Presentata a fine anno, presso la sala stampa della Camera dei Deputati, la proposta di legge relativa alle norme di contrasto alla fruizione illegale di contenuti trasmessi o diffusi in diretta, tutelati dal diritto d’autore e dai diritti connessi (il video della conferenza stampa).
Primo firmatario della proposta è Alessio Butti, deputato e responsabile Media e Tlc di Fratelli d’Italia, che assieme a Carlo Fidanza e Mauro Rotelli, componenti della commissione Trasporti, Poste e Tlci, e Federico Mollicone, capogruppo in commissione Cultura, ne ha illustrato i punti salienti in conferenza.
“Secondo un’indagine FAPAV/Ipsos presentata a novembre, sono 4,6 milioni di italiani che fruiscono di contenuti illegali ogni anno e ogni anno ci sono 21 milioni di atti di pirateria e il calcio è al primo posto di questo attacco, seguito dalla Formula Uno, la moto GP e il tennis”, è stato dichiarato in sede di presentazione della proposta di legge.
“In una recente indagine di Tutto Sport, che ha intervistato sul tema proprio l’onorevole Alessio Butti, si è calcolata in 348 milioni di euro la perdita per il sistema calcio italiano a causa del delle IPTV illegali”.
Un provvedimento, di cui abbiamo già avuto anticipazione a novembre, che vuole reprimere il fenomeno della pirateria audiovisiva, con particolare attenzione ai contenuti sportivi, andando a colpire sia chi ne trae profitto direttamente, sia l’utilizzatore finale. In sede di presentazione, Butti, si legge in un articolo pubblicato su Agcult.it, ha affermato che “la pirateria colpisce lo sport, il diritto d’autore e in particolare i broadcaster, ma anche i consumatori che pagano 1.000/1.500 euro all’anno per vedere i programmi a pagamento”.
“Non si può intervenire solo sugli indirizzi IP e i server Dns per individuare i ‘pirati’, perché cambiano spesso, anche durante lo streaming live. Questa legge serve per dare più poteri all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Prima dell’evento in diretta bisogna chiudere il ‘rubinetto’ per riaprirlo subito dopo”.
“Tra i giovani esiste una cultura dell’illegalità inconsapevole”, ha insistito il primo firmatario della proposta di legge. “Il consumatore finale va perseguito, ma dobbiamo aprirci a una logica culturale diversa”.
“Sarebbe una sciocchezza colossale mettere le bandierine politiche su questa legge. È una battaglia che interessa il sistema paese”.
Butti si appella infatti all’attuale maggioranza, “che sul tema è certamente sensibile”, affinché dimostri “sensibilità e coraggio” nell’affrontare la questione e sia pronta a contribuire alla proposta.
Diversi gli obiettivi che la proposta di legge si prefigge di raggiungere nella lotta alla pirateria audiovisiva e per la tutela del copyright.
Occorre impedire ai nostri confini che i contenuti illegali possano entrare nel territorio nazionale. Serve una sorta di blocco dell’immigrazione di contenuti digitali promossa dai gruppi criminali del settore audiovisivo, ha precisato Butti.
Intervenire sulla fonte degli illeciti, sugli streaming server, per colpire le piattaforme web illegali, andando a coinvolgere direttamente gli ISP, gli internet service provider.
Un intervento che deve essere immediato.
Il sistema, si legge sempre nell’articolo pubblicato su Agcult.it, si propone di “intervenire sulle dirette che si stanno per svolgere o si stanno svolgendo o sono appena concluse”.
“Si parte da una lista di indirizzi IP di alcuni server tra quelli che presentino, sulla base di monitoraggio delle settimane precedenti, un volume di traffico di dati sospetto e che abbiano come principale scopo di facilitare veicolare l’accesso ai contenuti illegali”.
Successivamente, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) predispone un‘ingiunzione che viene notificata agli ISP che a loro volta intervengono bloccando il flusso di dati per un periodo determinato.
Video della conferenza stampa relativa alla presentazione della proposta di legge relativa alle norme di contrasto alla fruizione illegale di contenuti trasmessi o diffusi in diretta, tutelati dal diritto d’autore e dai diritti connessi.