e utilizzato per creare immagini dettagliate del tessuto corporeo in medicina o per analizzare la struttura molecolare di campioni chimici.

I dati sono si riferiscono al: 2017-2018
Fonte: Eurostat

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