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Infrastrutture sostenibili e digitali: fondo da 1,4 miliardi di euro per evitare gli sprechi d’acqua, ma in Italia la siccità avanza

La siccità: l’acqua manca anche d’inverno

Siamo quasi alla fine dell’inverno 2011 e in Italia non piove seriamente da prima dello scorso Natale. Un tema davvero critico quello della siccità e della scarsità d’acqua, che a sua volta rimanda ad un altro argomento centrale dei nostri tempi: i cambiamenti del clima. Sono tre mesi circa che il Nord Italia non vede piovere come si deve e il fiume Po sta entrando in secca in diversi punti del suo lungo tragitto.

Il meteo riflette sempre l’evoluzione del clima e non è la prima volta che ci troviamo a parlare di siccità nel nostro Paese. Qualcosa è cambiato definitivamente e ci troviamo periodicamente a confrontarci sul come risolvere il problema della mancanza di acqua, un tempo solo nei mesi estivi, ora anche in pieno inverno.

In questi ultimi tre-quattro mesi la città di Milano ha visto solo sette giorni di pioggia, con 39 giorni consecutivi di tempo asciutto. Il grande fiume Po registra portate d’acqua inferiori del 50-60%, secondo i dati de ilmeteo.it e confermati dal monitoraggio dell’Autorità di bacino.
Siamo ai livelli più bassi dal 1991.
Siamo entrati di fatto in (un’altra) emergenza.

Quanta acqua sprechiamo e consumiamo?

Nessuno nell’Unione europea ha disponibilità di acqua potabile prelevata da fiumi, laghi e dal sottosuolo come l’Italia: il consumo di acqua ogni anno è di oltre 9 miliardi metri cubi (il dato è del 2018). E siamo il Paese in Europa che ne estrae di più dal sottosuolo: l’84,8% secondo l’Istat.

Riguardo alla dispersione: 42 litri di acqua ogni 100 immessi nella rete idrica vengono persi a causa di tubi vecchi e rotti.

Il primo settore per consumo d’acqua è sicuramente l’agricoltura, secondo dati di Etica SGR. Stiamo parlando del 40% del consumo d’acqua complessivo annuo in Europa, anche se solo il 9% dei campi viene irrigato.

In Italia il consumo d’acqua per i campi, le attività forestali e la pesca ammonta a 14,6 milioni di metri cubi. In questo siamo secondi nell’Unione europea, dietro la Spagna. Se non ci sorprendiamo per il consumo d’acqua italiano nell’agricoltura, stupisce di più scoprire che siamo primi nella categoria “attività minerarie, manifattura e costruzioni”, con 4,2 milioni di metri cubi.

L’Associazione Nazionale dei Consorzi di bonifica (Anbi), su dati del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), ha proiettato il “rischio di inaridimento sul 70% dei suoli agricoli disponibili della Sicilia, 58% del Molise, 57% della Puglia, 55% della Basilicata, fra il 30% e il 50% di Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Abruzzo e Campania“.

Sarà importante vedere – ha commentato il Segretario Generale di ADBPo-MiTE, Meuccio Berselli – se, anche in concomitanza della prossima riunione dell’Osservatorio istituzionale che si terrà giovedì 17 Marzo 2022, si manterranno questi indicatori negativi, per comprendere quale tipo di soluzione concertata tra territori si potrà individuare per affrontare in modo resiliente la stagione”.

Come risolvere il problema dell’acqua

Per risolvere il problema dell’acqua in Italia non si può aspettare la pioggia dal cielo, bisogna agire prima. Bisogna capire di quali risorse idriche disponiamo e come sfruttarle al meglio, cioè in maniera più razionale, ottimizzandole queste risorse, senza sprechi di nessuna natura, iniziando anche a consumare acqua in maniera diversa, pensando finalmente che non è un bene illimitato e che il suo valore è inestimabile.

Se l’acqua nel fiume Po sta scomparendo rispetto ai decenni passati, non è solamente per cause climatiche, ma anche umane. Quell’acqua è sfruttata da industrie e aziende, dall’agricoltura soprattutto, ma anche per usi civili, quindi da tutti coloro che abitano lungo il grande fiume padano (stessa cosa con i grandi laghi alpini e pre-alpini).

Per questo è necessario intervenire con urgenza, con nuove soluzioni tecnologiche e progettuali, con infrastrutture digitali e sostenibili, che ci consentano di monitorare in ogni momento la rete idrica e di regolare i consumi in base alla disponibilità della risorsa e senza sprechi.
Affrontando il problema anche dal punto di vista culturale e sociale, spiegando ai cittadini quale grave rischio stiamo correndo a causa di comportamenti assolutamente sbagliati e nocivi.

Nuove risorse del Mims per costruire nuove infrastrutture e ridurre gli sprechi

A tal proposito, il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims) ha avviato il finanziamento degli interventi programmati in sinergia col ministro per il Sud e la coesione territoriale, Mara Carfagna, finalizzati a ridurre le perdite di acqua nelle reti di distribuzione, con una particolare attenzione al Mezzogiorno, per complessivi 1,38 miliardi di euro

Si tratta di un pacchetto di interventi per rendere più efficiente la gestione della risorsa idrica, superare il problema storico delle perdite nelle reti di distribuzione e quindi ridurre la dispersione dell’acqua, risorsa sempre più scarsa, a partire dai territori che ne hanno maggiore necessità”, ha commentato in una nota il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini.

Gli investimenti orientati a tutte le fasi della gestione delle risorse idriche per fini potabili, agroalimentari e idroelettrici, fanno parte della strategia del Ministero per mettere in sicurezza le infrastrutture da cui dipende il presente e il futuro del sistema socioeconomico, rendendole anche resilienti ai cambiamenti climatici. A testimonianza della priorità assegnata a questo settore – ha aggiunto Giovannini – ricordo che abbiamo già realizzato nel 2021 la riforma per semplificare la normativa e rafforzare la governance per la realizzazione degli investimenti nelle infrastrutture idriche, originariamente prevista dal Pnrr per il 2022”.

La Commissione di valutazione del Mims, insieme all’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera), ha definito la graduatoria dei progetti ammessi al finanziamento, i quali si sono distinti per l’impiego delle migliori tecnologie digitali per il monitoraggio delle reti e il miglioramento della resilienza delle infrastrutture.

I bandi

Si tratta di interventi a valere sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) per 900 milioni e sul programma React Eu, per 482 milioni.

Tali risorse si aggiungono agli altri stanziamenti del Pnrr e a quelli definiti con la recente Legge di Bilancio (400 milioni) e all’anticipazione del Fondi Sviluppo e Coesione 2021-2027 (442 milioni).

Complessivamente, il Governo ha deciso di allocare nei prossimi anni circa 2,7 miliardi di euro per la riqualificazione e il rafforzamento delle infrastrutture idriche nazionali, un investimento senza precedenti, necessario anche per fronteggiare la crisi climatica.

Ieri è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale un bando per l’assegnazione di 900 milioni di euro, a valere sui fondi del Pnrr, che prevede finanziamenti a progetti da realizzare sull’intero territorio nazionale per la riduzione delle perdite idriche, di cui il 40% è destinato alle Regioni del Sud.

Un primo bando relativo ai fondi del React Eu è stato pubblicato a novembre 2021, con l’obiettivo di finanziare interventi in Basilicata, Campania, Puglia e Sicilia: la prima tranche già disponibile è di 313 milioni di euro, ma a breve arriveranno altri 169 milioni.

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