Ogni cinque anni un panel di esperti valuta lo stato dell’arte dell’intelligenza artificiale, senza dimenticare i possibili scenari futuri. L’ultimo si è riunito alla Stanford University, cercando di individuare le possibili evoluzioni a livello di aree metropolitane, alla luce delle soluzioni offerte dalla trasformazione digitale (DX).
In questo caso si parla di smart cities, o meglio, di percorsi di innovazione digitale applicati ai nostri centri urbani da qui al 2030. Gli esperti che componevano il panel (tra discipline economiche, politiche, sociali, giuridiche e certamente informatiche) hanno lavorato ad un Report dedicato all’impatto dell’intelligenza artificiale sulle città degli Stati Uniti entro una quindicina di anni circa.
Otto le aree che gli esperti hanno considerato strategiche per l’impiego dell’AI nella DX urbana: trasporti, robotica, sanità, istruzione, ottimizzazione delle risorse disponibili, sicurezza pubblica, lavoro e occupazione, intrattenimento.
Trasporti
La velocità con cui l’AI sarà integrata con i trasporti pubblici (e privati) sarà notevole, tanto da sbalordire i cittadini, secondo l’articolo di Edd Gent pubblicato l’anno scorso su Singularity Hub. I veicoli a guida autonoma saranno ampiamente adottati entro il 2020 e avremo non solo automobili, ma anche camion per e droni per le consegne e la logistica, a cui si aggiungono i robot personali.
L’auto privata come servizio (Car as a Service), che potremmo assimilare al servizio Uber, rimpiazzerà il concetto di automobile di proprietà. Si prenderà l’auto solo se serve e in modalità on demand. In questo modo, tra condivisione e guida automatica, si riducono i costi per il cittadino e si moltiplicano le occasioni per ampliare la rete di contatti e per impiegare meglio il proprio tempo invece di guidare, come ad esempio leggere, studiare e lavorare (oppure riposare).
Diminuisce così lo spazio urbano destinato ai parcheggi e quello per la mobilità privata, da poter riutilizzare per migliorare la qualità della vita in città. In più, grazie alla montagna di dati generati dai sensori disposti lungo le strade urbane (e nelle auto stesse), le amministrazioni pubbliche potranno contare su un gran numero di dati (big data), tali da consentire lo sviluppo di applicazioni apposite, nonché la riorganizzazione dell’intera rete viaria cittadina, prendendo in considerazione preferenze, movimenti e necessità dei cittadini, tali da ridisegnare la mappa concettuale stessa della smart city.
Gli uomini, in questo scenario, non saranno licenziati dal partecipare alla gestione e al coordinamento della nascente smart mobility, tutt’altro. Gli algoritmi che sottostanno all’apprendimento dell’AI necessitano la partecipazione degli uomini al processo di crescita delle macchine.
Robot domestici e di servizio
Entro 15 anni sarà normale osservare robot che lavorano in ufficio e che poi saranno sostituiti da altri robot identici per le pulizie finali. Grazie ai chip di nuova generazione, la capacità di elaborazione installata a bordo delle macchine sarà drasticamente più elevata.
I robot connessi al cloud condivideranno in tempo reale qualsiasi informazione utile a migliorare il lavoro di squadra e accelerare l’apprendimento. Efficaci sensori 3D a basso costo renderanno più veloce lo sviluppo high-tech nel campo delle tecnologie percettive, mentre i progressi nel linguaggio delle interfacce uomo-macchina migliorerà anche il rapporto tra esseri umani e robot.
Assistenza sanitaria
Più complessa la questione AI nel mondo della sanità. Perché qui il ruolo centrale lo gioca la regolamentazione più che la tecnologia. Da un punto di vista della tutela dei dati personali, sfruttare l’AI per le cure mediche significa mettere mano su dati sensibili e violare la privacy del cittadino.
Anche se i vantaggi di un’automazione della diagnostica sarebbero tanti per il paziente, è vero anche che il paziente stesso si trasforma in una miniera di dati da scavare.
I nostri dati sarebbero sistemati in cartelle elettroniche, generati e archiviati temporaneamente nei device indossabili, moltiplicati dalle applicazioni mobili, con un assistente virtuale che ogni volta interrogato ci recupererebbe le informazioni di cui abbiamo bisogno. Per raggiungere questo obiettivo si devono inoltre istruire gli algoritmi per l’apprendimento automatico al servizio del personale medico.
Ulteriori servizi al paziente, offerti dai robot, potrebbero essere sia quelli utilizzabili in sala operatoria, ad esempio, con operazioni semiautomatiche di supporto al team di chirurgia, sia quelli dedicati all’assistenza ad anziani e disabili, per la deambulazione, con sedie a rotelle automatizzate, esoscheletri potenziati e sostegni per la camminata, più un’ampia famiglia di robot che aiuteranno le persone con limitazioni di varia natura a muoversi in casa e fare qualsiasi tipo di lavoro, allungandone i tempi di autonomia.
Istruzione/formazione
Studio in aula e apprendimento personale potrebbero quasi essere la stessa cosa. La linea di demarcazione tra questi due modelli formativi diverrebbe via via più labile. Lo studente e il lavoratore potranno alternare l’aula ai corsi online, programmando gli studi in base alle proprie necessità e capacità con un assistente virtuale.
Anche qui stesso discorso, grazie all’AI avremo a disposizione una grande mole di dati su cui basare ulteriori programmi di ricerca dedicati all’affinamento delle tecniche di insegnamento e lo sviluppo di nuove soluzioni e servizi (si pensi all’integrazione di realtà virtuale e aumentata, assieme a nuovi schermi digitali, alle normali attività didattiche).
Grazie all’apprendimento online si avrà un accesso allo studio più semplice e diretto, garantendo ad un maggior numero di persone la possibilità di studiare, formarsi e riqualificarsi per garantirsi un futuro migliore.
Contro povertà ed esclusione sociale
Continuando a seguire il ragionamento dell’autore, contro ogni attesa, nel 2030 l’AI ci consentirà di vivere una vita assolutamente migliore di quella attuale. Futuri distopici, disoccupazione di massa, povertà, scarso accesso alle risorse primarie, esclusione sociale, saranno solo un brutto ricordo legato a vecchi libri e film.
Grazie all’analisi predittiva, infatti, avremo modo di allocare meglio le risorse sul territorio urbano e tra le diverse fasce sociali, aiutando chi più ha bisogno, non lasciando indietro nessuno. Ad esempio, l’AI potrebbe coordinare e gestire in automatico la raccolta dei cibi in eccedenza nei circuiti della ristorazione e ridistribuirli tra i più poveri, o anche ai rifugiati, il tutto prima che gli alimenti di deteriorino.
L’unico problema, ricorda Gent, è che in questo settore della smart city e dell’AI gli investimenti sono davvero pochi, quindi i benefici promessi stenteranno a palesarsi nel 2030.
Sicurezza fisica e cyber
Di certo, l’AI sarà ampiamente sfruttata per elevare il livello di sicurezza pubblica in città e di cyber sicurezza di strutture e infrastrutture, fisiche e virtuali. Le immagini della video sorveglianza saranno gestite direttamente da un soggetto virtuale, che le raccoglierà a al momento del bisogno ne elaborerà informazioni utili.
Appena saranno intercettati comportamenti anomali (ancor prima che criminali) scatteranno gli allarmi e partirà subito l’azione delle forze dell’ordine, anch’esse dotate di nuovi sistemi elettronici e dispositivi sempre connessi in rete per comunicare con l’AI.
Tra i più fiduciosi c’è anche chi prospetta una maggiore capacità predittiva dei fenomeni criminali, riducendo al minimo errori e comportamenti inadeguati delle stesse forze dell’ordine.
Lavoro
Se c’è un altro settore particolarmente investito dall’esplosione dell’AI è proprio quello del mondo del lavoro. Qui si avvertiranno i massimi effetti, soprattutto tra finanza, industria, consulenza, comunicazione, amministrazione contabile e generale.
Le organizzazioni, soprattutto le più grandi, potranno ridurre notevolmente la forza lavoro ampliando nello stesso tempo funzioni e competenze.
Diciamo che l’AI non sostituirà i posti di lavoro fisici, producendo i tanto temuti disoccupati tecnologici, ma si approprierà delle funzioni proprie di un mestiere (che secondo alcuni è la stessa cosa), contando sul fatto che l’occupato sarà riposizionato all’interno dell’organizzazione (a fare che però non si sa).
Contemporaneamente potrebbero accadere due cose: da una parte diminuirebbe il costo di beni e servizi, dall’altra invece ci sarebbe un taglio agli stipendi e quindi un ridimensionamento dei redditi.
Due aspetti che chiamano certo in causa i Governi, anch’essi attori di questa trasformazione con il compito di prevenire le storture del sistema, di adeguare gli stipendi al costo della vita e di riassorbire gli esuberi tecnologici.
In poche parole, quella che serve è una politica sociale più ampia e concreta, che sappia intervenire nel caso di difficoltà, del singolo come della comunità (si pensi alla misura del reddito di base garantito).
Intrattenimento
Ultimo in scaletta, ma allo stesso tempo fondamentale per il nostro tempo personale, sociale e ricreativo: l’intrattenimento. Nelle città americane del 2030 questo sarà inteso come soggettivo, di qualità e assolutamente personalizzato.
Realtà virtuale e robot saranno gli attori principali di questa nuova avventura. Gli utenti potranno interagire con l’AI, sviluppando nuovi giochi, nuovi programmi, nuovi contenuti.
I dati, raccolti in questo modo e sui social network, consentiranno alle media company di offrirci quanto desideriamo in termini di esperienza online, digitale e virtuale.
Cosa quest’ultima che già ora allarma molte associazioni di consumatori e la comunità degli studiosi: le macchine seguiranno i nostri gusti o ne creeranno di nuovi, rendendoci dipendenti e prevedibili?
Articolo tratto dall’eBook di key4biz ’I Tech trend 2018‘. Per scaricare l’eBook clicca qui.