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Intesa Sanpaolo investe 1 milione di euro in bitcoin. L’effetto Trump & Musk anche sulle banche

Impensabile. Fino a pochi mesi fa, l’idea che una banca italiana acquistasse Bitcoin, era semplicemente folle. Invece è successo: Intesa Sanpaolo, la prima banca Italiana per capitalizzazione, ha acquistato i suoi primi Bitcoin. Undici per la precisione, a un buon prezzo per il periodo, tra gli 89 e i 90 mila dollari per moneta, per un investimento di circa un milione di euro. Non sono bastati quindi gli “appelli” di Consob e Bankitalia che in più occasioni hanno messo in guardia da questo asset, sia per la volatilità, sia per la mancanza di un sottostante. Alle banche, Bitcoin, piace.

“Benvenuta Intesa Sanpaolo”, tra meme e post celebrativi, la community crypto italiana questa mattina ha accolto con stupore e piacere la notizia che il più importante istituto di credito italiano abbia aperto le porte a Bitcoin, alla blockchain e alla decentralizzazione. 

Del resto, prima o poi, con gli Etf negli Stati Uniti che compiono un anno in questi giorni, e la Micar, appena entrata in vigore in Europa, lo sguardo dell’alta finanza verso la criptovaluta più famosa e importante, è cambiato rapidamente. Da Schema Ponzi buono solo a riciclare denaro di spacciatori e criminali, ad asset strategico salutare e necessario in ogni portafoglio ben equilibrato. 

Un’inversione a U, a 180 gradi, in pochi mesi, un anno, ed ecco che Bitcoin diventa il centro della narrativa politica, economica e monetaria. L’effetto Trump & Musk è stato evidente, la miccia che ha portato Bitcoin a polverizzare i massimi storici, gli all time high come li chiamano i trader, è stata la larga vittoria di Donald “Pump” come lo hanno ribattezzato i Bitcoiners a Nashville dove Trump fece importanti promesse durante la Bitcoin Conference 2024. 

Una legislazione crypto friendly (e lo è la nuova larga maggioranza dei senatori e dei rappresentanti del Congresso), una tassazione amica e – addirittura – una riserva nazionale in Bitcoin. Per non parlare di Musk che per “gioco” lanciò una meme coin, una criptovaluta senza un vero utilizzo o valore, e ha chiamato l’agenzia per migliorare l’efficenza governativa con lo stesso nome: Doge. 

In Europa da tre settimane è entrato in vigore il Regolamento Europeo Mica che – tra le altre cose, tra cui una prima tassonomia del settore – inquadra le criptoattività e di fatto autorizza banche e istituti di credito già regolamentati a possedere e fornire qualsiasi tipo di servizio legato alle criptoattività. Bingo, in Europa si sono mossi in tanti, e l’Italia? In direzione ostinata e contraria. Mentre il mondo apre, il governo italiano chiude con la scellerata proposta di una tassazione sulle plusvalenze del 42%, poi solo rimandata al 2026. “Ecco il solito favore alle banche”, si pensava nel settore: ma se Banca Intesa sarà una rondine che fa primavera, ecco che le probabilità che la tassazione resti al 26% salgono vertiginosamente. 

Del resto, stiamo parlando del miglior asset della storia economica moderna. Dati alla mano, Bitcoin ha surclassato qualsiasi altro bene, oro, azioni, immobiliare: in un periodo almeno medio BTC ha stracciato tutti i concorrenti con numeri inarrivabili. Una singola moneta è passata dal valere pochi centesimi nel 2011 (fondazione nel 2008 firmata l’anonimo Satoshi Nakamoto, in risposta alla crisi finanziaria causata dalle banche e dai loro mutui subprime) ai 108 mila dollari dei record del mese scorso. Se chiedete a chat Gpt vi dirà che il rendimento dal 2011 al 2023 è stato del 9,883,855.12%, e non siete gli unici a non sapere nemmeno come si pronuncia. Con un Cagr (tasso di crescita annuale composto) del 142.23%, lo S&P 500 ha fatto il 14% nello stesso periodo, l’Oro il 7%. Non c’è partita, miglior asset del secolo, il più prolifico e democratico creatore di milionari nella storia, finanziariamente, oggi, la torta più golosa di sempre, anche per le banche che, anche in Italia, finalmente entrano nella partita. 

E in pieno stile crypto è stato anche il modo con cui è stata data la storica notizia. Un leak (poi confermato dai vertici di Intesa), un’anonima pubblicazione di uno screen shot di uno scambio di mail attribuito a Niccolò Bardoscia, head of digital assets trading & investments di Intesa Sanpaolo che recita: “A oggi 13/01/2025 Intesa Sanpaolo possiede 11 Bitcoin. Grazie a tutti per il lavoro di squadra, questo risultato non sarebbe stato possibile senza ciascuno di voi”. Interessante anche dove è stato pubblicato, in quel social senza regole molto vicino ai trumpiani, 4chan. Come per dire a chi deve udire, ehi, ci siamo anche noi e, da oggi, anche in Italia, Bitcoin non sarà più lo stesso.

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