La copertura in fibra nelle aree grigie e nere è in ritardo rispetto alle previsioni degli operatori di rete fornite nel 2015. È stato realizzato il 78% di quello previsto. Questo è il dato principale che emerge dal monitoraggio completato da Infratel. Nel report si legge che “rispetto ai valori dichiarati nelle precedenti consultazioni la copertura dei civici in Aree nere e grigie nel 2018 è stata inferiore a quanto programmato”, ossia a fine 2018 è pari al 78% di quanto previsto tre anni fa.
Concretamente non risultano coperti 3,2 milioni di indirizzi civici, di questi 1,6 circa avrebbero dovuto essere coperti con tecnologia FWA (Fixed Wireless Access).
Cosa dicono questi numeri? Che gli operatori non raggiungono gli obiettivi prefissati? Ci può stare, non è illegale. E poi “gli incidenti di percorso” possono esserci, come la burocrazia o una decelerazione delle performance dei carrier.
I numeri della mappatura di Infratel dovrebbero, in particolare, far riflettere il Governo, perché è arrivato il momento di un intervento pubblico anche nelle aree grigie, in cui si trovano oltre un due terzi delle imprese italiane. Un intervento che rientri nella Strategia Italiana per la banda ultra larga (BUL) che vede già il Governo impegnato negli interventi nelle cosiddette aree bianche, cioè quelle a fallimento di mercato.
L’intervento pubblico nelle aree grigie sarebbe la soluzione ottimale per sostenere i progetti di investimento in reti a velocità di 1 Giga simmetrico, realizzando in tal modo una rete a prova di futuro, abilitante l’offerta di servizi a connettività ultraveloce. Solo in questo modo tutte le aree del Paese potranno avere la possibilità di essere collegate alla rete in fibra. Ma non basta. Allo stesso tempo occorrerà stimolare la domanda con con i voucher per famiglie, scuole e imprese. In questo modo davvero tutti in Italia, senza discriminazioni geografiche, potranno giocarsi le loro carte sul digitale, leva fondamentale per lo sviluppo della Penisola.