Mercoledì 6 aprile, a Bruxelles, insieme ai colleghi della coalizione europea Informatica per Tutti abbiamo presentato il Quadro di Riferimento per l’insegnamento dell’informatica nella scuola alla Direzione Generale Istruzione, Gioventù, Sport e Cultura della Commissione Europea.
Siamo particolarmente orgogliosi di essere stati invitati a questo evento, che è il primo degli incontri di consultazione con gli stakeholder che la Commissione sta organizzando in preparazione alla proposta di Raccomandazione del Consiglio sul miglioramento dell’offerta di competenze digitali nell’istruzione e nella formazione, la cui pubblicazione è prevista entro la fine del 2022.
Infatti, è dal 2012 che Informatics Europe (l’associazione europea dei dipartimenti universitari e laboratori industriali di ricerca che operano nel campo dell’informatica e dell’ingegneria informatica di cui sono il presidente) ha iniziato a lavorare, in collaborazione con lo ACM Europe Council (il Direttivo Europeo della Association for Computing Machinery – la più grande associazione internazionale di accademici e professionisti dell’informatica), sul tema dell’importanza di insegnare l’informatica nella scuola allo scopo di poter garantire all’Europa una posizione di primo piano nella società digitale globale.
Nel 2018 abbiamo poi costituito la coalizione Informatica per Tutti, insieme al Council for European Professional Informatics Societies (CEPIS), e pubblicato un documento che ha proposto una strategia per la realizzazione dell’obiettivo di fornire a tutti i cittadini una formazione scientifica di base nell’informatica che sia allo stesso livello di quella che ricevono nella matematica e nelle altre scienze. Introdurre l’insegnamento dell’informatica sin dai primi anni di scuola è una tappa fondamentale di questa strategia, che è stata recepita dalla Commissione Europea nel suo Piano d’azione per l’istruzione digitale 2021-27 che, tra le più importanti azioni da realizzare, ha proprio elencato quella di «porre l’accento su un’educazione informatica inclusiva di elevata qualità a tutti i livelli di istruzione» (azione n.10). Parafrasando uno slogan che è alla base delle moderne democrazie con una parola chiave all’ordine del giorno in questi mesi, possiamo dire “no digital transformation without informatics education” (cioè, non è possibile alcuna trasformazione digitale senza l’insegnamento dell’informatica).
Alla coalizione ha aderito nel 2020 anche il Technical Committee on Education della International Federation on Information Processing (IFIP) ed insieme a loro abbiamo realizzato, sotto la guida di Michael Caspersen, collega danese attivo da moltissimi anni in questo settore, il Quadro di Riferimento presentato. Consapevoli che, da un lato, l’istruzione è un tema che a livello di Unione Europea rimane di competenza dei singoli Stati membri, e, dall’altro, sussiste nel continente europeo una grandissima varietà di linguaggi, culture e sistemi scolastici, ci siamo dati come traguardo la definizione non di un curriculum per l’insegnamento dell’informatica valido per tutte le scuole europee, ma di un quadro di riferimento di più alto livello, che fornisca una visione condivisa della disciplina consentendo al tempo stesso ad ogni Paese di realizzare il proprio curriculum in modo compatibile con la propria storia e tradizione. “Unità nella diversità” è stato il nostro motto.
Vediamo costantemente come il processo di costruzione di un consenso politico in Europa sia delicato e difficoltoso, giustamente, mi permetto di dire, considerando l’estrema eterogeneità dei popoli che la abitano. Definire quindi un insieme minimale di requisiti di alto livello al quale i vari curricoli nazionali dovrebbero attenersi ci è sembrato fosse la meta giusta per consentire ad ogni Stato di trovare la propria specifica strada, coordinando al tempo stesso i differenti percorsi, verso l’obiettivo comune di poter meglio competere nel mercato globale della società digitale attraverso un’efficace e rispettosa collaborazione e integrazione.
A questo scopo il quadro di riferimento è volutamente sintetico e flessibile. Elenca solo 5 traguardi di competenza che tutti gli studenti dovrebbero raggiungere al termine del percorso scolastico obbligatorio, facendo attenzione anche agli aspetti sociali delle tecnologie digitali, argomento la cui rilevanza sta diventando sempre maggiore. È pensato come una “mappa di alto livello” dell’informatica che individua un elenco di 11 “zone” (chiamate nel documento core topics = argomenti fondamentali), ognuna caratterizzata da una breve descrizione, congegnate in modo tale da essere robuste anche rispetto all’inevitabile evoluzione della disciplina. Successivamente, per molte di queste “zone” sono stati individuati alcuni “territori” (cioè, delle specifiche sotto-aree) particolarmente promettenti nella situazione storica contemporanea (un esempio per tutti: l’intelligenza artificiale per il core topic “sistemi informatici”) e che quindi possono anche essere oggetto della specifica articolazione nazionale del curricolo così da renderlo attraente per gli studenti.
È stata posta particolare attenzione a stimolare i progettisti di curricoli verso la tematica dell’inclusione, dal momento che sempre di più, purtroppo, i sistemi digitali sono alla base di odiose discriminazioni sociali, raccomandando di far particolare attenzione allo squilibrio di genere che affligge la forza lavoro del digitale. Il Quadro di Riferimento è stato sottoposto all’attenzione delle varie comunità nazionali dei colleghi informatici e la versione finale – pubblicata a febbraio 2022 e per la quale abbiamo in programma la realizzazione di traduzioni nelle lingue nazionali – ha tenuto presente le osservazioni ricevute da 14 nazioni.
Nell’ambito dello stesso incontro, la Commissione ha esposto i risultati preliminari di un’indagine condotta a tappeto in tutti gli Stati membri sullo stato attuale dell’insegnamento dell’informatica nella scuola, che verrà pubblicata entro settembre 2022. Il documento stabilisce definitivamente che il nome della materia da insegnare nelle scuole è appunto “informatica” (quindi non “competenze digitali” o “pensiero computazionale” o altre espressioni largamente usate in questi anni che hanno però reso la situazione un po’ confusa), dal momento che la sua radice linguistica è la più diffusa per indicare questa disciplina in Europa. Tra gli aspetti cui fare maggiore attenzione, è emerso in modo chiaro il tema della formazione dei docenti all’insegnamento dell’informatica, su cui saranno necessari forti investimenti (come sta accadendo, ad esempio, nel Regno Unito) dal momento che si tratta di una materia sulla quale la maggior parte di loro non ha ricevuto alcuna formazione, né nell’ambito della loro carriera professionale né al tempo di quella scolastica.
Insomma, il cammino è iniziato e la strada da fare tanta. L’Europa ha indicato la direzione, non perdiamo tempo. È in gioco il nostro futuro.
(I lettori interessati potranno dialogare con l’autore, a partire dal terzo giorno successivo alla pubblicazione, su questo blog interdisciplinare.)