Il mercato delle automobili connesse in rete, o connected cars, registrerà un notevole incremento nei prossimi anni, in termini di numero di veicoli prodotti e venduti, nonché di oggetti connessi via rete 4G/5G installati a bordo dei veicoli.
Secondo uno studio Gartner, entro il 2020, 250 milioni di veicoli in circolazione sarà dotata di connessione wireless. Parliamo, secondo il documento, di non meno di 250 milioni di veicoli capaci di interconnettersi ai dispositivi mobili e collegarsi in rete.
Gli oggetti connessi attivati nelle nostre automobili, tra qualche anno, secondo Machina Research, saranno quasi 700 milioni (182 milioni nel 2015). Stesso discoro per i sistemi telematici integrati e installati, che supereranno le 15 milioni di unità.
Un ecosistema dell’innovazione che nell’industria automobilistica e dei trasporti potrebbe valere 47 miliardi di dollari nel 2020, secondo MarketsandMarkets, ma che una nuova proiezione Statista stima già a 40 miliardi a fine anno e a 122,6 miliardi per il 2021.
L’Internet of Things “in movimento” è quindi un mercato su cui soprattutto negli Stati Uniti si sta investendo molto (True Ventures, Union Square Ventures, Cane Investments) e che vede emergere molte startup. Proprio ieri Veniam, attiva nell’industria dei veicoli connessi in rete, ha annunciato di aver raccolto fondi per 22 milioni di dollari.
Un mondo che si sta aprendo a sviluppatori e innovatori, ma che anche i regolatori e i decisori pubblici dovrebbero cominciare a conoscere meglio, perchè è chiaro che i problemi di sicurezza e privacy (nonchè tutela dei dati pesonali) saranno presto argomenti su cui aprire riflessioni il più possibile ampie e partecipate nei prossimi anni, anche dai cittadini/consumatori.