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Intel a pezzi, TSMC e Broadcom pronte a spartirsi il colosso USA (finirà in mani straniere?)

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Broadcom e Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC) valutano l’acquisizione di parti di Intel, puntando rispettivamente sul design dei chip e sulla produzione. Mentre le trattative restano preliminari, la possibile divisione del colosso americano solleva interrogativi su strategie aziendali, concorrenza globale e implicazioni geopolitiche.

Intel tra acquisizioni e strategie: Broadcom e TSMC studiano la divisione del colosso americano

Il futuro di Intel potrebbe essere segnato da un’acquisizione senza precedenti. Secondo il Wall Street Journal, due giganti del settore, Broadcom e Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC), stanno esplorando operazioni che potrebbero portare allo smembramento della storica azienda statunitense.

Le due compagnie, però, seguono percorsi distinti. Broadcom sarebbe interessata a rilevare il business della progettazione e commercializzazione dei chip di Intel, mentre TSMC sta valutando il controllo delle fabbriche di produzione, possibilmente attraverso un consorzio di investitori.

Le strategie messe in campo

Broadcom, colosso della tecnologia noto per la sua strategia di crescita tramite acquisizioni, sta considerando un’offerta per l’unità di progettazione di Intel. Tuttavia, la società californiana guidata da Hock Tan vorrebbe trovare un partner per la parte produttiva prima di formalizzare una proposta. Questa mossa confermerebbe la tendenza di Broadcom a rafforzarsi nel settore del design dei semiconduttori, evitando i costi elevati della produzione.

TSMC, il più grande produttore di chip al mondo, ha invece un chiaro interesse nella capacità produttiva di Intel. Con clienti come Nvidia e AMD, la società taiwanese potrebbe beneficiare enormemente dall’acquisizione di alcune o tutte le fabbriche Intel, consolidando il proprio primato nella manifattura avanzata di semiconduttori. Tuttavia, una tale operazione potrebbe incontrare ostacoli normativi significativi.

Gli ostacoli politici e il ruolo del governo USA

L’eventuale cessione delle fabbriche Intel a un’azienda straniera, in particolare a un colosso taiwanese, solleva preoccupazioni in ambito governativo.

Un funzionario della Casa Bianca ha dichiarato che l’amministrazione Trump non sarebbe disponibile a sostenere l’operazione, nonostante precedenti colloqui tra la Casa Bianca e TSMC.
Il Presidente degli Stati Uniti ha già ammonito Taiwan proprio sul suo ruolo nel settore strategico dei chip, che ha ampiamente danneggiato la produzione americana.

La protezione dell’industria dei semiconduttori è una priorità strategica per gli Stati Uniti, specialmente dopo gli investimenti federali per il rafforzamento della produzione domestica.

Intel è stata una delle principali beneficiarie dell’Inflation Reduction Act e del CHIPS Act, ricevendo 7,86 miliardi di dollari di sussidi per potenziare la produzione nazionale. Questo rende difficile immaginare che il governo americano permetta il passaggio delle sue fabbriche a una società estera.

Intel, il gigante in crisi?

Negli ultimi anni, Intel ha affrontato difficoltà crescenti. La gestione di Pat Gelsinger, ex CEO rimosso nel 2023, ha puntato su un piano ambizioso di espansione nella produzione e nell’intelligenza artificiale, ma senza i risultati sperati.

Il valore delle azioni di Intel è sceso del 60% nel 2024, mentre il settore della produzione ha registrato perdite per 7 miliardi di dollari.

Le sfide competitive con AMD, Nvidia e TSMC hanno messo a dura prova l’azienda, portando alla necessità di ridimensionare la forza lavoro del 15%. L’incertezza sulla futura leadership e sulle strategie industriali rende Intel un bersaglio appetibile per operazioni di acquisizione e ristrutturazione.

La centralità di Intel per la sicurezza e la Difesa USA

Le tecnologie Intel non solo sono estremamente complesse e sensibili, ma anche centrali per molti aspetti dell’economia statunitense e, non da ultimo, della Difesa nazionale.

Il gigante tecnologico americano in qualche modo rappresenta un ‘bene comune’ per l’intera industria nazionale dei semiconduttori. In qualche modo, Intel non può essere lasciata senza un supporto e soprattutto sembra improbabile che finisca, anche solo parzialmente, in mani straniere. Un fatto che avrebbe enormi conseguenze per l’economia e la sicurezza USA.

I guai di quest’azienda, ormai evidenti a tutti, coinvolgono direttamente Washington, perché mettono a repentaglio gli obiettivi strategici nazionali (compreso lo stanco mantra “Make America Great Again”), l’idea stessa di una fornitura interna stabile, sicura e affidabile di chip, non solo per le imprese, ma anche per il Pentagono.

La domanda di base è: basterà l’entrata in campo di Broadcom? O servirà un’altra figura di pari scala per assicurare un saldo controllo americano su Intel?

Quali scenari futuri?

Se Broadcom e TSMC dovessero portare avanti le loro intenzioni, il settore dei semiconduttori potrebbe subire un profondo cambiamento. Una separazione tra progettazione e produzione segnerebbe una svolta epocale per Intel, allineandola a modelli di business simili a quelli di AMD, che ha esternalizzato la produzione a TSMC anni fa con grande successo.

Tuttavia, l’opposizione del governo USA e la complessità delle trattative rendono difficile prevedere una conclusione rapida. La sfida per Intel resta quella di trovare un equilibrio tra il valore per gli azionisti, le necessità strategiche nazionali e la competizione globale sempre più serrata.

Il possibile smembramento di Intel rappresenterebbe uno dei più grandi shake-up dell’industria dei semiconduttori.

Mentre le trattative restano preliminari, il destino di Intel dipenderà dalla capacità delle parti coinvolte di navigare tra interessi aziendali, regolamentazioni e pressioni geopolitiche. Una cosa è certa: il mercato globale dei chip è in fermento e le mosse di questi grandi attori del panorama mondiale saranno decisive per il futuro dell’industria e dell’economia di diversi mercati chiave, anche europei.

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