l'analisi

Indipendenza digitale, il ruolo (troppo spesso assente) del board nelle decisioni tech

di Massimo Manzari |

Gli ultimi incidenti di cybersecurity parlano chiaro: la posta in gioco è alta, e lo sarà sempre di più. Ma le scelte tecnologiche strategiche, quelle che determinano sicurezza, resilienza e competitività, sono davvero presidiate dal board?

Un caso tipico: un’azienda affida a dei consulenti lo sviluppo di un’applicazione fondamentale, i quali, a loro volta, si appoggiano a ulteriori fornitori esterni, inclusi i provider di infrastrutture cloud. Se un anello della catena cede (ad esempio, un attacco hacker a un fornitore secondario), i dati dei clienti, ed altre informazioni, finiscono nelle mani sbagliate.

Che si fa in questi casi? Talvolta si nega l’accaduto, oppure si dirama un comunicato in cui si enumerano i fornitori responsabili, mentre internamente si scatena la caccia al capro espiatorio. In primis, infatti, la responsabilità ricade sul delegato di turno, che sia un moderno CAIO o un più tradizionale CISO. Dal lato degli utenti, purtroppo spesso manca la piena consapevolezza dei rischi: si assiste magari a qualche protesta sporadica sui social, ma con effetti limitati. E quando i clienti perdono fiducia, non conta chi abbia scritto il codice: è il brand dell’azienda a pagare il prezzo più alto.

Non si tratta di uno scenario ipotetico, perché queste situazioni avvengono quasi quotidianamente.

E la responsabilità giuridica di tutto ciò, in ultima analisi, è del board.

Cosa possiamo imparare da questi accadimenti?

  • Non è (solo) questione di trovare un colpevole: il primo insegnamento è che l’autonomia digitale non è un lusso, ma un prerequisito competitivo.
  • Delegare in blocco tecnologie critiche: significa consegnare a terzi la chiave del proprio presente e del proprio futuro.
  • Trasparenza e controllo: vanno assicurati in ogni nodo della filiera digitale, per proteggere clienti, dipendenti e stakeholder.
  • Rischio geopolitico: in un contesto segnato da dazi e tensioni internazionali, ignorare la possibile dipendenza da fornitori esteri può avere conseguenze irreversibili.

In definitiva, la governance deve cambiare, perché i board non possono più delegare in maniera acritica il destino digitale delle proprie imprese e dei relativi profitti.

Perché la dipendenza da terzi è una minaccia esistenziale

  1. Non è un dettaglio tecnico: la dipendenza tecnologica è una variabile che può incidere sulla sopravvivenza stessa dell’azienda.
  2. La business continuity non si negozia: un solo anello debole può fermare l’intera operatività aziendale.
  3. La consapevolezza è fondamentale: sapere chi ha accesso ai dati e come li gestisce conta più di qualsiasi algoritmo all’avanguardia.
  4. Open source come via concreta: non è un’utopia per idealisti, ma una strada pragmatica per ridurre i vincoli e aumentare la sicurezza.
  5. La reputazione è fragile: un incidente informatico può causare danni ben superiori a un semplice bilancio in rosso.

Non è destino: l’autonomia si può costruire

La compliance deve evolversi, diventando una “sentinella attiva” anziché un mero adempimento burocratico. Le società di consulenza, dal canto loro, dovrebbero guidare i clienti verso l’indipendenza, invece di creare nuove dipendenze che mettono a rischio la continuità del business.
L’open source merita fiducia: non è solo per visionari, ma una scelta pragmatica a sostegno della sicurezza, della trasparenza e dell’autonomia.

I board, dal canto loro, non possono limitarsi a misurare i profitti: la strategia digitale rientra fra le loro responsabilità. Esternalizzare la gestione della tecnologia senza una visione d’insieme può compromettere la libertà d’impresa e la continuità operativa.

Un cambio di mentalità: strategia digitale come core business

Se i vertici aziendali si focalizzano unicamente sul profitto a breve termine, rischiano di essere rimpiazzati da un algoritmo. Serve un cambio di prospettiva: la strategia digitale non è un accessorio, ma parte essenziale del core business. Solo così è possibile costruire strutture organizzative che tutelino l’autonomia delle imprese, in un’ottica di responsabilità d’impresa concreta.

Questa è una sveglia per i board: non si tratta di cercare colpevoli, ma di assumersi la responsabilità strategica di scelte che incideranno sul futuro dell’azienda.

“Abbiamo preso il controllo del nostro presente e futuro digitale”

Immaginate di uscire da una riunione con questa certezza. Non è un’illusione: è una scelta consapevole che richiede coraggio, ma ripaga in termini di resilienza e fiducia. Non basta inseguire le mode tecnologiche o implementare soluzioni senza un piano organico. I board devono farsi promotori di una visione chiara e di investimenti reali in:

  • Competenze interne
  • Soluzioni aperte
  • Governance integrata
  • Ricerca e sviluppo

L’indipendenza digitale non è un’utopia, ma un percorso di crescita sostenibile che rafforza solidità e fiducia nel lungo periodo. Se i board si limitano a rincorrere l’ennesima tendenza, corrono il serio rischio di essere rimpiazzati, presto o tardi, da un algoritmo.

Invito all’azione: Indipendenza Digitale, l’evento il 27 maggio a Roma

Ho illustrato le ragioni per cui il board di un’impresa deve smettere di stare in platea e salire sul palco, diventando protagonista delle scelte digitali. È un tema su cui lavoro da anni, e i segnali che la governance dell’innovazione richieda una rivisitazione del ruolo dei board d’impresa sono emersi in modo evidente sin dai tempi dell’emergenza sanitaria, quando una digitalizzazione attuata in emergenza ha rivelato i limiti di un approccio delegato e poco strategico. Ora altri trend impongono riflessioni vitali per tutti noi, il tempo è adesso.


Per questo, il 27 maggio, partecipa come attore protagonista a Indipendenza Digitale: un incontro riservato ai leader che desiderano condividere strategie, competenze ed esperienze concrete per guidare il cambiamento.

Vuoi capire realmente come si crea questa nuova governance? Unisciti alla community che sta nascendo su https://www.indipendenzadigitale.eu e diventa parte attiva del cambiamento.

Postfazione: dazi, tensioni geopolitiche e governance lungimirante

In un momento storico in cui dazi e tensioni internazionali possono stravolgere le regole del mercato, diventa ancora più evidente che il profitto non è un semplice dato da calcolatrice, bensì il frutto di scelte strategiche, comportamenti responsabili e competenze solide. Senza questa consapevolezza, i board rischiano di essere rimpiazzati da un’applicazione di Intelligenza Artificiale, soprattutto se il loro unico merito è far quadrare (momentaneamente) i conti ricorrendo a mere alchimie finanziarie e tagli dei costi, o peggio ancora, ad azioni prive di una visione di lungo periodo.

Conclusione

La vera forza di un’impresa risiede nella capacità di unire visione strategica e responsabilità nelle scelte digitali. Non serve a nulla scaricare le colpe sugli altri o attendere passivamente che una procedura, uno standard o un algoritmo, per quanto efficiente, risolva al posto nostro la questione della responsabilità d’impresa.

L’indipendenza digitale è una costruzione costante che parte dalla consapevolezza del board e si estende a tutti i livelli dell’organizzazione, tutelando la competitività e la fiducia degli stakeholder.

È una questione di consapevolezza e di libero arbitrio.

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