Potenziale d’innovazione, di viluppo e di crescita: è la Lombardia la regione italiana con il tasso più alto, seguita da Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria. Il Nord-Ovest, insomma, è l’area guida per la possibile ripresa dell’interno Paese, secondo il recente Assirm Innovation Index (AII) 2016.
L’AII è un indicatore che misura le potenzialità di un territorio di promuovere innovazione e crescita per superare la crisi e la stagnazione economica e ripartire da crescita, sviluppo e lavoro. I nuovi dati regionali fanno riferimento al periodo 2005-2013 e mettono in luce come, in base alla composizione socio-economica del territorio, l’Italia abbia reagito in modi differenti alla serie di trasformazioni e avvenimenti che hanno caratterizzato quasi tutto l’ultimo decennio.
A seguire la Lombardia, ed il suo valore medio di 2,9, la Valle d’Aosta con 2,6. Liguria e Piemonte (2,1) ex-aequo al terzo posto.
Facendo un bilancio europeo rispetto all’andamento di tutto il 2015, Spagna, Repubblica Ceca e Paesi Bassi sono i 3 Paesi che hanno dimostrato maggior capacità di sviluppo del proprio potenziale d’innovazione; l’Italia è invece al 5º posto. La release mostra anche i dati 2010-2015 che evidenziano come Regno Unito, Svezia e Germania siano i Paesi in assoluto con lo slancio innovativo superiore. In questa classifica sul lungo termine, l’Italia si posiziona al 9° posto
Tre dimensioni specifiche su cui il Centro studi si è basato nella determinazione dell’indice:
- gli investimenti in ricerca/sviluppo e produzione di idee innovative (creation of ideas);
- le cosiddette enabling conditions – ovvero alcune dimensioni di carattere macro-economico del sistema;
- la fiducia di consumatori ed imprese in un dato momento storico (economic trust).
Se è vero che “Il Nord-Ovest potrebbe dunque costituire uno dei centri nevralgici di riferimento del territorio italiano in cui promuovere un’innovazione in grado di generare sviluppo”, ha spiegato Guendalina Graffigna, Direttore del Centro Studi di Assirm, è anche vero che questo trend “ha subito un rallentamento nel 2013, in riferimento a quest’anno, infatti, la Lombardia chiude con segno negativo (-0,5)”, un dato che “può costituire un campanello d’allarme per gli addetti ai lavori”.
Nel dettaglio dell’ultimo anno di rilevazioni, infatti, l’indice Assirm ha registrato un tasso positivo per il Piemonte, anche se di un effimero 0,1, e dati negativi invece per Valle d’Aosta (-1,5) e Liguria (-3,8).
Prendendo come parametri la fiducia delle imprese e il numero di fallimenti delle stesse, seguendo i più recenti dati di Unioncamere, vediamo nel primo caso una crescita del 30% di coloro che vedono bene questo 2016 in termini di business e opportunità, mentre nel secondo caso si registra una diminuzione delle procedure fallimentari aperte dalle aziende, scese da 13.223 (2014) alle attuali 12.583 (-5%, inversione di tendenza rispetto al trend degli ultimi 4 anni).
Il numero maggiore di fallimenti, comunque, si è registrato proprio in Lombardia: 2,8 per mille imprese contro una media nazionale di 2,1. A testimonianza che proprio nel cuore (almeno geografico) dell’economia nazionale la ripresina è ancora un’idea più che una realtà.