Quando dei criminali che operano sul web sfruttano dei contenuti protetti dal diritto d’autore, offrendoli illecitamente e gratuitamente online al pubblico di internet, non solo fanno un danno economico a chi in quei prodotti ha investito, ma mettono sistematicamente a repentaglio migliaia di posti di lavoro e la stessa sicurezza informatica di chi ne fruisce.
La pirateria digitale e online è un problema che da anni è affrontato in tutto il mondo sia in sede giudiziaria, sia in termini di innovazione tecnologica, sia anche in chiave culturale. In Nord America è nata da poco l’associazione FairPlay Canada (“Taking action against online theft”), piattaforma antipirateria a cui hanno aderito 25 tra le principali media company del Paese (dalle tv alle radio, dal cinema ai videogiochi alla musica, tra cui anche i giganti del web Google e Amazon) e che lavora per rendere possibile il blocco delle piattaforme pirata.
L’anno scorso è stato calcolato da Digital TV Research che la pirateria online potrebbe causare, a livello mondiale, perdite all’industria creativa e culturale calcolate attorno ai 52 miliardi di dollari tra il 2016 ed il 2022.
Nel 2016, secondo il Report “Online TV Piracy Forecasts”, tali danni ammontavano a 31,8 miliardi di dollari (6,7 miliardi di dollari nel 2010) e per l’anno in corso ne sono attesi per 37,4 miliardi.
In termini di mercati nazionali, saranno gli Stati Uniti ha subire le perdite maggiori nel 2022, con quasi 12 miliardi di dollari sottratti dai pirati alle industrie creative.
Subito dopo ci sarà la Cina, con un danno stimato attorno ai 10 miliardi dollari.
Già dalla fine di quest’anno, infine, l’Asia da sola registrerà perdite nell’industria culturale dovute all’azione dei pirati online per più di 20 miliardi di dollari, superando così il Nord America.
Nello stesso Canada, il 14% delle famiglie canadesi consuma contenuti offerti illecitamente online, o comunque sfrutta sistemi pirata per accedere illegalmente a contenuti televisivi e cinematografici protetti da copyright.
In un recente sondaggio, però, i canadesi hanno espresso la loro preoccupazione per il dilagare della pirateria online: il 79% ritiene che la tutela dei contenuti digitali sia fondamentale per l’economia nazionale e il 55% dichiara di supportare le produzioni nazionali e locali, con un 90% di canadesi che si dice propenso alla difesa dell’industria culturale e creativa del Paese.
L’alleanza FairPlay chiede al Governo del Canada e alla CRTC (Canadian Radio-television and Telecommunications Commission) di creare un’agenzia indipendente (Independent Piracy Review Agency, o IPRA) a cui tutti gli innovatori ed i creatori possano rivolgersi per avviare un intervento antipirateria, fino al blocco dei siti ritenuti colpevoli di violazione delle leggi sul diritto d’autore e delle leggi sui diritti di proprietà.
Il modello a cui FairPlay Canada si ispira è quello già adottato da altri Paesi, come Gran Bretagna, Australia, Portogallo, Corea del Sud, cioè, ogni qual volta ce ne siano le prove, la richiesta agli Internet service provider (Isp) di bloccare gli accessi alle piattaforme colpevoli di pirateria online.
Nel Regno Unito, ad esempio, dopo l’entrata in vigore della normativa antipirateria il pubblico dei siti pirata è crollato del 22% tra il 2013 ed il 2014, con un parallelo aumento di traffico dal 6 al 12% verso le piattaforme di streaming legale.
Sono 630 mila i canadesi occupati nelle industrie creative e culturali che ogni giorno si sentono un po’ meno sicuri del proprio posto di lavoro a causa dei danni economici inflitti al mercato dalla pirateria online.