Baldini & Castoldi editore
Pubblicato: 13 maggio 2015
Pagine: 288
ISBN: 9788868528164
Prezzo: € 17,00
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Questo non è uno scontro fra culture ma una guerra di mercato fra chi riuscirà a imporre il proprio pensiero unico. Sia «Occidente» che «ISIS» sono due prodotti estremi del marketing dell’Apocalisse. Se non si fermerà la corsa verso la distruzione e si sostituiranno questi modelli, se non sapremo ribellarci a chi ha interesse a continuare la «guerra infinita», quella dei mercati, allora sarà l’Apocalisse, quella vera.
Dopo la strage di «Charlie Hebdo» e i video delle esecuzioni di giornalisti occidentali, l’orrore dell’ISIS è entrato nelle nostre case, e la sua «guerra mediatica» ne ingigantisce il pericolo. Questa regia lo distingue da al-Qaeda, tanto che per Ballardini il modo in cui l’ISIS fa propaganda si può considerare l’11 settembre della comunicazione politica.
Al nostro etnocentrismo, l’ISIS risponde specularmente, con un Califfato oltre il quale non possono esistere altre culture. Al nostro imperialismo risponde con la globalizzazione dell’Islam. Ai nostri miti contrappone altrettanti miti, opposti e arcaici. In gioco è l’occidentalizzazione del mondo, e per questo il principale campo di battaglia sono i media stessi.
Ballardini analizza le ragioni storiche e le tecniche di questa «guerra culturale», e ci costringe a riflettere anche sul nostro modello di pensiero unico, di cui l’ISIS, ci piaccia o no, è figlio, come la stessa Hillary Clinton ha ammesso: «L’Isis è roba nostra, ma ci è sfuggita di mano».
Bruno Ballardini, è saggista ed esperto di comunicazione strategica. Si è laureato in Filosofia del Linguaggio con Tullio de Mauro e ha studiato musica elettronica con Franco Evangelisti. Nei primi anni Ottanta, dopo un breve esordio giornalistico, ha intrapreso una lunga carriera nelle multinazionali della pubblicità. Ha insegnato all’Università di Salerno e all’Università di Roma La Sapienza. Collabora con «Il Fatto Quotidiano», «il Sole 24 Ore» e «Linus». Tra i suoi saggi di maggior successo, Gesù lava più bianco (2006) tradotto in undici Paesi, e La morte della pubblicità (2012).