La conclusione rapida e inaspettata dello storico accordo sul nucleare iraniano ha creato opportunità di business di una dimensione ancora difficile da calcolare. Tra i primi paesi a beneficiarne, c’è l’Italia, che, in occasione della visita nel nostro paese del presidente Hassan Rouhani ha appena concluso accordi commerciali e di cooperazione bilaterali per un controvalore di circa 17 miliardi.
L’Iran del dopo-sanzioni rappresenta un’incalcolabile opportunità di business – “ci sono molti spazi da riempire” ha detto Rouhani nel suo primo viaggio in Europa dopo la fine delle sanzioni internazionali – e l’Italia non vuole perdere il treno.
La commessa più importante, da circa 5,7 miliardi di euro, se l’è aggiudicata Danieli di Buttrio e sfocerà in una joint-venture, denominata “Persian Metallics” il cui valore è stimato in 2 miliardi di euro. Si occuperà di realizzare macchine e impianti che verranno installati nel territorio iraniano.
Altri accordi hanno coinvolto Fincantieri, Ferrovie dello Stato, Saipem, Ansaldo Energia e altri ancora ne arriveranno ha affermato il premier Matteo Renzi, spiegando che quello appena iniziato è solo “l’inizio di un cammino”. Allo studioa accordi con Telecom Italia Sparkle e Gavio per un valore complessivo di circa 20 miliardi di euro, mentre l’ad di Eni Claudio Descalzi e quello di FCA Sergio Marchionne avevano espresso già nei mesi scorsi il loro interesse a tornare in Iran appena la situazione del paese si fosse stabilizzata.
“Ci sono settori in cui possiamo fare di più: energia, oil and gas, ma anche piccole e medie imprese, investimenti in innovazione, infrastrutturali, nel settore sanitario e in campo sanitario e farmaceutico”, ha aggiunto il premier.
Importanti opportunità d’investimento riguardano senz’altro anche il settore delle telecomunicazioni, con Telecom Italia tra le aziende italiane pronte a coglierle. In particolare, la controllata Telecom Italia Sparkle ha siglato una lettera d’intenti con Telecommunication Infrastructure Company of Iran (TIC) per l’espansione del proprio network globale in Iran.
L’intesa, attraverso il nuovo “Point of Presence”, permetterà a TIC di supportare la crescente domanda di servizi internet del mercato locale e dei Paesi vicini.
Gli spazi di crescita ci sono, in effetti, e sono molto importanti: oltre il 60% della popolazione iraniana di 81 milioni di persone ha meno di 30 anni; quasi tre quarti vive in aree urbane; il livello di alfabetizzazione è vicino all’87% (con una percentuale di donne laureate pari al 60% del totale) e, al pari dei millennials occidentali, i giovani iraniani sono abbondantemente ‘connessi’: nella fascia d’età tra i 15 e 29 anni, Il 67,4% usa Internet, il 19,1% chatta online e il 15,3% usa i social network.
Sebbene non esistano statistiche ufficiali, circa il 65% delle abitazioni iraniane dispone di accesso a banda larga e la penetrazione mobile si attesta al 120%. Oltre 40 milioni gli smartphone in circolazione.
Una base utenti robusta e avanzata dal punto dell’alfabetizzazione tecnologica molto più di quanto si possa pensare e, dunque, pronta a sfruttare i vantaggi di reti internet fisse e mobili veloci.
Secondo alcuni osservatori, un adeguato sviluppo del settore delle telecomunicazioni, che comunque già gode di buone infrastrutture, sarà cruciale per il futuro politico del presidente Rouhani. In vista delle prossime elezioni, più volte è riecheggiata la promessa di favorire le libertà sociali promosse da internet e diversi sono stati gli appelli alla leadership religiosa del paese affinché mostrasse maggiore tolleranza verso Internet e le nuove tecnologie.
Molti dei suoi sostenitori si aspettano che Rouhani prosegua con la liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni, sottintesa nelle parole del braccio destro del presidente, il ministro delle comunicazioni e dell’IT, Mahmoud Vaezi, impegnato a concentrarsi “sui diritti e le aspettative delle persone”.
Nonostante i progressi degli ultimi anni, con la concessione, nel 2014, delle licenze 3G e 4G ai due principali operatori della Repubblica Islamica, lo Stato è ancora una forza predominante nelle aziende del paese e ha lavorato finora per proteggere gli interessi nazionali nel settore.
Nella speranza che, ora che gli occhi dell’occidente sono puntati sul paese, oltre al potenziamento delle reti fisse e mobili Rouhani mantenga la promessa di garantire al paese quel libero accesso alle informazioni e ai beni finora proibito, cominciando ad allentare la censura che ha bloccato l’accesso a varie applicazioni come Facebook, Twitter e WhatsApp. Ufficialmente, almeno, dato che secondo uno studio del centro di ricerche del ministero iraniano dello Sport e della Gioventù, quasi 7 utenti internet iraniani su 10 aggirano in qualche modo la censura.
Nonostante le incertezze che possono accompagnare il ritorno di una potenza nucleare come l’Iran ‘dalla parte dei buoni’, quel che appare evidente oggi è che la fine delle sanzioni rappresenta un’occasione senza precedenti per le imprese occidentali: per dirla con l’analista Daniel Riahi, “…mai ci fu un tempo migliore del presente per iniziare a testare i limiti di ciò che è possibile in Iran”.