Mercato infrastrutture gas e petrolio in crescita
La crisi energetica che ormai viviamo da quasi un anno, resa ancora più profonda dallo scoppio della guerra in Ucraina e dalla speculazione finanziaria, ci ha fatto dimenticare il valore strategico della transizione ecologica di cui tanto si era parlato in precedenza.
Nonostante i cambiamenti climatici in corso e i fenomeni meteorologici estremi che stiamo affrontando da anni, tra cui alluvioni, ondate di calore e siccità, in barba ad ogni transizione ecologica, stiamo assistendo ad una vera e propria corsa agli approvvigionamenti di gas in Europa e nel resto del mondo, ma anche di petrolio e di carbone (che tutti davano per già accantonato).
Parallelamente all’aumento della domanda di idrocarburi, si registra un costante incremento di investimenti nel settore delle infrastrutture, di gasdotti e oleodotti in particolare. Un mercato che passerà dagli attuali 620 miliardi di dollari ai 1.117 miliardi di dollari stimati entro il 2030.
Aumenta la domanda globale di energia
Proprio l’aumento della domanda di combustibili fossili determinerà un tasso di crescita medio annuo (Cagr) del +6% per la spesa in infrastrutture, ma anche nei sistemi di stoccaggio, che già oggi valgono 22 miliardi di dollari.
I driver di questa crescita sono stati individuati nell’incremento dei consumi di energia elettrica e gas per il riscaldamento, sia a livello domestico, sia industriale.
Un mercato che aumenterà ulteriormente di valore grazie alla nuova domanda di soluzioni e tecnologie per l’impiego di gas naturale liquefatto o Gnl, che necessita di solide infrastrutture per lo stoccaggio e la rigassificazione.
Il comparto europeo delle infrastrutture per gas e petrolio vale da solo 100 miliardi di dollari.
Nuove infrastrutture per il gas nel cuore dell’Europa
Proprio in questi giorni, il ministro spagnolo per l’Energia e ambiente, Teresa Ribera, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, stanno promuovendo il progetto di un nuovo gasdotto che dovrà collegare la Spagna alla Francia, fino alla Germania.
Una grande infrastruttura che dovrà attraversare il cuore dell’Europa per garantire maggiore sicurezza negli approvvigionamenti e la possibilità di rafforzare l’indipendenza energetica dell’Unione.
Ulteriore vantaggio, secondo i sostenitori di quest’opera, è che un giorno al posto del gas in questa infrastruttura passerà idrogeno verde, notoriamente un vettore energetico a zero emissioni (se prodotto da fonti rinnovabili come sole e vento).
E la transizione green?
Tutto questo nonostante i prezzi sempre più elevati di questi combustibili fossili, che ovviamente comportano un costo ambientale, economico e sociale che è certo, ma quantificabile solo a posteriori in termini di spesa collettiva.
C’è da chiedersi dove è finita la transizione ecologica. La politica e gran parte dei media spingono per investire proprio nel gas come vettore della transizione che comunque dovrà avvenire per raggiungere gli obiettivi fissati per la metà del secolo, con traguardi intermedi al 2030, ma senza spiegare in che modo si potrà effettuare questo passaggio epocale.