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Italia 1 Giga, corsa contro il tempo per Open Fiber. Tim verso lo spezzatino?

Fosche nubi si addensano sul cielo delle telecomunicazioni italiane, che vede i grandi player Open Fiber e Tim in difficoltà. Da un lato, la Repubblica riferisce che la consultazione della UE sulle Aree Grigie, che ha bloccato l’emendamento del governo italiano sui ‘civici adiacenti’ per consentire a Open Fiber e FiberCop di rivedere i target del PNRR (la consultazione sui civici da coprire dovrebbe partire la settimana entrante e resterà aperta circa un mese), mette a rischio la sopravvivenza stessa di Open Fiber, perché potrebbe congelare un importante finanziamento da 3 miliardi di euro con le banche.

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Open Fiber problemi di sostenibilità e tempi stretti

Open Fiber, sempre secondo Repubblica, ha in corso trattative con le banche per rifinanziare un project financing da 7 miliardi ma per concluderlo occorre vedere l’esito della nuova consultazione pubblica, voluta per ribilanciare la concessione nelle aree grigie che devono ricevere finanziamenti del Pnrr. Ma se il rifinanziamento non si conclude entro ottobre, Open Fiber, sempre secondo il quotidiano, rischia di fallire e il suo valore svanisce.

Il Governo con Open Fiber

Il Governo, dal canto suo, sembra intenzionato a supportare Open Fiber, mentre KKR (primo azionista di Fibercop) un po’ meno, visto che il fondo americano potrebbe trarre vantaggio dal possibile default di Open Fiber ed evitare così di pagare a Tim l’earn-out da 2,5 miliardi previsto in caso di merger con Fibercop, entro 30 mesi dalla nascita della nuova società della rete. Insomma, interessi confliggenti e una serie di intrecci su cui però adesso incombe il conto alla rovescia del nuovo piano da presentare per il bando Italia 1 Giga.

In altre parole, entro settembre si dovrà chiudere la nuova consultazione.

Insomma, la situazione di Open Fiber sembra alquanto delicata e solleva ancora una volta le critiche da parte del senatore Maurizio Gasparri.

Open Fiber: Gasparri, ‘tragedia finanziaria porta nome e cognome, Matteo Renzi’

“Quella di Open Fiber è una tragedia finanziaria che porta un nome e un cognome ben preciso: Matteo Renzi. Non si possono buttare altri soldi in questo disastro. La situazione va affrontata con severità e urgenza dal governo. Chiederemo conto e ragione a Matteo Renzi, anche in Parlamento, delle scelte dissennate che da presidente del Consiglio ha imposto all’Enel. Su Open Fiber bisogna non solo puntare i riflettori, ma forse disporre una vera e propria indagine conoscitiva. Il governo dell’epoca ha gettato il Paese in un gorgo costosissimo. Renzi ne è responsabile in prima persona. E faremo luce anche sulla cessione di alcune quote di Open Fiber per capire quali erano le ragioni di alcune valutazioni. E anche i vertici dell’Enel dell’epoca ci dovranno confermare le cose che ci hanno già accennato nel passato”. Lo dichiara il presidente dei senatori di FI, Maurizio Gasparri.

Insomma, sul fronte Open Fiber problemi di sostenibilità e tempi stretti.

Tim, torna l’ipotesi spezzatino

Passando a Tim, la vendita della rete non ha portato finora i benefici sperati. Il titolo in borsa resta inchiodato intorno a quota 0,24 euro, dove si trova dallo scorso 7 marzo in occasione della presentazione del Piano “Free to run”. Dopo gli articoli della scorsa settimana, il Corriere della Sera conferma la volontà di Vivendi di cedere la sua quota del 23,75% in Tim. Il primo socio francese punterebbe ad incassare 2 miliardi di euro per l’intera partecipazione, senza passare da cessioni parziali.

Vivendi vorrebbe cedere la sua quota

Il Corriere riconferma l’esistenza di un progetto di acquisto “a tappe”, circolato pochi giorni fa, da parte di un consorzio di investitori con la regia di Andrea Pezzi, ex consulente di Vivendi in Italia, e Claudio Costamagna, banchiere d’affari ed ex presidente di Cdp.

Il progetto di scontrerebbe però, appunto, con la richiesta di Vivendi di vendita in blocco e di valutazione di 2 miliardi (€ 0.55PS) per la partecipazione. E con l’incertezza legata alla possibilità di realizzare una vendita a pezzi per la necessità di un ok dal governo che detiene il golden power sull’asset e per l’incognita antitrust sulle ipotesi di aggregazione della Consumer con Iliad, che dal canto suo non esclude a priori di prendere parte ad operazioni di consolidamento nel nostro paese ovviamente come cacciatore e non certo come preda.

Repubblica esamina le opzioni di rilancio del titolo Tim, evidenziando come possibili catalyst la cessione di Sparkle (su cui non segnala però accelerazioni), la fusione NetCo-Open Fiber (di cui abbiamo parlato prima) e il rimborso del canone di concessione. Secondo Repubblica, Vivendi potrebbe anche valutare di procedere in autonomia alla vendita a pezzi se non trovasse un compratore per la propria quota (con Iliad indicato come l’unico player industriale in grado di riconoscere il valore richiesto da Vivendi).

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