La pessima qualità dell’aria che respiriamo, soprattutto in città, fa più di 85 mila morti l’anno in Italia. Sono gli ultimi dati contenuti della “Qualità dell’aria in Europa 2016” dell’Agenzia europea per l’ambiente (Eea).
Nel 2014, l’85% della popolazione urbana ha vissuto in aree ad alta e altissima concentrazione di inquinanti atmosferici, ben al di sopra dei valori limite stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Polveri sottili, biossido di azoto, biossido di zolfo e ozono, sono le sostanze mortali che minacciano costantemente la nostra salute a che sono continuamente rilasciate a seguito dell’utilizzo di combustibili fossili nella generazione di elettricità, nei trasporti (soprattutto privati), nell’industria e nel riscaldamento delle abitazioni; nonché a seguito dell’utilizzo di solventi e altri prodotti chimici altamente tossici nei processi industriali e delle attività agricole intensive (allevamento compreso)..
Il dato italiano rappresenta il numero più alto di decessi in Europa, con un danno economico complessivo di 97 miliardi di dollari, pari a una perdita di ricchezza nazionale stimabile attorno al 4,7% di PIL.
L’inquinamento atmosferico, sempre secondo l’Oms, è il fattore ambientale di maggiore rischio per la salute umana, responsabile di circa 7 milioni di decessi nel mondo, il 12% del totale delle morti premature.
Lo studio
La stretta relazione tra inquinamento atmosferico e rischi per la salute è evidente anche in un primo studio epidemiologico condotto da ENEA, ISPRA e Istituto Superiore di Sanità, che ha dimostrato l’associazione tra l’esposizione cronica al PM10 e PM2,5 (classificati come cancerogeni dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) e la mortalità per tumore del polmone nelle donne, un ambito finora ancora poco studiato.
“I risultati – ha spiegato Carmela Marino, responsabile della divisione ENEA Tecnologie e metodologie per la salvaguardia della salute dell’uomo – mostrano che la percentuale di decessi attribuibili all’esposizione a PM10 per livelli superiori alla linea guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (20μg/m3) si assesta al 13,2%”.
“Mantenendo quindi i livelli delle polveri sottili al di sotto di questa soglia, su una popolazione di oltre 8 milioni di donne residenti nei 64 comuni studiati, è stata calcolata una riduzione complessiva di quasi 300 decessi l’anno per tumore polmonare”.
La “Banca dati nazionale” e la caduta dell’aspettativa di vita
A nostra disposizione c’è anche una mappa degli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute, ossia la prima banca dati italiana realizzata dall’ENEA in grado di fornire informazioni sulla mortalità per età, sesso e patologia anche a livello di singolo comune. Un vero e proprio ‘motore di ricerca’, che opportunatamente interrogato, permette di analizzare il territorio italiano in base alla mortalità e di pianificare azioni di prevenzione e interventi strategici anti-inquinamento.
Circa il 90 % degli abitanti delle città è esposto a concentrazioni di inquinanti superiori ai livelli di qualità dell’aria ritenuti dannosi per la salute. Per esempio, si stima che il particolato sottile (PM2.5) riduca l’aspettativa di vita nell’UE di più di 8 mesi.
“In termini di mesi di vita persi – ha spiegato Marino – i nostri studi hanno rilevato che l’inquinamento accorcia la vita di ciascun italiano di 10 mesi in media: 14 per chi vive al nord, 6,6 al centro e 5,7 al sud e nelle isole. Ma i valori di mortalità più elevati al settentrione vanno letti alla luce della maggiore disponibilità di dati rispetto al resto d’Italia”.
La tecnologia
In nostro aiuto arriva il nuovo sistema di previsione oraria dell’inquinamento atmosferico a 3-5 giorni, efficace anche su aree grandi come un piccolo comune italiano (“dettaglio territoriale di 4×4 chilometri”) e in grado di lavorare con un livello di dettaglio mai raggiunto prima su scala nazionale. Lo ha messo a punto la nostra Agenzia per le nuove tecnologie con il fine di “supportare le politiche e le azioni in materia di qualità dell’aria dei Ministeri dell’Ambiente e della Salute e delle amministrazioni locali”.
“Il sistema consente di individuare in anticipo l’insorgere e la durata di fenomeni di inquinamento acuto potenzialmente pericolosi soprattutto per le fasce vulnerabili della popolazione, come bambini, anziani e persone affette da malattie cardiache e respiratorie”, ha precisato Gabriele Zanini, responsabile della divisione ENEA Modelli e tecnologie per la riduzione degli impatti antropici e dei rischi naturali.
La stima dei livelli di inquinamento è calcolata attraverso una “sofisticata catena di modelli matematici che simulano le condizioni atmosferiche e le trasformazioni chimiche degli inquinanti”, fino a stabilire le concentrazioni su base oraria. Le equazioni matematiche necessarie vengono elaborate dal supercomputer ‘CRESCO4’, la più potente infrastruttura di calcolo dell’ENEA.