Grazie all’intelligenza artificiale (AI) le macchine possono percepire, comprendere, agire e imparare, sia autonomamente, sia al fine di un potenziamento delle attività umane. Ma l’IA è anche un nuovo fattore di produzione e in molti credono che tale tecnologia abbia il potenziale per introdurre nuove fonti di crescita, cambiando il modo in cui il lavoro viene percepito e rafforzando il ruolo delle persone alla guida della crescita lavorativa.
Secondo un recente studio Accenture, si stima che l’IA potrebbe raddoppiare i tassi annuali di crescita economica nel 2035, modificando così la natura del lavoro e creando una nuova relazione fra l’uomo e la macchina.
Nel documento si calcola che l’impatto della tecnologia sul mondo lavoro porterà un aumento della produttività fino al 40% e consentirà alle persone di fare un uso più efficiente del loro tempo.
Focalizzandoci sulla Cina, qui si attende un’accelerazione della crescita economica dal 6,3% all’8% nel giro di una quindicina d’anni e proprio grazie all’intelligenza artificiale. L’impatto dell’IA sul mercato cinese è stato studiato da Accenture Research e Frontier Economics e dai risultati emerge che l’impatto dell’innovazione tecnologica (trasformazione digitale, intelligenza artificiale, big data) potrebbe generare un valore aggiunto lordo di circa 7.100 miliardi di dollari nel 2035, con la possibilità di aumentare la produttività del lavoro del 27% rispetto ad oggi.
Guardando ai trend futuri, l’intelligenza artificiale sembra possedere il potenziale per far tornare a crescere anche molti Paesi del G7, soprattutto Germania, Giappone e Stati Uniti. Nel grafico c’è anche l’Italia, che potrebbe registrare una crescita superiore dell’0,8% rispetto a quella standard, grazie all’utilizzo diffuso dell’IA.