L'operazione

IPTV illegali, 72 perquisizioni in tutta Italia. Bagnoli Rossi (FAPAV): “Una delle principali e più dannose forme di pirateria”

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L’ammontare complessivo delle somme accreditate dai clienti sulle carte di pagamento dei pirati è stato quantificato in almeno 1 milione di euro all’anno.

Da questa mattina è in corso su disposizione della Procura della Repubblica di Teramo un’operazione della Guardia di Finanza per il contrasto della pirateria audiovisiva.

E’ stata infatti oscurata una piattaforma pirata e sono state svolte perquisizioni nei confronti di 72 persone e 2 ricevitorie, oltre al sequestro di 11 carte postepay.

Le IPTV Illegali

Gli interventi odierni, si legge sul sito della GdF, sono stati svolti in collaborazione con numerosi reparti della Guardia di Finanza e con la collaborazione tecnica della SIAE (Società Italiana Autori ed Editori) e la FAPAV (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali).

“L’attività condotta dalla Guardia di Finanza di Venezia, a cui va il nostro più sentito ringraziamento, riveste una particolare importanza poiché va a contrastare una delle principali e più dannose forme della pirateria audiovisiva, ossia le IPTV illegali”, ha commentato Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale FAPAV.

Nello studio FAPAV/Ipsos, che abbiamo recentemente pubblicato – ha aggiunto Bagnoli Rossi – è stato evidenziato come la pirateria audiovisiva sia un fenomeno tutt’altro che da sottovalutare, con un’incidenza del 37% tra la popolazione adulta. Le IPTV illegali, in modo particolare, rappresentano una delle modalità di fruizione illecita più in crescita”.

L’incidenza relativa l’utilizzo di tale fruizione pirata a fine 2019 è del 10%, circa un quarto del totale dei pirati.

Sempre secondo quanto rilevato dallo studio, durante il lockdown si è verificato un ulteriore ampliamento della platea di fruitori delle IPTV illegali, quasi duplicata rispetto al 2019” – ha proseguito Bagnoli Rossi.

I danni della pirateria

Tutto ciò si traduce in un danno per l’economia italiana – ha ricordato il Segretario Generale della Federazione – quantificabile in un miliardo e cento milioni di euro, con un impatto sul PIL di quasi 500 milioni a cui si aggiungono circa 200 milioni di euro in termini di mancati introiti per lo Stato”.

Da ultimo, ma non certo meno importante, c’è il dato sull’occupazione, “con circa 5.900 posti di lavoro a rischio a causa del fenomeno”.

“Siamo lieti di aver fornito il nostro supporto tecnico e rinnoviamo la nostra disponibilità a collaborare con le Autorità competenti, che ringraziamo per il lavoro portato avanti a tutela del comparto audiovisivo nonostante le limitazioni imposte dal lockdown”.

Non possiamo certamente abbassare la guardia in un momento così cruciale per l’industria audiovisiva ora nella fase di piena ripartenza dopo i mesi difficili e gli effetti scaturiti dall’emergenza sanitaria”, ha concluso il Segretario Generale.

L’operazione della Guardia di Finanza

Tornando all’indagine, l’ammontare complessivo delle somme accreditate dai clienti sulle carte di pagamento è stato quantificato in 1 milione di euro all’anno, che è stato, a più riprese, trasferito su un conto corrente lituano e su rapporti bancari in Italia intestati ai gestori delle carte Postepay.

Le indagini sono state avviate all’inizio del 2019 dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Venezia che, a seguito del monitoraggio del web, ha individuato un sito internet il quale, previa registrazione e contestuale versamento di una somma di denaro su apposite carte Postepay, consentiva a utenti privati di fruire indebitamente di abbonamenti alle principali TV e piattaforme a pagamento (SKY, DAZN, MEDIASET, INFINITY, SPOTIFY) per la visione di circa 50.000 contenuti di intrattenimento multimediale di vario tipo (cinema, eventi sportivi, serie TV ed altro).

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