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Industria 4.0. Report Banca d’Italia, 50% imprese lombarde ha investito in tecnologie digitali

Tra il 2001 e il 2016 il prodotto interno lordo (Pil) della Lombardia è cresciuto a un tasso in media superiore a quello italiano, ma inferiore a quello di un gruppo di regioni europee che all’inizio degli anni Duemila risultavano a essa omogenee per PIL pro capite, tasso di occupazione e struttura produttiva.

La Lombardia ha continuato a occupare più addetti in attività a più basso contenuto tecnologico, pur registrando incrementi nell’occupazione nei comparti manifatturieri a medio-alta tecnologia. Il ritardo nella spesa e negli addetti in ricerca e sviluppo e nell’attività brevettuale si è ampliato, mentre minore è la presenza di laureati e aumenta la quota di giovani non inseriti nel mondo del lavoro, né coinvolti in percorsi di studio o formazione; sono stati invece colmati i ritardi tecnologici nelle infrastrutture di connessione alla banda larga.

Così si legge nel Rapporto annuale sul 2016 “L’economia della Lombardia” della Banca d’Italia, presentato ieri pomeriggio a Milano e dedicato allo stato dell’economia nella regione, alla finanza, al mercato del credito, quindi le famiglie, la produttività, la crescita e l’innovazione tecnologica.

Negli ultimi quindici anni la Lombardia ha perso posizioni rispetto alle regioni europee a essa simili per grado di sviluppo e struttura produttiva, in termini di reddito pro capite e di capacità innovativa delle imprese”, si afferma nel documento, ma “le indicazioni per l’anno in corso sono favorevoli”.

Riferendosi alle misure del Governo per la proroga agli incentivi (iperammortamento),Il miglioramento dell’attività si è intensificato nel primo trimestre” e, nei programmi delle imprese, l’accumulazione di capitale dovrebbe consolidarsi, grazie anche alle agevolazioni fiscali previste per gli investimenti nelle nuove tecnologie digitali”.

“Le condizioni di accesso al credito, generalmente distese, sosterrebbero il recupero dell’attività e degli investimenti”, è precisato nell’introduzione al Report.

Per quel che riguarda la capacità innovativa, per favorire l’innovazione produttiva negli ultimi anni il legislatore italiano ha previsto agevolazioni e incentivi per le startup innovative.

Nel 2016 c’erano in Lombardia oltre 1.500 startup innovative, quasi un quarto di quelle italiane; l’85% operava nei servizi e le attività prevalenti erano la produzione di software, la consulenza nel settore delle tecnologie dell’informatica e la ricerca scientifica.

La partecipazione delle persone all’economia della conoscenza può essere coadiuvata dall’uso delle tecnologie digitali, che permettono – soprattutto ai giovani – di inserirsi nelle attività economiche avanzate”, spiegano i ricercatori della Banca d’Italia.

In questo senso la Commissione europea ha riconosciuto nella banda larga uno degli strumenti più rilevanti per favorire l’utilizzo delle attività digitali. Nel 2015 la Lombardia ha sostanzialmente colmato il divario che in precedenza aveva con i paesi della UE e del cluster, passando al 78% delle famiglie connesse, dal 36,0 per cento nel 2008”.

D’altronde, nelle economie moderne “l’attrattività e la competitività dei territori è favorita dalla presenza di lavoratori altamente qualificati”, indispensabili per facilitare l’innovazione e lo sviluppo di attività economiche avanzate.

Con il 19,3% delle persone tra i 25 e i 64 anni di età che nel 2015 avevano conseguito livelli di istruzione terziaria (che possiedono quindi almeno un diploma di laurea triennale) la Lombardia si è collocata in una posizione lievemente migliore della media nazionale (17,6 per cento), ma ha mostrato un ampio ritardo rispetto alla media dell’Unione europea (Ue).

Relativamente al settore manifatturiero, l’espansione è proseguita nel 2016, in un contesto di incremento degli ordini, interni ed esteri. Il fatturato è aumentato in modo più accentuato per le imprese esportatrici e per quelle che negli ultimi anni hanno investito di più, intensificando anche l’attività di ricerca e sviluppo. Il 50% delle imprese ha investito nelle nuove tecnologie digitali e la frequenza potrebbe aumentare in considerazione dei piani di accumulazione per il 2017.

Per il 10% degli operatori gli investimenti in tali tecnologie hanno rappresentato più di un quinto del totale. L’accumulazione in strumenti dell’Industria 4.0 è più frequente tra le imprese di maggiori dimensioni e, a livello settoriale, nei comparti della metalmeccanica, della chimica e del tessile.

Le aziende che hanno investito in tecnologie digitali avanzate hanno segnalato, più spesso delle altre, come problematico il reperimento di figure professionali con competenze adeguate nell’ultimo biennio.

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