Il futuro

Intelligenza artificiale, le cyber guerre di domani tra robot buoni e cattivi

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Le guerre informatiche saranno condotte dai robot, non dagli esseri umani. Ecco perché le tecnologie AI cresceranno rapidamente e con esse quelle per il machine learning.

Il futuro delle grandi battaglie informatiche tra gli Stati si combatterà grazie al massiccio impiego di intelligenza artificiale (AI). Le macchine prenderanno il nostro posto anche nella cosiddetta cyber warfare, cioè nella pianificazione e conduzione della guerra cibernetica su scala globale.

I cyber attacchi si fanno sempre più avanzati e a noi non resta che ricorrere all’intelligenza artificiale”, ha dichiarato su Telecoms.com Jason Hoffman, vp Infrastrutture cloud di Ericsson. È in sostanza un mondo, quello che ci attende, sempre più difficile da inquadrare in una prospettiva darwiniana, “perché gli attori di questa guerra sono i robot”.

In un mondo in cui le soluzioni e i servizi cloud si fanno progressivamente più diffusi, aumenta anche il livello di pericolosità degli ambienti aziendali. I servizi sulla nuvola sono facili da installare, semplice da eseguire e da utilizzare da parte di terzi.

Rispetto al passato, il rapporto tra tecnologia e imprese non è uno a uno, ma uno a molti, o molti a molti. Un numero indefinito di persone accede armai fisicamente e da remoto a macchine e database virtuali, determinando la necessità di un livello di sicurezza mai visto prima.

Altro anello debole sono i continui e necessari aggiornamenti software: più se ne fanno e paradossalmente più aumentano i pericoli. In essi si possono annidare delle minacce informatiche nuove e inattese. Il flusso di dati che necessità di controlli, protezione e sicurezza è troppo grande e rapido per l’addetto umano alla cybersicurezza.

Di qui l’obbligo, secondo i maggiori analisti dell’IT Security, di impiegare soluzioni di intelligenza artificiale, tramite cui saranno i robot ‘buoni’ ad affrontare i robot ‘cattivi’.

Ma cosa accadrà quando l’AI sarà usata in maniera davvero massiccia?

Va escluso subito il pensiero che i robot buoni saranno per sempre tali, questo perché anch’essi sono soggetti ad attacchi e possono, come dire, essere presi in ostaggio da altre macchine (come nel classico esempio delle botnet più semplici).

Gli algoritmi di nuova generazione imparano da soli, si muovono in crescente autonomia, come è facile comprendere dal rinnovato interesse per l’apprendimento automatico, o machine learning.

Si tratta in sostanza di accettare un ‘passaggio di mano’ delle operazioni di controllo e tutela dei dati come delle reti, dagli umani ai robot e l’AI è un asso nella manica secondo Hoffman.

E questo trova riscontro nel fatto che durante l’anno passato le imprese hanno impiegato 100 giorni di media per accorgersi di aver subito attacchi informatici.

Un dato che preoccupa, anche se migliorato rispetto al 2015, quando le aziende impiegavano mediamente 150 giorni per accorgersi di aver subito cyber attacchi.

Ciò vuol dire che la massa di operazioni in gioco, tra attacco e difesa, è così denso che l’essere umano da solo non è in grado di farvi fronte. Ecco allora che arrivano le macchine al nostro fianco.

In una recente indagine presentata da Nuix, all’interno del “Black Report”, è dimostrato come 9 hacker su 10 riescano a bucare le cyber difese dei propri bersagli in meno di 12 ore.

Nell’ultima “Worldwide Semiannual Cognitive/Artificial Intelligence Systems Spending Guide” di IDC, la spesa mondiale in soluzioni AI è attesa raggiungere 1,5 miliardi dollari entro la fine dell’anno in corso.

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