La pandemia di Covid-19 ci ha fatto comprendere, ancora più chiaramente, che tra salute ambientale e salute umana c’è un rapporto molto stretto. Il deteriorarsi della qualità dell’ambiente in cui viviamo, per via dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici, ci impone una revisione rapida e decisa del nostro stile di vita e della nostra idea di progresso.
Ogni anno in Europa muoiono circa 400 mila persone per l’inquinamento atmosferico, altre 26 mila per inquinamento indoor, di luoghi in cui viviamo e lavoriamo al chiuso, più di 12 mila per l’inquinamento acustico e diverse migliaia (tra 3 e 10 mila l’anno, dopo la straordinaria cifra di 70 mila decessi durante la torrida estate del 2003) per i cambiamenti climatici ed in particolare per le numerose ondate di calore a cui sono esposti i centri urbani.
Lo studio dell’Agenzia europea dell’ambiente
Questi i principali numeri riportati nella relazione dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) dal titolo “Healthy environment, healthy lives: how the environment influences health and well-being in Europe” (“Ambiente sano, vita sana: come l’ambiente influenza la salute e il benessere in Europa”), secondo cui ogni anno più del 13% dei decessi in Europa è da attribuire all’inquinamento atmosferico, acustico e idrico, agli effetti dell’estremizzazione del clima, come le ondate di calore, e all’esposizione a sostanze chimiche pericolose.
Non solo inquinamento, però, perché un ruolo chiave in questa graduatoria mortifera lo gioca quella che è l’antica e persistente piaga della povertà, anzi, di quella che è nuova povertà: “Stiamo assistendo a miglioramenti nello stato dell’ambiente in Europa e a una chiara attenzione verso il Green Deal per un futuro sostenibile – ha dichiarato Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’AEA – tuttavia la relazione rivela la necessità di adottare misure decisive per proteggere le persone più vulnerabili nella nostra società, poiché la povertà spesso si accompagna a condizioni ambientali e sanitarie precarie. La gestione di queste interconnessioni deve rientrare in un approccio integrato verso un’Europa più inclusiva e sostenibile”.
La pandemia di Covid-19 è stata un altro campanello d’allarme, che ci ha resi maggiormente consapevoli della relazione tra i nostri ecosistemi, l’inquinamento e la nostra salute, nonché della necessità di guardare in faccia la realtà: “I nostri modi di vivere, di consumare e di produrre generano effetti dannosi sul clima e sulla nostra salute”, ha ricordato Stella Kyriakides, Commissaria europea per la Salute e la sicurezza alimentare.
Spazi verdi per proteggere le persone
Lo studio ha indicato come primo obiettivo delle politiche comunitarie e di ogni singolo Stato membro dell’Unione la necessità di mettere in atto “un approccio integrato alle politiche ambientali e sanitarie per contrastare i rischi ambientali, proteggere le persone più vulnerabili e sfruttare i benefici offerti dalla natura a supporto della salute e del benessere”.
“Un ambiente naturale sano costituisce un meccanismo strategico per l’erogazione di servizi di sanità pubblica, perché riduce le malattie e promuove la salute e il benessere”, si legge nelle conclusioni.
Gli spazi verdi e quelli in prossimità dell’acqua di buona qualità nelle aree urbane favoriscono la salute e il benessere, “perché offrono zone adatte all’attività fisica, al rilassamento e all’integrazione sociale, con vantaggi notevoli per le comunità più svantaggiate”.
Spazi che ristorano le città durante le ondate di calore, mitigano le alluvioni, riducono l’inquinamento acustico e supportano la biodiversità urbana.
Più inquinamento, più povertà
Nel corso della pandemia di COVID-19, numerosi esperti, dalle pagine dei giornali, come da quelle del web, hanno osservato una riscoperta dei vantaggi che l’accesso alle aree verdi e a quelle in prossimità dell’acqua ha sulla salute e sul benessere mentale, soprattutto nelle aree urbane.
Non bisogna mai dimenticare, infatti, che sono le comunità socialmente ed economicamente più disagiate a dover lottare contemporaneamente con povertà, qualità dell’ambiente scadente e problemi di salute diffusi.
Le comunità più povere sempre più spesso sono esposte a livelli superiori di inquinamento e rumore e a temperature elevate, mentre le pessime condizioni di salute preesistenti aumentano la vulnerabilità ai pericoli di origine ambientale.