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Internet non per tutti. Per ridurre del 50% il divario digitale globale servono 2 trilioni di dollari entro il 2025

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Accesso a internet, un diritto non riconosciuto

L’accesso a internet, la navigazione della websfera, i servizi digitali, li diamo ormai per scontati, in alcuni casi addirittura ce ne lamentiamo, per l’invadenza e l’ingerenza tecnologica nel quotidiano, ma la metà circa della popolazione mondiale ne è esclusa.

La rete in sostanza è per 3,2 miliardi di persone nel mondo un lusso che non ci si può permettere. Quella che a suo tempo è stata salutata come nuova rivoluzione tecnologica, internet, in grado di traghettare l’umanità in una nuova fase della storia, come fu per la precedente nel XX secolo, lascerà dietro di sé troppa gente.

Il divario digitale nel Rapporto dell’ITU/UNESCO

Ecco perché nel recente Rapporto “The State of Broadband:People-Centred Approachesfor Universal Broadband”, pubblicato dalla Broadband Comission for Sustainable Development ITU/UNESCO, è ribadita la necessità di un nuovo impegno globale per la riduzione del divario digitale.

Servono circa 2,1 trilioni di dollari (o 2.100 miliardi di dollari) per tagliare della metà l’attuale digital divide entro il 2025.

Poiché il mondo sta rapidamente diventando digitale, oggi più che mai dobbiamo lavorare insieme, collaborare e unire le nostre risorse per garantire che nessuno venga lasciato indietro“, ha affermato Doreen Bogdan-Martin, direttore Telecommunication Development Bureau dell’ITU.

Dobbiamo trovare nuovi modi per superare le barriere di connettività, aumentare di livello l’accesso alla tecnologia a prezzi accessibili e consentire a tutti, ovunque, di avere l’opportunità e la scelta di accedere a servizi digitali che cambiano la vita“, ha aggiunto Bogdan-Martin.

Le tecnologie digitali stanno aprendo nuove strade per un rapido sviluppo economico, creazione di posti di lavoro e accesso a servizi finanziari, educativi e sanitari che sarebbero stati inimmaginabili solo un decennio fa”, ha affermato Riccardo Puliti, Vicepresidente per le Infrastrutture della Banca Mondiale.

Eppure, c’è anche un crescente ‘divario digitale’ e un aumento dei rischi informatici che richiedono un’azione urgente e coordinata per mitigarli. I paesi di tutto il mondo – ha precisato Puliti – hanno un’opportunità senza precedenti di sfruttare l’economia digitale come motore di crescita e innovazione“.

Covid-19: meno male che c’erano internet e i servizi digitali

Proviamo a pensare come sarebbe stata la pandemia di Covid-19 e le conseguenti misure d’emergenza sanitaria, tra lockdown duri e morbidi, chiusure e blocchi, senza internet e i servizi dell’ecosistema digitale.

Forse neanche ci riusciamo ad immaginarlo, per quanto siamo immersi nella nostra realtà iperconnessa e ipertecnologizzata, ma sicuramente sarebbe stata un’esperienza drammatica, se non tragica, sia a livello individuale, sia collettivo, come Paese e società.

Ecco, la metà della popolazione mondiale ha dovuto affrontare la pandemia senza tutto questo, privata del supporto di internet e dei servizi digitali e online.

Nell’ultimo anno, anche a causa della grande pandemia globale di Covid, secondo uno studio di We Are Social e Hootsuite, 98 milioni di persone in più si sono connesse a internet via rete mobile (in totale 5,22 miliardi di persone a gennaio 2021); 316 milioni di persone in più ha avuto modo di accedere a internet (4,66 miliardi in totale).

Qualcosa si muove e va nel verso giusto di una maggiore inclusione digitale, ma non basta.

Formazione e competenze digitali per ridurre il digital divide

Ovviamente non basta la tecnologia di per sé. Come ha spiegato Derek O’Halloran, membro dell’Executive Committee del World Economic Forum, in un articolo sul sito ufficiale del WEF, c’è un grande bisogno di piani di formazione a livello mondiale, soprattutto per i Paesi che ne sono sprovvisti.

C’è la necessità di offrire e far acquisire competenze digitali, di rafforzare la fiducia nella tecnologia e di sviluppare soluzioni tecnologiche in ambiti critici, come la salute, l’istruzione e i servizi finanziari. I meccanismi di finanziamento tradizionali non possono essere utilizzati in questa impresa storica, o almeno non basterebbero da soli.

C’è quindi un urgente bisogno di nuovi strumenti e meccanismi finanziari per incoraggiare più attori ad investire nell’inclusione digitale.

Un futuro più digitale: internet “per tutti”

A quasi due anni dall’inizio della pandemia, tutti dobbiamo fare affidamento sulla tecnologia per portare avanti le attività della vita quotidiana, andando a produrre un volume di dati enorme. Anche se siamo solo il 50% della popolazione mondiale ad usufruire di connettività crescente, si stima che il traffico internet globale nel 2022 supererà tutto il traffico di rete accumulato dagli albori fino al 2016.

Le Nazioni Unite mirano a portare il 75% del mondo online entro il 2025, con internet che non costerà agli investitori più del 2% dei guadagni complessivi.

Mobilitare la collaborazione pubblico-privato è infine fondamentale per colmare le lacune finanziarie, normative e politiche, ma soprattutto per raggiungere l’accesso universale alla banda larga entro il prossimo decennio.

La grande sfida a cui tutti noi siamo chiamati a rispondere non è solo quella ambientale, sociale e climatica, ma anche dell’inclusione e nell’uguaglianza digitale.

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