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Internet, 3,8 miliardi di persone sono fuori dalla Rete. Le cause e le prospettive

Sapere che per la prima volta più della metà della popolazione del pianeta ha accesso a Internet mobile provoca come reazione automatica una certa soddisfazione per il futuro, ma si tratta di un’arma a doppio taglio; concentrarsi sul progresso rischia di non prestare la giusta attenzione alla metà che non può ancora utilizzare la Rete con il proprio telefono, con l’ingenua convinzione che basterà aspettare un po’ affinché qualsiasi nazione offra una copertura capillare e dispositivi a un prezzo abbastanza basso da essere alla portata di quasi tutti.

Ma la situazione non è così semplice, in particolare perché il ritmo con il quale ci si sta attrezzando nei quattro angoli del mondo per garantire l’accesso a Internet mobile è tutt’altro che omogeneo, e alcuni Paesi, seppure in ritardo, si stanno muovendo con molta più rapidità di altri; senza adeguati interventi, il rischio tutt’altro che remoto è che una parte del pianeta non riesca mai a superare ostacoli che non sono solo fisici, ma sociali ed economici, innestando un circolo vizioso per cui l’emancipazione e il benessere portati da Internet scaveranno un solco sempre più profondo tra chi è riuscito a salire sull’ultimo treno e chi non ce l’ha fatta.

Quasi 4 miliardi di persone sono fuori dalla Rete

Riflessioni che sono rare nei Paesi ad alta industrializzazione, dove le offerte peravere  Internet mobile hanno un costo mensile misurabile in minuti di lavoro (su SOSTariffe.it si possono sempre trovare le più convenienti attualmente in Italia). Ma i Paesi LMIC (low- and middle- income countries, cioè le nazioni con redditi bassi e medi: tra queste anche la Cina), secondo l’ultimo rapporto dell’associazione GMSA, che cura gli interessi degli operatori mobili in tutto il mondo, spesso non possono, in mancanza di una connessione mobile di qualità sufficiente, contare almeno su una connessione fissa casalinga: come viene chiarito nel recente The State of Mobile Internet Connectivity 2021, per molti Internet mobile è l’unico modo possibile per accedere alla rete, e perciò gli interventi volti a ridurre il digital divide in questo settore sono ancora più urgenti di quelli per dotare della fibra ottica Paesi che sovente hanno grandi difficoltà geografiche e una densità di popolazione molto bassa, quasi sempre insufficiente a giustificare gli ingenti investimenti necessari per raggiungere pochi nuclei abitati.

Insomma, se in Europa, nel lontano Oriente o in America del Nord Intenet mobile è soprattutto ancora un modo per rimanere connessi anche quando si è fuori di casa, il telefonino rappresenta, con il suo schermo ridotto, l’unico modo con cui miliardi di persone in tutto il mondo possono mettersi in contatto con l’esterno, accedendo a servizi di valore impareggiabile per quanto riguarda il lavoro, la formazione, la comunicazione. 3,8 miliardi di persone sono tagliate fuori, sia per motivi infrastrutturali sia per altri e ugualmente insidiosi ostacoli, dalla mancanza di alfabetizzazione e competenze necessarie per usare Internet a una scarsa comprensione delle potenzialità dello strumento, passando ovviamente per l’insufficiente disponibilità economica, le difficoltà di carattere politico (quei governi che limitano o impediscono l’accesso ai propri cittadini per evitare qualsiasi forma di dissenso e confronto con altre realtà), i problemi legati alla sicurezza.

L’identikit di chi non è connesso

Un primo dato è particolarmente significativo: se è vero che alla fine del 2020 il 51% della popolazione mondiale usava Internet mobile, la percentuale delle zone non coperte dalla rete è molto più bassa; in altre parole, i problemi legati alla mancanza di infrastrutture sono minoritari rispetto alle altre difficoltà di accesso. Il 94% della popolazione mondiale, infatti, può contare sulla copertura della banda larga mobile, anche se gli incrementi sono sempre più modesti, soprattutto nelle zone più difficili come l’Africa sub-sahariana (che ha ancora un 19% di zone prive di copertura). Questo significa che, dati alla mano, ci sono 3,4 miliardi di persone che non utilizzano Internet mobile pur vivendo in zone dove questo sarebbe possibile. L’area del mondo dove questo fenomeno è più visibile è l’Asia meridionale, con il 61% della popolazione, mentre la percentuale mondiale è del 43%.

Le differenze tra chi è utente e chi non lo è riguardano ovviamente il reddito, la formazione, l’età e il genere (una disparità che si sta riducendo, ma che comporta, nelle nazioni a basso e medio reddito, ancora una percentuale inferiore del 15% per le donne rispetto agli uomini). Il gap tra città e campagna continua a essere elevato, anche se è in diminuzione. In più ci si è messa anche la pandemia, che ha quasi del tutto cancellato l’effetto benefico dell’abbattimento dei costi relativi ai dispositivi con cui accedere a Internet mobile; eccezioni parziali sono l’Africa sub-sahariana, dove il prezzo è sceso a sufficienza da superare la perdita di potere economico dovuta al coronavirus, e l’Asia meridionale, dove a diminuire maggiormente sono state invece le offerte e quindi il costo al megabyte di traffico.

Il 5G è ancora una tecnologia per i Paesi più ricchi

Di certo chi ha accesso a Internet e si trova in una delle nazioni studiate nel rapporto sta cominciando a percepirne la piena funzionalità, come dimostrano le attività sempre più diversificate, in particolare per quanto riguarda l’uso relativo a quelle più impegnative come consumi (le videochiamate, lo streaming musicale, lo streaming video e così via). Nel 2020, naturalmente, il traffico mobile ha raggiunto i suoi massimi livelli storici, arrivando a un consumo per utente superiore a 6 gigabyte al mese, il doppio del valore relativo al 2018. Secondo il rapporto, l’intervento tempestivo sia da parte del settore pubblico che di quello privato ha fatto sì che la rete mobile mondiale non abbia subito significative criticità, così che alla fine dell’anno scorso le velocità medie di download erano superiori rispetto al precedente: non un dato scontato, considerando quanto il lavoro e lo studio da casa abbiano saturato non solo la rete fissa, ma anche quella mobile.

Infine, i dati relativi al 3G e al 4G: il 4G ora garantisce una copertura dell’84% contro il 92% del 3G, e quando queste due percentuali saranno molto vicine il 3G potrà andare in pensione, mentre il 5G diverrà il nuovo standard a cui aspirare; dal 5% si è passati al 17%, ma questa rivoluzione riguarda, ancora una volta, soprattutto i Paesi con redditi alti.

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