La promessa

Internet Governance: l’Icann indipendente dal governo Usa nel 2015?

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Il presidente Icann, Fadi Chehadé si è detto fiducioso che  l’indipendenza dell’organizzazione dal Dipartimento del Commercio Usa è una questione di mesi, non di anni.

L’Icann, l’ente  non profit che si occupa della gestione di molte delle operazioni che consentono il funzionamento di Internet, potrebbe affrancarsi dal controllo americano entro il prossimo anno.

A dirlo è stato il presidente dell’organizzazione attualmente sotto il controllo del dipartimento del Commercio Usa: secondo Fadi Chehadé l’indipendenza dell’Icann è una questione di mesi, non di anni.

In realtà, già a marzo, il Governo americano aveva annunciato di non essere intenzionato a rinnovare il contratto tra la NTIA (National Telecommunications and Internet Administration) e l’Icann – che scade a settembre del prossimo del 2015.

Una decisione salutata come un primo passo verso l’apertura della gestione dei nomi di dominio internet alla comunità globale e il rafforzamento del modello multistakeholder della governance di internet. In realtà da allora nulla si è mosso.

Ora, entro il prossimo anno, una proposta di legge ad hoc dovrebbe essere inviata al ministero del Commercio che, se riterrà il testo soddisfacente, non dovrebbe rinnovare il contratto con l’Icann. Lo stesso ministro del Commercio, Penny Pritzker, ha espresso il suo sostegno al progetto di un regolatore indipendente e responsabile davanti alla comunità internazionale, chiarendo però che gli Usa “non permetteranno mai che internet sia gestito da un individuo, un entità o una nazione che cerchino di imporre la propria visione del mondo a scapito della saggezza collettiva di questa comunità”.

L’ICANN, venne creato nel 1998 sotto l’amministrazione Clinton e ha la responsabilità di assegnare gli indirizzi Ip, gestire il sistema dei nomi di dominio generici di primo livello e dei country code Top Level Domain, che identificano uno specifico territorio (.uk per il Regno Unito, .it per l’Italia…), nonché i root server.

Quando nacque l’ICANN, l’obiettivo era quello di affidare al settore privato la gestione tecnica di controllo della rete Internet; il Dipartimento Usa del Commercio avrebbe dovuto esercitare una funzione di supervisione sulla base di un Memorandum of Understanding per un periodo di due anni, sino al raggiungimento di prefissati obbiettivi. Uno di questi, era quello di aprire il DNS al mercato. Il che ha precise ragioni storiche: Internet nasce infatti negli Usa e deriva direttamente dalla Internet Assigned Numbers Authority (Iana) – l’ente che si occupa dell’assegnazione degli indirizzi IP – che era ancor più direttamente emanazione del governo Usa.

Solo nel 2009 e dopo un intenso pressing della Ue, l’ICANN si è però parzialmente svincolato dal Dipartimento del Commercio (DoC) americano che lo gestiva fin dalla sua nascita, mantenendo comunque il controllo sulle funzioni chiavi di internet.

La revisione del ruolo dell’Icann è tornata al centro delle discussioni nelle scorse settimane, in occasione delle polemiche scatenate dall’assegnazione di alcuni domini come il .wine e il .vin.

I primi di ottobre, a Milano, in occasione del Consiglio Ue sulle tlc, gli Stati Ue si sono detti d’accordo sulla necessità di accelerare il processo di transizione in atto delle funzioni della IANA  (Internet Assigned Numbers Authority) e dell’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers).

L’obiettivo finale, secondo gli Stati membri, è il raggiungimento di un meccanismo trasparente ed inclusivo nella gestione futura della Rete in ottica multi-stakeholder non soltanto relativamente alla gestione di IANA.

Resta da vedere se e come si riuscirà a pervenire a un accordo sul futuro modello di gestione delle funzioni di internet: un tema controverso che è stato al centro di diverse conferenze mondiali. Ultime in ordine di tempo la conferenza mondiale sulla governance della Rete, NetMundial, chiusa con un nulla di fatto, così come si era chiuso nel 2012 la Conferenza mondiale sulle tlc di Dubai.

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