L’innovazione è un terreno manageriale confuso e complesso che può portare spesso anche a vicoli ciechi nel processo di crescita strategica dell’impresa e di realizzazione della vision aziendale. Questo è vero soprattutto quando si deve affrontare l’innovazione attraverso l’uso di tecnologie dirompenti – disruptive come si dice solitamente – ed uno degli esempi più evidenti è l’Intelligenza Artificiale.
Se è vero che non esiste un unico percorso strategico aziendale, la scelta della corretta applicazione della tecnologia come driver della digital trasformation deve puntare precisamente in direzione degli obiettivi strategici prefissati e non trascurare un corretto assessment della situazione tecnologica e organizzativa “as is”.
L’Intelligenza Artificiale ormai è risaputo che punta a sostituire gran parte delle attività decisionali di routine all’interno delle aziende e nei servizi per la clientela.
Ma fino a che punto ci si spinge e quanto è vero questo assunto?
Molti manager inciampano spesso in due macro errori gestionali: infatti, o sopravvalutano notevolmente la tecnologia, influenzati dal meraviglioso storytelling mediatico che oggi si fa online e nei serial televisivi, oppure cortocircuitano il funzionamento di questi algoritmi equiparandoli a logiche di programmazione tradizionale. Entrambi i problemi derivano fondamentalmente da una scarsa conoscenza tecnica di come il mondo dell’AI funziona e di quali applicazioni è potenzialmente capace di svolgere.
Ogni nuovo progetto di trasformazione digitale dei prodotti o dei processi deve sempre partire da una forte attività di introspezione strategica ed operativa in cui si deve valutare quanto si è pronti per raccogliere le nuove sfide che le nuove e più rigide arene competitive ci pongono davanti e valutare i percorsi strategici come strade incrementali e flessibili all’interno delle quali è possibile arricchire con l’AI la propria presenza sul mercato, con funzionalità nuove e intelligenti anzichè stravolgere la propria essenza di business.
Ci troviamo in un momento storico entusiasmante in cui le aziende hanno la possibilità di creare novità e migliorarsi continuamente ma per farlo è necessario una determinata volontà di approfondire il tema AI per colmare il forte skill gap che si sta manifestando. Questo diviene fattibile non solo approfondendo il tecnicismo puro ma ampliando le competenza in più direzioni con livelli di approfondimento crescente in funzione del contesto strategico ed operativo di pertinenza. Si sta passando da una fase in cui le competenze T-shaped erano un must ad una fase nuova in cui il nuovo manager deve avere competenze “Star-shaped”. E’ questa la nuova vera sfida che dobbiamo affrontare per cui l’AI deve essere vista da una prospettiva di business e non più solo tecnologica.