Il prossimo incontro dei ministri Ue responsabili delle Tlc che si terrà il prossimo 5 dicembre discuteranno di come affrontare “la frammentazione del mercato e la sostenibilità finanziaria del settore Tlc europeo”, secondo un documento visionato da Euractiv.
La discussione dovrebbe prendere le mosse dall’incontro informale dei ministri dell’UE responsabili delle telecomunicazioni che si è tenuto a León, in Spagna, il 23 e 24 ottobre.
Tramontata l’ipotesi ‘fair share’, osteggiata da un numero crescente di paesi dell’UE, la Commissione Europea e la presidenza spagnola del Consiglio UE intendono ora mettere sul tavolo una discussione più ampia sulla sostenibilità finanziaria del settore delle telecomunicazioni.
Sostenibilità del mercato
“Gli operatori delle telecomunicazioni hanno bisogno di scalabilità e agilità”, ma “sono frenati dalla frammentazione del mercato”, si legge nel documento, suggerendo la necessità di “garantire la sostenibilità finanziaria” per le società di telecomunicazioni europee.
Seguendo questo ragionamento, i ministri europei saranno chiamati durante il prossimo Consiglio Trasporti, Telecomunicazioni ed Energia del 5 dicembre a discutere il tipo di misure per “alimentare un ambiente digitale sostenibile e sicuro” garantendo al tempo stesso “la sovranità e l’indipendenza digitale dell’UE” nel settore delle telecomunicazioni. mercato.
Alcuni operatori ed esperti di telecomunicazioni dell’UE sono preoccupati per la diminuzione della sovranità dell’UE nel settore delle telecomunicazioni.
Facendo una rapida carrellata del settore, in effetti la presenza di azionisti esteri nelle telco Ue è diffusa. In Italia, Tim ha annunciato la vendita della rete al fondo di private equity statunitense KKR, che sarà appoggiato da una controllata dell’Abu Dhabi Investment Authority. Per quanto riguarda l’Italia, va inoltre segnalata la disastrosa situazione di Open Fiber, mentre come fa sapere il Sole 24 Ore, è arrivata al momento finale la trattativa fra Open Fiber e le banche per il rifinanziamento dei debiti verso i creditori finanziari. Si tratta di una somma che tocca i 7,2 miliardi di euro di project financing (di cui utilizzati oltre 5 miliardi) con un pool di decine di istituti. E la società sta anche negoziando un finanziamento aggiuntivo di circa 2 miliardi di euro, mentre le banche starebbero chiedendo a Cdp e Macquarie (soci con rispettivamente il 60% e 40%) di ricapitalizzarla.
In Spagna, il gruppo di telecomunicazioni STC dell’Arabia Saudita detiene circa il 10% delle azioni di Telefónica, rendendolo uno dei principali azionisti.
C’è poi Vodafone. Il gruppo d’investimento degli Emirati Arabi Uniti controlla il 14,6% delle azioni Vodafone e potrebbe aumentare la propria quota al 20% entro la fine dell’anno.
“Tutti noi, gli Stati membri, dobbiamo continuare a lavorare per risolvere i problemi individuati […] caratterizzati da importanti sfide geopolitiche”, si legge nel testo della presidenza spagnola del Consiglio, citando come sfida il fatto che “solo pochi operatori europei sono attivi in più Stati membri”.
Le (solite) istanze degli ex incumbent
La questione è stata sollevata dagli amministratori delegati dei più grandi operatori di telecomunicazioni, Timotheus Höttges per Deutsche Telekom, Christel Heydemann per Orange Group e Mik Fries per Liberty Global durante un evento sulle telecomunicazioni il 7 novembre. Tutti si sono poi lamentati del fatto che non c’era coerenza nell’avere quattro operatori fissi concorrenti in ciascun mercato nazionale in tutta l’UE.
Tuttavia, il documento della presidenza spagnola non suggerisce in che direzione dovrebbe andare il dibattito sulla frammentazione del mercato. Nel corso dell’incontro si potrebbe mettere sul tavolo il tema della concentrazione transfrontaliera e transeuropea.
Dal canto suo, il commissario Thierry Breton ha sostenuto la necessità di trovare un modello di finanziamento per gli investimenti nel settore delle telecomunicazioni dell’UE e ha sostenuto un maggiore controllo e sicurezza nelle sue infrastrutture in considerazione della crescente importanza geopolitica del settore e della concorrenza con Stati Uniti e Cina.
Ritorno sull’investimento
Citando il documento Ue sugli obiettivi del decennio digitale (Digital Compass), il documento solleva anche la questione dei finanziamenti nel settore delle telecomunicazioni e la necessità di “orientare gli investimenti […] ed esplorare finanziamenti per integrare gli investimenti privati”.
Si tratta di una lamentela di vecchia data da parte degli ex incumbent europei, secondo cui il rendimento del capitale è solo leggermente superiore, e talvolta addirittura inferiore, al costo del prestito di denaro, rendendo l’industria delle telecomunicazioni dell’UE non degna del costo degli investimenti.
Secondo gli ex incumbent, ciò crea un divario di investimenti tra gli obiettivi di connettività dell’UE e la capacità dell’industria di investire nelle reti future.
Il documento della presidenza spagnola, quindi, spinge a trovare un modo per gli operatori di telecomunicazioni di “monetizzare i loro investimenti nelle reti moderne”.
Contemporaneamente, il commissario Breton organizza un incontro il 5 dicembre per discutere del finanziamento del settore delle telecomunicazioni con gli investitori del settore privato: dalle banche agli investitori istituzionali, ed eventualmente anche ai fondi pensione.
Cavi sottomarini
Nell’ultimo consiglio informale delle telecomunicazioni di León si è deciso che la Commissione presenterà una raccomandazione sulla protezione delle reti, in particolare dei cavi sottomarini, facendo il punto sul recente deterioramento di queste ultime ad opera di criminali nel Mar Baltico.
Il documento diffuso suggerisce di discutere anche di questo tema, affermando che “l’UE deve proteggere i propri interessi per quanto riguarda i cavi sottomarini critici”, citando anche i “recenti incidenti” nel Mar Baltico.
L’UE mira ad affrontare le minacce ai cavi dati sottomarini
In risposta alle perdite del gasdotto Nord Stream, mercoledì (5 ottobre) la Commissione europea si è impegnata ad aumentare la protezione dei cavi Internet sottomarini, attraverso un piano in cinque punti per migliorare le infrastrutture critiche.