L’Italia scala posizioni nella classifica europea della digitalizzazione dell’economia, e nell’indice DESI 2021 stilato dalla Commissione Ue relativo al 2020 si colloca al 20esimo posto scalando cinque posizioni rispetto all’anno precedente. L’Italia continua a soffrire sul fronte delle competenze digitali, mentre il tasso di copertura 5G nelle aree abitate è ancora ferma all’8% a fronte di un tasso di preparazione del 60%. Pesano le difficoltà burocratiche per la realizzazione degli impianti.
Copertura a banda larga
Nel corso del 2020 l’Italia ha compiuto alcuni progressi in termini sia di copertura che di diffusione delle reti di connettività, con un aumento particolarmente significativo della diffusione dei servizi di connettività che offrono velocità di almeno 1 Gbps. Tuttavia il ritmo di dispiegamento della fibra è rallentato tra il 2019 e il 2020 e sono necessari ulteriori sforzi per aumentare la copertura delle reti ad altissima capacità e del 5G e per incoraggiarne la diffusione.
Ritardo sul capitale umano
L’Italia è significativamente in ritardo rispetto ad altri paesi dell’UE in termini di capitale umano. Rispetto alla media UE, registra infatti livelli di competenze digitali di base e avanzate molto bassi. La percentuale di utenti online italiani che utilizzano servizi di amministrazione online (e-government) è aumentata dal 30 % nel 2019 al 36 % nel 2020, ma è ancora nettamente al di sotto della media UE. Anche l’uso dei fascicoli sanitari elettronici da parte dei cittadini e degli operatori sanitari rimane disomogeneo su base regionale.
Connettività nel PNRR
PMI
La maggior parte delle piccole e medie imprese italiane (il 69 %) ha raggiunto almeno un livello base di intensità digitale, una percentuale ben al di sopra della media UE (60 %). Le imprese italiane fanno registrare ottimi risultati nell’uso della fatturazione elettronica, sebbene permangano lacune nell’uso di tecnologie quali i big data e l’intelligenza artificiale, nonché nella diffusione del commercio elettronico. La legislazione adottata nel 2020 prevede riforme volte ad accelerare la diffusione della banda larga, compreso il 5G, e a semplificare e accelerare la digitalizzazione dei servizi pubblici. Nel 2020 e nel 2021 si è registrata una forte accelerazione nell’adozione di importanti piattaforme abilitanti per i servizi pubblici digitali da parte delle pubbliche amministrazioni.
Nuova spinta dal PNRR
Si prevede che le nuove riforme previste dal piano nazionale per la ripresa e la resilienza daranno un ulteriore impulso alla digitalizzazione dei servizi e alla modernizzazione della pubblica amministrazione in tutto il paese. Negli ultimi anni si è prestata maggiore attenzione alla pressante necessità di adottare misure volte a ridurre importanti lacune nelle competenze digitali. Nel 2020 l’Italia ha varato la sua prima Strategia Nazionale per le Competenze Digitali e un Piano Operativo correlato che elenca oltre 100 azioni specifiche e fissa obiettivi ambiziosi per il 2025. Il governo ha inoltre esteso le agevolazioni fiscali nell’ambito del piano Transizione 4.0, che sarà sostenuto dal piano per la ripresa e la resilienza, e ha preselezionato i poli che saranno inseriti nella rete dei poli europei di innovazione digitale. Il piano nazionale per la ripresa e la resilienza prevede una tabella di marcia ambiziosa, con riforme e investimenti relativi a tutti gli aspetti del DESI.
Il digitale nel piano per la ripresa e la resilienza dell’Italia (PNRR) Il piano italiano per la ripresa e la resilienza è il più ampio dell’UE, per un valore totale di circa 191,5 miliardi di EUR. Il 25,1 % di tale importo (circa 48 miliardi di EUR) è destinato alla transizione digitale.
Il gap delle competenze digitali
L’Italia si colloca al al 25mo posto per capitale umano. Solo il 42 % delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede perlomeno competenze digitali di base (56 % nell’Ue) e solo il 22 % dispone di competenze digitali superiori a quelle di base (31 % nell’Ue).
La percentuale di specialisti Tic in Italia è pari al 3,6 % dell’occupazione totale, ancora al di sotto della media Ue (4,3 %). Solo l’1,3 % dei laureati italiani sceglie discipline Tic, un dato ben al di sotto della media Ue, mentre la questione di genere è nella media.
“In conclusione, l’Italia deve far fronte a notevoli carenze nelle competenze digitali di base e avanzate, che rischiano di tradursi nell’esclusione digitale di una parte significativa della popolazione e di limitare la capacità di innovazione delle imprese. La Strategia Nazionale per le Competenze Digitali rappresenta un risultato importante e un’opportunità per colmare questo divario” sottolinea il rapporto.
Scarica l’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) 2021 – Italia