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IoT: investimenti e applicazioni al ralenti, ma il mercato globale raggiungerà i 650 miliardi di dollari entro il 2026

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Lo scenario dell’Internet of Things subisce gli effetti di pandemia, guerra e clima, senza dimenticare le tensioni geopolitiche crescenti. Le supply chain globali rallentano e con esse le consegne, ma il futuro del mercato IoT è roseo e le connessioni globali saranno 5,3 miliardi entro il 2028, con un tasso di crescita superiore a quello degli smartphone.

IoT: un futuro luminoso, rallentato dalla mancanza di consapevolezza delle sue potenzialità

L’internet delle cose è uno dei processi tecnologici e innovativi che molto probabilmente potrebbe potenzialmente cambiare radicalmente la nostra vita e il nostro mondo. Potenzialmente perché ancora va troppo a rilento l’espansione e l’applicazione di questo sistema tecnologico di connessione a internet di tutti gli oggetti fisici che ci circondano.

Un frigorifero, un televisore, lo smartphone, il pc, il tablet, la nostra automobile, orologi e braccialetti, abiti e accessori, tutto il mondo reale delle “cose” è connesso in rete grazie a internet, all’internet degli oggetti o delle cose (Internet of Things, IoT).

Un sistema distribuito di oggetti connessi tra loro e in rete (a sua volta integrato/integrabile con altre tecnologie come il cloud, il calcolo avanzato, la rete mobile di ultima generazione, l’automazione 4.0) di cui tanto si è parlato negli anni passati, quando ancora non era che un’idea, con proiezioni di mercato, valore degli investimenti e dei guadagni, forse anche tropo.

Oggi il mondo dell’Internet delle cose subisce il peso della sua stessa fama. Tutti si aspettano grandi cose, ma la realtà è fatta di altro, cioè di problemi, che possiamo sintetizzare nella mancanza di una cultura dell’innovazione e della sicurezza (se connetti tutto dovrai aumentare i livelli di sicurezza IT), di disorientamento dei mercati dopo due anni di pandemia da Covid-19 in Occidente e oggi di nuovo in Asia orientale, di una guerra in Ucraina che ha reso il mondo più pericoloso, di difficoltà negli approvvigionamenti di materie prime e componenti elettroniche, di rialzo dei prezzi, soprattutto dei beni energetici, di inflazione galoppante, di effetti sempre più distruttivi e dannosi da un punto di vista economico dei cambiamenti climatici.

La riduzione degli investimenti, il Covid e la crisi delle supply chain globali

Secondo Statista, tra il 2018 ed il 2019 si sono spesi a livello mondiale più di 1,3 trilioni di dollari, in particolare nell’IoT industriale, in sicurezza IT, in progetti smart city, nelle auto a guida autonoma, nelle smart home, nell’illuminazione pubblica e nei trasporti e la logistica.

Secondo stime IDC, tra il 2019 ed il 2020 però c’è stato un primo grande calo della spesa in soluzioni IoT a livello mondiale, con un tasso medio di crescita annuo dimezzato e rivisto da +15% a +8%, perché la pandemia da Covid-19 ha imposto rallentamenti ed interruzioni delle catene di produzione, di impianti industriali e di aziende, fino alle città intere come abbiamo vissuto sulla nostra pelle e continua ad accadere (vedi Shanghai in questi giorni, con 26 milioni di persone da settimane in lockdown).

Nel 2020, secondo Analysys Mason, molte aziende hanno annullati contratti e altre hanno proprio chiuso, o ridimensionato i propri piani di investimenti, in alcuni casi abbandonando quelli per l’IoT.

Il solo crollo del mercato dell’automobile renderà molto difficile il decollo della mobilità a guida autonoma, perché la spesa al momento è congelata (almeno fino a quando la transizione energetica non sarà completata con l’elettrificazione e in parte con l’idrogeno verde e al momento anche questo processo va a rilento).

Durante il primo anno di pandemia il tasso di crescita medio delle applicazioni IoT nel settore automobilistico è crollato del 10% rispetto al 2019 (17,9% contro il 27,2%) e nel 2022 rimarrà ancora sotto del 4% (19,4% contro il 27,2%).

La grande fame di chip

La carenza di chip e semiconduttori, ma anche di molte altre materie prime e componenti di base, ha letteralmente fermato molte industrie e aziende, in tutto il mondo, anche se in tempi diversi (da noi tutto è ripartito, in Cina e Corea tutto si sta rifermando di nuovo).

I tempi di consegna dei chip sono peggiorati con il passare del tempo: 19 settimane a metà 2021, 21 settimane a ottobre 2021, 26,6 settimane a marzo 2022 (35 settimane per i microcontrollori secondo stime Susquehanna Financial Group).

Molti avevano puntato sulle soluzioni LPWA, o IoT a basso costo, che consente buoni risparmi economici, energetici (con le batterie dei device), in grado di connettere un gran numero di apparecchi e oggetti e di coprire aree molto grandi (quindi un intero impianto industriale ad esempio).

Il numero totale di connessioni LPWA dovrebbe aumentare da 134 milioni nel 2019 a 3 miliardi nel 2029. Tuttavia, per gli stessi motivi sopra elencati, l’adozione di alcune applicazioni è stata e sarà più lenta del previsto.

Una contingenza storica negativa

I problemi principali non solamente legati al mercato e alle perturbazioni generate da questo momento storico movimentato, ma anche culturali. Come anticipato, si è guardato troppo alle stime trionfalistiche del decennio e poco ci si è concentrati su ciò che realmente significa internet degli oggetti.

Ancora oggi, secondo Analysys Mason, il 25% del management delle piccole e medie imprese non ha una reale consapevolezza della tecnologia IoT e il 10% circa delle aziende più grandi non è interessato.

Molte organizzazioni hanno investito in queste soluzioni senza prevedere l’uso di internet, il che è stravagante come ragionamento, se ragionamento c’è stato.

Gran parte degli investimenti sono stati altamente personalizzati, relativi alle esigenze interne, ma questo è un piano di spesa molto costoso, fuori dalla portata della maggioranza delle imprese, che guarda solo alla riduzione dei costi, invece che allo sviluppo di nuovi servizi e nuovi modelli di business.

Ovviamente, si tratta di una contingenza storica, drammatica ma temporanea (si spera vivamente), perché l’IoT è comunque destinato a cambiare il nostro mondo. Anche il cloud cinque anni fa era qualcosa di difficile anche da immaginare e oggi è realtà applicata per quasi tutti (anche per chi non se ne rende conto ancora).

L’IoT tornerà a crescere dal 2023

Entro il 2028, il numero di connessioni IoT globali dovrebbe crescere di sette volte fino a 5,3 miliardi rispetto al dato del 2018, secondo Analysys Mason, superando il tasso di crescita degli smartphone stimato per lo stesso periodo.

Questo anche per una diminuzione del costo dei sensori, che già sono scesi da 1,30 dollari per unità nel 2004 a 0,38 dollari nel 2020.

Il mercato IoT crescerà ancora nel mondo raggiungendo per Markets and Markets un valore pari a 650 miliardi di dollari entro il 2026 (il +100% di crescita rispetto ai 300 miliardi di dollari stimati per il 2021), con un tasso di crescita medio annuo atteso attorno al +16,7% (Cagr 2021-2026)).

Guardando al mercato IoT della sola Europa, dop un paio di gradini più lunghi del previsto tra il 2020 ed il 2022, la scala torna a crescere in verticale, con ricavi attesi per il 2023 pari a 5,74 miliardi e per il 2024 a 6,31 miliardi di dollari.

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