“Gli investimenti nel settore dell’energia, in particolare delle rinnovabili, rimangono la componente più rilevante (per il 45% degli intervistati). Tuttavia, abbiamo osservato un crescente interesse per altre verticali, tra cui technology, telecom e logistica. La tecnologia è considerata una delle principali aree di investimento nei prossimi 3-5 anni”.
È quanto emerge dall’EY Infrastructure Barometer 2023, un sondaggio annuale condotto da EY coinvolgendo dirigenti di grandi aziende, investitori infrastrutturali, istituti finanziari e società di private equity del settore delle infrastrutture di tutto il mondo, per valutare la fiducia e le aspettative degli investitori nel settore delle infrastrutture in Italia.
“Gli investitori (78% degli intervistati), si legge nel report, hanno inoltre aumentato l’esposizione verso investimenti in asset class definite core plus/value add, caratterizzate da un profilo di rischio/rendimento più elevato. In linea con quanto rilevato negli anni passati, i principali rischi percepiti dagli investitori del settore si confermano l’incertezza normativa e i vincoli burocratici, fattori che hanno ulteriormente ostacolato gli investimenti in attività greenfield”.
Necessario superare i tradizionali freni amministrativi e burocratici
Il giudizio sulle infrastrutture italiane è in chiaroscuro. Sebbene mediamente la qualità delle infrastrutture italiane sia considerata in linea con la media UE, cresce la percentuale di coloro che le giudicano al di sotto, con la sola eccezione del settore energia (giudicato in linea con il resto d’Europa dal 65% del campione e sotto la media UE dal 19%). Si conferma anche nel 2023 un giudizio più freddo sulla qualità delle infrastrutture sociali: il 31% degli intervistati sostiene infatti che la qualità di questo tipo di infrastrutture sia inferiore rispetto al resto d’Europa.
Nella top five delle asset class che nell’ultimo anno hanno registrato maggior fermento in termini di investimenti si posizionano: strutture sanitarie, data center, energie rinnovabili, efficienza energetica, porti commerciali e logistica.
Male il settore trasporti
Al contrario, traghetti, torri di trasmissione, settore del gas, interventi su edifici pubblici[2] in PPP e porti turistici sono i 5 ambiti di minore interesse per gli investitori, anche alla luce delle limitate opportunità di investimento in questi segmenti in Italia.
Le infrastrutture italiane sono un settore chiave in Europa per le dimensioni dell’economia italiana (secondo il 55% degli intervistati), alle opportunità di colmare il gap infrastrutturale esistente (53%) e ai rendimenti più elevati rispetto ad altri Paesi UE (45%). Tuttavia, gli investitori identificano alcuni vincoli agli investimenti in infrastrutture in Italia, associati all’ incertezza normative (74%), insieme all’elevato livello di complessità burocratica (68%) e al rischio di contenzioso (40%). Positiva la valutazione della performance degli investimenti nel settore infrastrutturale in Italia: per il 67% degli investitori è in linea con la media del portafoglio e per il 27% è addirittura superiore.
Gli investitori stanno aumentando l’allocazione nei loro portafogli di asset class caratterizzate da un profilo rischio/rendimento più elevato: il 78% (+13% rispetto al 2022) ha investito più del 10% del portafoglio in investimenti core plus/value add, caratterizzati da un profilo di rischio medio-alto (più elevato rispetto ai tradizionali investimenti infrastrutturali) e quindi con un rendimento atteso più elevato. Le classi di asset preferite nell’ambito core plus/value add risultano i servizi infrastrutturali e l’economia circolare. In crescita, seppur più contenuta, gli investimenti nel settore delle infrastrutture greenfield: il 54% del campione (+9% rispetto al 2022) ha allocato più del 10% del portafoglio a progetti greenfield. In prospettiva, nonostante il 30% degli intervistati abbia ottenuto risultati superiori alle aspettative dagli investimenti in infrastrutture, soltanto il 28% del campione (-9% rispetto al 2022) prevede un aumento rispetto all’anno passato del numero di iniziative greenfield perseguite.
Nei prossimi 12 mesi le infrastrutture energetiche faranno da traino
L’attività M&A nel settore infrastrutturale in Italia è prevista in crescita nei prossimi 12 mesi: il 56% degli intervistati ritiene che il numero di deal che la loro azienda concluderà in Italia aumenterà rispetto al periodo passato e il 64% degli investitori si attende un aumento della competizione. Nell’attività M&A ad attrarre l’attenzione degli investitori sono soprattutto le infrastrutture energetiche, con il 32% degli intervistati che prevede di indirizzare le proprie risorse in questo ambito. Seguono i trasporti (18%), le infrastrutture sociali (15%) e TMT (13%).
L’importanza dei fattori ESG e della tecnologia
Gli investitori sono più sensibili ai criteri ESG nella selezione dei loro investimenti: il 63% (contro il 59% dello scorso anno) afferma di selezionare aziende con un alto rating ESG e il 31% (contro il 29% del 2022) si è servito di criteri di screening negativi per evitare di investire in società non conformi ai requisiti di sostenibilità. Soltanto il 6% (contro il 12% del 2022) ha scelto di non considerare questi parametri nel processo di investimento. Si prevede che le applicazioni legate all’intelligenza artificiale, al cloud, agli analytics e all’IoT porteranno i maggiori benefici al settore delle infrastrutture, in particolare nei comparti energia e TMT; le infrastrutture tecnologiche sono già considerata una asset class rilevante dal 54% del campione e il 41% degli intervistati (+8% rispetto al 2022) prevede che rappresenterà un’area di investimento primaria nei prossimi 3-5 anni.
[1] Comparto che include l’insieme degli asset funzionali all’erogazione di beni e servizi destinati alla soddisfazione dei bisogni essenziali della collettività, ossia per l’istruzione, la sanità e l’edilizia sociale.
[2] Altri edifici del demanio (es. caserme, scuole ecc.)
Per approfondire
- Per scaricare il report completo clicca qui.