Il fatturato dell’industria italiana costruttrice di beni strumentali continuerà a crescere anche nel 2018 del 5,8%, secondo le nuove stime di Federmeccanica, superando i 49 miliardi. L’export salirà del 5%, a 33,3 miliardi, mentre il consumo arriverà a 26 miliardi circa, il 7,1% in più rispetto al 2017, trainando soprattutto le consegne interne che saliranno, del 7,5%, a 16 miliardi.
Crescerà comunque anche l’import, del 6,4%, a 9,8 miliardi.
Un dato positivo, hanno commentato dalla Federazione nazionale delle associazioni dei produttori di beni strumentali, fondamentali per i processi manifatturieri dell’industria e anche dell’artigianato, che continua a mostrare trend di crescita negli ultimi anni: “La ripresa del mercato interno – ha affermato Sandro Salmoiraghi, Presidente di Federmacchine – dimostra che i provvedimenti di super e iperammortamento hanno funzionato e stanno tuttora funzionando ma, se vogliamo continuare a recitare un ruolo di primo piano nello scenario internazionale, non possiamo fermarci proprio ora. Dobbiamo premere sull’acceleratore dell’innovazione”.
“La richiesta di credito, rivolta dalle Pmi alle banche è decisamente diminuita. Un ulteriore indicatore, questo, del miglioramento dello stato di salute della nostra manifattura. Anche sulla base di queste indicazioni chiediamo alle autorità di governo di metterci nelle migliori condizioni per lavorare. Industria e Impresa 4.0 hanno fatto molto ma possono, se prolungati, contribuire ancora di più a nuovi e necessari sviluppi e aggiornamenti del tessuto manifatturiero italiano”, ha precisato il Presidente di Federmacchine.
In effetti, dando un’occhiata ai dati, nel 2017 il fatturato dell’industria italiana costruttrice di beni strumentali si è attestato a 46,6 miliardi di euro, segnando un incremento del 9,7% rispetto all’anno precedente.
Nel 2016, invece, si era attestato a 42,5 miliardi di euro, segnando anche in quel caso un incremento del 3,5% su base annua.
I beni strumentali, come detto, sono fondamentali per il sistema manifatturiero nazionale (non solo italiano, ma di ogni altro Paese), perché funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale delle imprese, in perfetta sintonia con il modello Industria 4.0.
Prendendo la lista dei beni strumentali che rientrano tra quelli incentivabili (super ammortamento e iper ammortamento), si trovano diverse tecnologie abilitanti la trasformazione digitale dell’industria, tra cui: sistemi computerizzati, un ampio ventaglio di macchine utensili parzialmente e totalmente automatizzate, sistemi per l’interconnessione e il tele monitoraggio, reti di sensori, sistemi per le comunicazioni machine to machine (M2M) e per l’Industrial internet of things, dispositivi, strumentazione e componentistica intelligente per l’integrazione, la sensorizzazione e/o l’interconnessione e il controllo automatico dei processi dei sistemi di produzione, tecnologie RFID (Radio Frequency Identification) per la tracciabilità dei lotti e molto altro ancora (tra cui intelligenza artificiale, realtà aumentata e virtuale, cloud, sistemi di comunicazione uomo-macchina avanzati).
“Il positivo andamento previsto per il 2018, farà crescere ancora l’occupazione nel nostro settore che salirà a 193.000 addetti (+0,7%). Questo solo per dire che l’occupazione cresce quando c’è lavoro; il lavoro non può essere creato in altro modo”, ha spiegato Salmoiraghi.
“Sul fronte estero, la crescente complessità del contesto rende la competizione economica anno dopo anno sempre più aspra e serrata, complicata anche dall’atteggiamento protezionista delle grandi potenze economiche mondiali: Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, tutti mercati di sbocco della nostra offerta. E purtroppo cresce la diffidenza anche all’interno della stessa Europa”.
Per quanto riguarda l’export, secondo i dati in possesso di Federmeccanica, i principali mercati di sbocco dell’offerta italiana sono risultati: Germania (3,4 miliardi di euro, +8,1%), Stati Uniti (3 miliardi di euro, +2,6%), Cina (2,1 miliardi, +14%), Francia (2,1 miliardi, +5,5%) e Spagna (1,3 miliardi, +7,6%).
Con particolare riferimento all’area Asean (Association of South-East Asian Nations), l’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico, le esportazioni italiane nell’ultimo quadriennio hanno registrato un trend di incremento praticamente costante: nel 2017, le vendite nell’area si sono attestate a 1,1 miliardi di euro, il 6,3% in più rispetto al 2016, ma addirittura il 20% in più rispetto al valore registrato nel 2013.
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