Complice un agosto più torrido del solito, complice una qual certa diffusa rassegnazione, complice l’amara delusione dopo un anno di attesa… non ne scrive nessuno (o quasi) sui giornali, ma in questi giorni serpeggia agitazione in centinaia e centinaia di operatori del settore cine-audiovisivo, a seguito della divulgazione (anticipata da IsICult e Key4biz) del “Decreto Tax Credit Produzione”, attesa ormai da oltre un anno, tassello centrale della annunciata riforma della Legge Franceschini del 2016… (si rimanda a “Key4biz” del 29 luglio 2024, “Dossier esclusivo IsICult & Key4biz: in anteprima, il tanto atteso Decreto “Tax Credit” di riforma del settore cine-audiovisivo”).
Se non fosse stato per “Key4biz” – sempre attento, anzi martellante sul tema – e per il quotidiano “La Repubblica” di giovedì scorso 1° agosto con un articolo di Lorenzo De Cicco intitolato “Stretta di Sangiuliano sugli aiuti al cinema. ‘Un regalo alle major. Approvato il decreto legge sul Tax Credit’” (con imprecisione del titolista: si tratta di un “decreto interministeriale”, non di un “decreto legge”), che rilanciava l’intervista di Arianna Finos a Corrado Azzollini, Presidente di Confartigianato Cinema e Audiovisivo (intitolata “Piccoli produttori in ginocchio, la riforma favorisce solo i grandi player”, il giorno prima sempre su “la Repubblica” – edizione digitale), e riportava il parere critico anche dell’avvocato Michele Lo Foco, membro del Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo (e certamente non di simpatie sinistrorse)… tutta l’agitazione in atto sarebbe rimasta “low profile” comunicazionalmente.
Eppure l’agitazione è crescente, al punto tale che giovedì scorso 1° agosto la Sottosegretaria delegata, la senatrice leghista Lucia Borgonzoni, ha convocato una riunione d’urgenza al Ministero con alcune sigle del settore: le tre principali associazioni dei produttori indipendenti – ovvero Confartigianato Cinema e Tv, Cna Cinema Tv, Agici – ed anche l’unione dei produttori dell’Anica e finanche Apa… ed altri soggetti che hanno annunciato reazioni protestatarie rispetto al decreto del 10 luglio, firmato, protocollato e finanche “bollinato” dalla Ragioneria dello Stato, ma non ancora pubblicato.
La Sottosegretaria (e con lei certamente il Ministro) è evidentemente preoccupata dal rischio di azioni plateali che possano rovinare la “festa” del Festival di Venezia.
C’è chi sta ragionando alla presentazione di un ricorso al Tar… c’è chi sostiene che il decreto del 10 luglio presenterebbe anche profili di inconstituzionalità…
Non stupisce la totale assenza della voce delle due principali “lobby” del settore, ovvero le due associazioni imprenditoriali più potenti, la cinematografica Anica (presieduta da Francesco Rutelli) e la televisiva Apa (presieduta da Chiara Sbarigia, che è anche Presidente di Cinecittà): queste due associazioni rappresentano i grossi produttori, ed i “big player” non hanno granché da perdere dalla “correzione di rotta” disegnata dalla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni, anzi potrebbero vedersi avvantaggiati perché il decreto tende senza dubbio a “scremare” il mercato (come direbbe un esperto di marketing).
Il rischio però – come abbiamo sostenuto tante volte – è che la rozzezza dell’impianto dell’intervento di correzione determini la sindrome del “buttare anche il bambino assieme all’acqua sporca” (metafora evocata la settimana scorsa da una presa di posizione critica del Sindacato dei Lavoratori della Comunicazione della Cgil – Slc).
Cosa è emerso dall’incontro?! La Sottosegretaria Lucia Borgonzoni ed il Dg Nicola Borrelli hanno detto chiaro e tondo che il decreto del 10 luglio è ormai immodificabile, essendo firmato (dai Ministri Gennaro Sangiuliano e Giancarlo Giorgetti) e controfirmato (dal Ragioniere Generale dello Stato Biagio Mazzotta): si attende soltanto la pubblicazione, e, da quella data, scatta il termine di 30 giorni entro il quale dovranno essere emanati non pochi “decreti direttoriali” (a firma di Borrelli, appunto), che si stima possano addirittura superare la soglia di 10… Già questa osservazione conferma il carattere complesso, complicato, barocco, del decreto del 10 luglio, con le sue 57 pagine (cinquantasette!) di testo.
Una commendevole iniziativa di analisi tecnica e pubblica discussione promossa da Emanuele Caruso di Obiettivo Cinema: un “webinar” domenicale sul Tax Credit
Conferma dell’agitazione in corso la si è avuta ieri mattina: nonostante siamo nella prima settimana di agosto… nonostante fosse domenica… oltre 200 operatori del settore hanno partecipato ad una commendevole iniziativa promossa da un produttore indipendente, Emanuele Caruso, titolare della Obiettivo Cinema srl (piccola società di produzione di Alba, in provincia di Cuneo), che si pone anche come consulente specializzato su queste tematiche.
Caruso ha promosso un incontro online, nella forma di “webinar”, che ha consentito sia di approfondire le modificazioni che il decreto del 10 luglio apporta all’assetto precedente dell’intervento dello Stato, sia di registrare le criticità evidenziate da una serie di esponenti associativi.
Sono intervenuti Simonetta Amenta (Agici), Mattia Puleo (Cna), Dario Indelicato (Siamoaititolidicoda), Raffaele Buranelli (Raai), Francesca De Martini (Unita), Luisa Porrino (Confartigianato Cinema e Audiovisivo), Simone Catania (Indyca)…
In particolare, la rappresentante dell’associazione dei produttori indipendenti Agici Simonetta Amenta ha raccontato con franchezza come è andata la riunione di giovedì 1° agosto con la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni ed anche una precedente riunione, un paio di giorni prima, con il senatore Maurizio Gasparri (in quanto esponente di Forza Italia che si interessa delle tematiche cine-audiovisive)…
La Sottosegretaria avrebbe recepito alcune delle critiche manifestate dai protestatari ed ha sostenuto che il Ministero avrebbe cercato di apportare delle “corrigende”, nei limiti di quanto è possibile fare (poco) attraverso i “decreti direttoriali”.
La vera verità è che il margine di manovra tende a zero ed il rischio che la dichiarazione di intenti si riveli una bolla di sapone è evidente.
Qualcuno si domanda: la riunione d’urgenza convocata giovedì della scorsa settimana si rivelerà essere stata uno “specchietto per le allodole”, per blandire i contestatori?!
Intanto si ha notizia che la Sottosegreteria “presenterà” i nuovi decreti (verosimilmente “Tax Credit” e “Contributi Selettivi”) il 29 agosto in quel di Venezia, verosimilmente in coincidenza con la pubblicazione ufficiale di entrambi.
Quel che è emerso dal webinar, ben rappresentato dal promotore e coordinatore Emanuele Caruso, è evidente: perché nell’arco dell’ultimo anno l’elaborazione dei decreti “correttivi” della Legge Franceschini non è stata sottoposta ad un dibattito pubblico, aperto, plurale, trasparente?!
Una riforma della Legge Franceschini a tutto vantaggio dei “big player”, a tutto svantaggio dei produttori indipendenti?
Più volte – nel corso dell’incontro domenicale – alcuni hanno domandato “ma chi li ha scritti questi decreti?” ed ancor più “con chi sono stati scritti?”…
E quindi naturale emerge un’impostazione del decreto che impone molti paletti, che introduce complesse barriere all’entrata: a tutto vantaggio dei “big player”, a tutto svantaggio dei produttori indipendenti.
Il problema è che questi paletti e queste barriere non sono ben impostate, né ideologicamente né tecnicamente.
Paradossalmente, sembrano andare in una direzione contraria rispetto alla promozione del cinema italiano indipendente.
Questa è la vera verità del processo tecnico-politico che si è venuto a determinare nell’ultimo anno, allorquando il Ministro Gennaro Sangiuliano ha deciso che la situazione fosse degenerata: troppi film prodotti, troppi film invisibili, troppa inflazione dei costi di produzione, troppe rendite di posizione…
Il tutto mentre la quota di mercato dei film italiani nei cinema andava via via calando: in questi giorni è intorno al 5 %. Tra i pochi, pochissimi, a segnalarlo oggi il maestro Pupi Avati, in una intervista al “Corriere della Sera”: “siamo all’anno zero del cinema italiano, al 4 percento del mercato, e con dei costi assurdi”. E denuncia, anche lui: “il tax credit favorisce le major e va ridimensionato. Ci rimettono le piccole produzioni come la mia…”.
Ed invece la Sottosegretaria Borgonzoni continua tenacemente a sorridere convinta com’è che la riforma sia veramente innovativa e stimoli la creatività nazionale, così come che la campagna promozionale “Cinema Revolution” stia registrando risultati eccellenti rispetto alla moria del consumo durante i mesi estivi (il che è in parte vero, ma a tutto favore di pochi titoli, e certamente non “made in Italy”, e non è un problema da poco, se si crede realmente nella rigenerazione del cinema nazionale).
Una delle tante criticità del decreto “Tax Credit” è stata denunciata dal Presidente di Confartigianato Cinema e Tv e riguarda il rapporto con il territorio: Corrado Azzollini ha sostenuto che “il mancato riconoscimento dei contributi regionali delle Film Commission come qualificanti per l’ottenimento del credito di imposta potrebbe essere letto come delegittimante dell’azione di sostegno delle opere cine-audiovisive svolta a livello regionale, con possibile violazione di una norma di rango primario (art. 4 della legge 220/2016 titolato “funzioni e compiti delle Regioni”) e, più in generale, del principio costituzionale di leale collaborazione tra Stato e Regioni che dovrebbe portare ad un necessario coordinamento dell’intervento a livello regionale e statale”.
Durante il seminario di Obiettivo Cinema non sono emerse considerazioni critiche rispetto all’altro decreto in gestazione quello relativo ai “Contributi Selettivi”, che IsICult e Key4biz hanno deciso di pubblicizzare, presentando in anteprima (anzi in esclusiva) nell’edizione di venerdì scorso della rubrica “ilprincipenudo”, curata da IsICult per queste colonne (vedi “Key4biz” del 2 agosto 2024, “Cine-audiovisivo, la bozza del “Decreto Contributi Selettivi””).
Di questo decreto, incredibilmente, ad oggi (lunedì 5 agosto) nessuno ha scritto nulla. D’accordo, siamo ad agosto, ma si tratta di un atto oggettivamente importante (in questo caso un decreto “ministeriale”, non “interministeriale”) che in qualche modo “interagisce” con l’altrettanto importante decreto “Tax Credit”…
Decreto “Contributi Selettivi” (questo ancora in bozza): il Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo chiede correzioni alla Direzione Cinema e Audiovisivo
In relazione al decreto “Contributi Selettivi”, va segnalato che esso – a differenza del decreto “Tax Credit” – è ancora a livello di bozza (non è firmato, protocollato, bollinato…), se è vero che su di esso si è espresso anche il Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo (Csca), presieduto dall’avvocatessa Francesca Assumma: la notizia non è stata rilanciata da nessuno, ma IsICult e Key4biz ritengono che debba essere segnalata.
Dopo il “parere n° 1” del 3 aprile 2024 (con l’approvazione – 8 voti a favore, 3 contro – del “piano di riparto” del Fondo Cinema e Audiovisivo per il 2024, ovvero 696 milioni di euro, a fronte dei 746 milioni dell’anno 2023), lunedì scorso 29 luglio il Consiglio si è riunito ed ha approvato il suo “parere n° 2”, in relazione ad una specifica richiesta pervenuta il 18 luglio dalla Direzione Cinema e Audiovisivo.
Al di là dello sconcerto che emerge osservando che il Csca è stato completamente ignorato dalla Direzione Cinema e Audiovisivo per quanto riguarda il decreto “Tax Credit” (come se non rientrasse tra le sue competenze, il che rappresenta una interpretazione distorta e “repressiva” della stessa legge Franceschini), ben venga che la Dgca abbia chiesto un parere in relazione al decreto “Contributi Selettivi”.
Riteniamo opportuno riportare la decisione del Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo del 29 luglio 2024, che richiede:
« 1. che il Ministero valuti l’opportunità di approvare in tempo utile una norma transitoria di rango primario che consenta, nell’ambito della prima finestra del credito d’imposta per le imprese di produzione cinematografica cui all’art. 15 della Legge 220/2016, di presentare richiesta anche per le opere destinatarie di un contributo selettivo nella produzione di cui agli artt. 26 e 27 della Legge n. 220/2016, a valere su bandi pubblicati dopo il 1° gennaio 2023; tale norma transitoria mira a compensare le tempistiche delle finestre 2024 dei selettivi alla produzione, che non consentiranno di disporre delle graduatorie in tempo utile per l’apertura della prima sessione del tax credit; in questo modo si consentirà una piena entrata in vigore della nuova disciplina sui crediti di imposta alla produzione, sia per quanto riguarda i prodotti di carattere culturale che quelli di mercato, dando spazio a progetti sostenuti nel 2023 che, visti i tempi medi di progettazione dei prodotti cinematografici e audiovisivi, sono da ritenersi ancora attuali;
2. che il decreto specifichi la presenza nei bandi relativi alle singole linee di intervento di limiti massimi di costo di produzione, ai fini dell’accesso al contributo per talune tipologie di opere, in coerenza con l’art. 26 della Legge n. 220/2016 che destina il sostegno prioritariamente alle opere cinematografiche e in particolare alle opere prime e seconde, ovvero alle opere realizzate da giovani autori, ovvero ai film difficili realizzati con modeste risorse finanziarie ovvero alle opere di particolare qualità artistica; che gli stessi limiti massimi di costo siano definiti in coerenza con la normativa in materia di credito di imposta per le imprese di produzione cinematografica di cui all’art. 15 della medesima legge;
3. che l’entità del contributo per le spese istruttorie di cui all’art. 4 sia definito con criteri di proporzionalità, preferibilmente per fasce di costo di produzione, e che il relativo costo possa essere rendicontato. »
Da questo articolato parere, emerge l’esigenza di correzioni in itinere di questi atti, i quali, prima di essere sottoposti alla firma del Ministro o del Direttore Generale: si tratta di decisioni che dovrebbero beneficiare giustappunto di preventiva pubblica discussione con gli operatori del settore.
Che accadrà nei prossimi giorni, fino all’avvio del Festival di Venezia?! L’effervescenza critica sfocerà nell’annuncio di uno sciopero durante la kermesse al Lido?!
Che accadrà nei prossimi giorni, fino all’avvio del Festival di Venezia (che inizia mercoledì 28 agosto per concludersi sabato 7 settembre), è difficile prevederlo.
Nuove riunioni con la Sottosegretaria intorno a Ferragosto?
Impostazione tecnica di un ricorso al Tar o addirittura un’azione legale di denuncia di incostituzionalità?
Annuncio di sciopero proprio in occasione del festival?
Il caldo e le vacanze non stimolano certamente “riunioni” dei protestatari e dei dissidenti, che pure sono previste già in calendario nei prossimi giorni.
C’è chi sostiene – forse con eccessivo ottimismo – che, per la prima volta, si starebbe formando un “fronte unitario”di coloro che vogliono contrastare questo maldestro avvio della riforma della Legge Franceschini.
Al gruppo delle associazioni dei produttori indipendenti, si affiancano movimenti nuovi come Siamoaititoli dicoda ed il Registro Attrici e Attori Italiani (Raai), lavoratori di varie categorie anche sganciati dalle logiche del sindacato…
Dall’alto della nostra esperienza (ultratrentennale), riteniamo che le chance di organizzare e strutturare una “resistenza” siano veramente limitate, perché temiamo finirà per prevalere il soggettivismo di ognuno.
Quante erano le sigle che hanno organizzato la manifestazione al Cinema Adriano il 5 aprile 2024, “Vogliamo che ci sia ancora un domani”? Decine e decine.
Quale è stato il risultato di quella mobilitazione? La Sottosegretaria non accolse l’invito dei promotori.
Sostanzialmente nullo, alla luce del decreto del 10 luglio 2024.
Non a caso, usavamo l’aggettivazione… “soft” per descrivere su queste colonne quell’iniziativa di “agitazione” (vedi “Key4biz” del 5 aprile 2024, “Mattinata di agitazione ‘soft’ da parte di (quasi) tutta l’industria cinematografica e audiovisiva. Assente la Sottosegretaria Borgonzoni”).
Si ha ragione di ritenere che se questi “stakeholder” vogliono realmente incidere nei processi decisionali del Governo su queste materie, non resta altro che radicalizzare, alzare il tiro, usare le “maniere forti”…
Emanuele Caruso, nel concludere il suo seminario di ieri, prospettava una raccolta di fondi per acquistare pagine su alcuni quotidiani, per rappresentare pubblicamente le ragioni dei protestatari. Caruso rimarcava come questo governo o comunque la politica in generale sia sensibile ormai soprattutto alle operazioni di comunicazione ed immagine. Ahinoi, è l’imperante “politica spettacolo”…
La minaccia di uno sciopero – soprattutto durante la kermesse veneziana – potrebbe essere un’azione concreta: porsi come “guastatori” ovvero dei “guastafeste”… durante il “red carpet”, disturbando la festa di chi gode dei privilegi dell’attuale assetto di potere, potrebbe senza dubbio lanciare un segnale di allarme nei confronti del Governo…
Una questione di metodo (e di democrazia): garantire procedure più trasparenti, pubbliche, condivise
Rispetto alla critica ai processi fin qui messi atto… Si tratta semplicemente di una questione di metodo. Che è – in fondo – anche una questione di democrazia. In questo caso di “democrazia culturale”.
Sarebbe opportuno che il Ministero della Cultura adottasse finalmente procedure più trasparenti, pubbliche, condivise, nella gestazione di atti che determinano effetti importanti nell’economia del settore cine-audiovisivo, accantonando la tecnica di erratiche riunioni ad invito e saltuari incontri a porte chiuse, in occasione dei quali dichiara disponibilità all’interlocuzione con gli “stakeholder”, simpaticamente richiede l’invio di note, e poi… vengono pubblicati i decreti, che spesso ignorano le istanze dei portatori d’interessi (ovvero della gran parte di essi)!
Basterebbe pubblicare formalmente sul sito della Dgca una “bozza” dei decreti, chiedere a tutti gli interessati di far pervenire commenti e proposti, ma in modalità aperta e pubblica, rendendo possibile la conoscenza collettiva delle posizioni di ognuno e la condivisione dei pareri. Come si usa nelle consultazioni pubbliche e nelle pubbliche audizioni.
Ciò non è avvenuto, e quindi oggi si “scoprono” improvvisamente (dopo oltre un anno di esasperante attesa e blocco del settore) testi che vengono dati per definitivi (ahinoi, sono definitivi), azzerando il margine di intervento: è questo un processo trasparente e democratico di “policy making” culturale? La risposta è netta ed univoca: no.
Ed in questo il governo guidato da Giorgia Meloni non ha innovato alcunché, riproducendo le pratiche del passato.
Il perdurante mistero delle nuove “Commissioni Esperti” cinema e audiovisivo del Ministero della Cultura: il Ministro firmerà il decreto a Ferragosto… a sorpresa, con totale assenza di invito a presentare le candidature e deficit procedura pubblica di comparazione dei curricula?!
Un altro esempio? Da metà marzo, è cessata dalle sue funzioni la “Commissione Esperti” (i cosiddetti “15 saggi”), chiamata ad esprimersi sui “contributi selettivi” (era stata nominata dal ministro “dem” Dario Franceschini, previo avviso a presentare candidature).
Sono trascorsi oltre 4 mesi da allora.
Si ricordi che la Legge di Bilancio 2024 ha assegnato al Ministro una delega per riformare la struttura e l’organizzazione di questo organismo, destinato ad essere strutturato in due commissioni, una focalizzata sula “produzione” ed una sulla “promozione”. Con gli esperti finalmente beneficiari di un compenso.
IsICult ed altri hanno invitato più volte – anche su queste colonne – il Ministro a promuovere un avviso pubblico per la presentazione di candidature, ben precisando i pre-requisiti e magari attivando una procedura comparativa analizzando i curricula…
Un manipolo di associazioni dell’anima creativa del settore ovvero 100autori e Anac e Wgi due mesi fa hanno richiesto al Ministro che le Commissioni siano formate in modo da “garantire ancora di più il livello di competenza e di imparzialità degli esperti che dovrà nominare nelle prossime settimane, scegliendoli tra i professionisti della materia, quali sceneggiatori, registi, produttori, distributori ed esercenti nel pieno dell’attività” (vedi “Key4biz” del 13 maggio 2024, “Associazioni degli autori cinematografici e audiovisivi sollecitano al Mic la formazione delle nuove ‘commissioni esperti’”).
Sono trascorsi oltre due mesi da allora, e nessuna reazione è pervenuta né dal Ministro Sangiuliano né dalla Sottosegretaria Borgonzoni. Silenzio assoluto, rotto soltanto dalle reiterate segnalazioni di allarme ed attesa di IsICult e Key4biz e da una noterella lanciata da Dagospia, che riportava alcuni (improbabili) nomi che sarebbero presenti nella bozza (secretata) dell’elenco della eletta schiera.
Trasparenza zero. Eppure queste commissioni avranno un ruolo centrale nel “governo” del prossimo intervento dello Stato nel settore.
Lo scenario che si prospetta nelle prossime settimane non è esattamente entusiasmante.
Clicca qui per la videoregistrazione (sul canale YouTube di Obiettivo Cinema) del webinar “Il nuovo Tax Credit 2024*. Novità e modalità di accesso”, a cura di Emanuele Caruso, tenutosi il 4 agosto 2024
Clicca qui per le slide presentate in occasione del webinar “Il nuovo Tax Credit 2024*. Novità e modalità di accesso”, a cura di Emanuele Caruso (Obiettivo Cinema srl), tenutosi il 4 agosto 2024
Clicca qui, per il “parere n° 2” approvato dal Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo (Csca) del Ministero della Cultura, in relazione alla bozza di decreto cosiddetto “Contributi Selettivi” (“Decreto ministeriale recante ‘Disposizioni applicate in materia di contributi selettivi di cui all’art. 26 della Legge 14 novembre 2016, n. 220”), in occasione della riunione del 29 luglio 2024, Ministero della Cultura, Santa Croce in Gerusalemme, Roma
[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.