L’aumento del traffico video su smartphone viaggia molto più rapidamente della media complessiva del traffico dati. Ad attestarlo l’ultimo report di Ericsson. È meno Netflix di YouTube, TikTok, Instagram e Facebook che inondano di video le reti 4G e 5G, scrive Les Echos.
Il peggio deve senza dubbio arrivare per gli operatori di telecomunicazioni, già alle prese con uno tsunami di dati da inviare ai propri clienti. Il traffico mobile è raddoppiato in due anni.
A leggere l’ultimo rapporto di Ericsson sul traffico mobile globale, le cifre bastano per allertare il settore. Soprattutto se i numeri vengono letti sotto la lente della richiesta sempre più pressante della industry delle Tlc di far contribuire le grandi piattaforme digitali come Google o Netflix al pagamento delle nuove reti per sostenere questa esplosione di traffico di cui sono in gran parte all’origine.
Dati triplicati nei prossimi sei anni
Secondo le proiezioni, il volume dei dati sarà più che triplicato in sei anni, passando da 90 miliardi di miliardi di bit all’anno a 324 miliardi di miliardi nel 2028. Non c’è un nesso di causalità diretta tra l’esplosione del traffico e lo sviluppo del 5G nel mondo. Ma la digitalizzazione del lavoro e del tempo libero sta spingendo tutti a consumare più dati mobili. Soprattutto dati video.
La tendenza è sempre più netta. I video sui social network, lo streaming di serie e film o le videoconferenze rappresentano già il 71% del traffico mobile totale.
Questo flusso ininterrotto di video, che ci inonderà sempre di più sia sul lavoro sia nel tempo libero, arriverà a rappresentare l’80% dei dati sulle reti 4G/5G nel 2028.
Entro questa scadenza, dalle antenne agli smartphone passeranno quindi 259 miliardi di miliardi di bit video, ovvero un quadruplicamento in sei anni. Sulle reti mobili le telefonate sono residuali.
Youtube, TikTok, Instagram la fanno da padroni e rappresentano fra il 35% e l’80% del traffico mobile degli operatori.
Lo streaming video (leggi Netflix) non pesa mai più del 30%.
Curiosamente, fa notare Les Echos, il rapporto non menziona i contenuti video pornografici, che sono riconosciuti come una parte importante del traffico Internet.
Consultazione a Bruxelles
Questi dati arrivano al momento giusto per alimentare il dibattito riaperto dalla Commissione Europea sul “fair share” delle reti di telecomunicazioni e gli investimenti necessari per la loro modernizzazione. Bruxelles avvierà ufficialmente una consultazione nella prima metà del 2023. Gli operatori di telecomunicazioni da tempo chiedono di far pagare ai giganti digitali parte dei miliardi che iniettano nelle loro infrastrutture fisse e mobili. Le piattaforme, dal canto loro, si difendono sostenendo che i clienti degli operatori già li pagano per connettersi ai servizi che offrono. Servizi che in larga misura riguardano contenuti forniti dagli stessi Big Tech. Un “pedaggio” sul traffico sarebbe a loro dire un raddoppio degli introiti a favore degli operatori.
Stanno inoltre emergendo discussioni per incoraggiare le maggiori piattaforme a limitare i gigabit di traffico di cui sono responsabili in nome dell’impatto ecologico legato all’utilizzo delle reti di telecomunicazioni. Ma su questo punto, “l’impronta di carbonio della rete mobile non è aumentata dal 2010”. Il trasporto di dati in 5G sarebbe nove volte meno energivoro in 5G rispetto a 4G. Ciò consentirebbe di consumare più dati inquinando meno.
Abbonati 5G, oltre un miliardo entro fine anno
L’edizione di novembre 2022 dell’Ericsson Mobility Report indica che gli abbonamenti mobili 5G globali restano sulla buona strada per superare il miliardo entro la fine di quest’anno e i cinque miliardi entro la fine del 2028, nonostante le sfide economiche attuali e in via di sviluppo in molte parti del mondo. Il Report prevede inoltre che le connessioni globali di accesso wireless fisso (FWA) cresceranno più rapidamente del previsto.
L’FWA, l’alternativa wireless alla connettività a banda larga cablata per abitazioni e aziende, è uno dei principali casi d’uso iniziali del 5G, in particolare nelle regioni con mercati della banda larga non serviti o poco serviti.