Il Governo americano ha approvato formalmente la proposta di transizione della gestione del sistema DNS dalla Internet Assigned Numbers Authority (IANA) a una comunità multistakeholder. Lo ha annunciato la National Telecommunications and Information Administration (NTIA), con una nota in cui viene evidenziato come si tratti di una “tappa importante nello sforzo del governo degli Stati Uniti per completare la transizione del sistema dei nomi di dominio e assicurarsi che Internet rimanga una piattaforma per l’innovazione, la crescita economica, e la libertà di parola”.
Se Washington approverà il piano dell’NTIA, il contratto con l’ICANN scadrà il 30 settembre .
Cosa sono DNS e IANA
Il DNS si può definire come un grande archivio gerarchico e distribuito in cui ci sono le corrispondenze tra i domini e gli indirizzi IP (il numero di quattro terzette divisi dal punto es: 62.101.76.000). La sua funzione, in sostanza, è quella di evitarci di dover ricordare l’indirizzo IP di ogni sito o server che vogliamo visitare.
Lo IANA è un’emanazione dell’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers). L’ICANN, l’ente non profit creato sotto l’amministrazione Clinton e che ha la responsabilità di assegnare gli indirizzi Ip, gestire il sistema dei nomi di dominio generici di primo livello e dei country code Top Level Domain, che identificano uno specifico territorio (.uk per il Regno Unito, .it per l’Italia…), nonché i root server.
Solo nel 2009 e dopo un intenso pressing della Ue, l’ICANN si è parzialmente svincolato dal Dipartimento del Commercio (DoC) americano che lo gestiva fin dalla sua nascita, mantenendo comunque il controllo sulle funzioni chiavi di internet.
Il processo di transizione
Il processo che dovrebbe portare la gestione dei nomi di dominio internet alla comunità globale è stato avviato nel 2014 fa quando l’NTIA ha chiesto all’ICANN di “convocare le parti interessate a livello globale per sviluppare una proposta di transizione dell’attuale ruolo svolto da NTIA nel coordinamento del sistema dei nomi di dominio internet (DNS)”.
La decisione è stata salutata come un passo importante verso il superamento delle gestione Usa-centrica del web e verso una maggiore apertura della gestione degli indirizzi internet a una maggiore partecipazione internazionale. Da molti osservatori è considerata una risposta dell’amministrazione Obama alla crescente preoccupazione riguardo il controllo degli Usa sulla struttura di internet, in particolare dopo lo scoppio del Datagate.
In questi 18 mesi, dice l’NTIA, “Gli Stati Uniti hanno lavorato con aziende, esperti, governi e società civile per stabilire un sistema multistakeholder guidato dal settore privato per il coordinamento globale del DNS”.
Il Dipartimento del Commercio Usa ha finora difeso con le unghie e con i denti la stretta supervisione dell’ICANN, adducendo come motivazione il pericolo che venendo a mancare il ruolo degli Stati Uniti, il controllo sarebbe potuto andare a nazioni che non condividono lo stesso rispetto per valori fondamentali quali la libertà di parola e di espressione.
Repubblicani si oppongono
La proposta di transizione della gestione del DNS è però fortemente osteggiata dai Repubblicani e infatti i senatori Ted Cruz e Sean Duffy hanno introdotto il Protecting Internet Freedom Act proprio per impedire il trasferimento delle funzioni core di internet a “un’organizzazione globale composta da 160 governi, tra cui regimi autoritari che guadagnerebbero influenza sulla gestione e l’operatività di internet”.
La proposta di legge prevede anche che la proprietà dei top level domain .gov e .mil sia assicurata solo agli Usa per questioni di sicurezza nazionale.
La transizione, come si legge nelle FAQ pubblicate dall’NTIA, non avrà comunque alcun impatto sugli utenti finali.
Qui è possibile trovare una scheda che riassume la proposta di transizione di NTIA.