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Intelligenza artificiale, Garante privacy: “Va promossa, ma con un governo degli algoritmi umanocentrico”

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Pasquale Stanzione: “Esigenza di una regolazione europea che preveda l’intervento umano per correggere eventuali pregiudizi dell’IA e garantire sicurezza, trasparenza e diritto di ricorso contro i bias e rispetto della privacy”. G. Cerrina Feroni: “Sì allo sviluppo dell’IA, ma tutela dei diritti della persona”.

Il 21 aprile, tra due giorni, la Commissione Ue presenterà il regolamento ‘quadro’ sull’approccio europeo all’Intelligenza artificiale (IA). In attesa, il Garante privacy italiano oggi ha ricordato sia gli attuali limiti imposti agli algoritmi dal GDPR sia indicato la sua visione per l’uso dell’IA.

Stanzione: “L’innovazione, soprattutto quella dell’IA, va promossa come un bene comune

L’innovazione, soprattutto quella dell’IA, va promossa come un bene comune, perseguita come un obiettivo necessario per il progresso sociale dell’umanità”, ha detto Pasquale Stanzione, presidente dell’Autorità, intervenuto al convegno “AI Anthology, profili giuridici, economici e sociali dell’intelligenza artificiale”.

Garante Privacy: “Questo sviluppo non può prescindere da un governo antropocentrico dell’innovazione

“Ma questo sviluppo”, ha sottolineato il Garante privacy, “non può prescindere da un governo antropocentrico dell’innovazione, da declinare in chiave personalista e solidarista, secondo le direttive assiologiche sottese alla nostra Costituzione, tanto quanto alla Carta di Nizza”.

L’approccio all’intelligenza artificiale del Garante privacy italiano

Dunque dal Garante italiano via libera all’uso dell’intelligenza artificiale se offre un “miglioramento della vita individuale e collettiva: dal progresso nella diagnosi e nella terapia delle patologie”, ma il quadro giuridico europeo, secondo Stanzione, “dovrà prevedere l’intervento umano per correggere eventuali pregiudizi dell’IA e garantire sicurezza, trasparenza e diritto di ricorso contro i bias che ne derivano e rispetto della privacy”.

Sul regolamento “quadro” europeo in merito all’IA, Stanzione ha sottolineato “l’esigenza di una regolazione, benché duttile e più votata ai principles che alle rules, di fronte a una tecnica che sta colonizzando sempre maggiori spazi di vita”.

Questo è l’approccio del Garante privacy italiano all’uso dell’IA. Solo in questo modo “l’uomo non sarà disumanizzato dall’intelligenza artificiale, non sarà dominato, ma la utilizza per renderla moralmente arma di progresso”, per citare le parole del presidente dell’Autorità Pasquale Stanzione.

“Se vogliamo agire e non subire l’innovazione”, ha aggiunto, “dobbiamo evitare che la tecnica legga addirittura il pensiero, lo renda trasparente”. A gennaio scorso il presidente Stanzione ha indicato come “rischio l’hackeraggio del cervello”.

Sì allo uso dell’intelligenza artificiale, ma in difesa dei neurodiritti”

È chiaro il suo approccio e quello dell’Autorità di cui è presidente: “Sì allo uso dell’intelligenza artificiale, ma in difesa dei neurodiritti”, da creare ad hoc o da desumere dalle norme attuali, perché sono l’argine essenziale all’uso improprio delle neurotecnologie.

Intelligenza artificiale, G. Cerrina Feroni: “Sì allo sviluppo dell’IA, ma con tutela dei diritti della persona”

Sulla stessa linea di Stanzione, l’intervento della vicepresidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali. “Sì allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale, ma a tutela dei diritti della persona”, ha ribadito Ginevra Cerrina Feroni in apertura del convegno.

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La bozza di Regolamento europea sull’IA indica la terza via, diversa da quella degli Usa e della Cina, è umanocentrica: incentrata sull’uomo”, ha affermato Cerrina Feroni. “È una cornice ad hoc per impedire alle potenti aziende tecnologiche Usa il far west e a quelle cinese di creare uno stato di sorveglianza”“Sì alle eccezioni nazionali nell’uso dell’Intelligenza artificiale”, ha concluso la vicepresidente del Garante privacy, “ma attenzione a ricreare scappatoie ed aree grigie asimmetriche come avvenuto negli Stati membri con il GDPR”.

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