L’Italia guadagna un po’ di terreno nel suo percorso di digitalizzazione della società e si piazza al diciottesimo posto su 27 stati membri in Europa nell’indice Desi, rispetto al ventesimo posto del 2021. Un percorso faticoso, irto di ostacoli di ogni genere, in primo luogo culturali, che quest’anno però vede il nostro paese scalare due posizioni nella classifica europea del DESI, il Digital Economy and Society Index 2022, considerato il benchmark europeo della digitalizzaizone. Un buon risultato, tutto sommato, anche perché qualche anno fa eravamo ancora al 25esimo posto e negli ultimi 5 anni siamo il paese che più è cresciuto, anche perché partivamo molto indietro. E siamo anche molto indietro per copertura in fibra a banda ultralarga rispetto alla media Ue. Siamo invece in testa alla classifica della copertura 5G nelle aree urbane. “L’Italia sta guadagnando terreno e, se si considerano i progressi del suo punteggio DESI negli ultimi cinque anni, sta avanzando a ritmi molto sostenuti – si legge nel Desi a proposito dell’Italia – Negli ultimi anni le questioni digitali hanno acquisito attenzione politica, in particolare grazie all’istituzione di un ministero per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, all’adozione di varie strategie chiave e al varo di molte misure strategiche”.
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Colao, ‘Italia migliora grazie a Pnrr digitale’
“L’Italia continua a fare progressi nell’indice Desi della Commissione Europea, che monitora il grado di digitalizzazione dei Paesi membri, posizionandosi al 18esimo posto e migliorando di due posizioni rispetto al 2021.
L’indice 2022 migliora grazie alle componenti connettività e integrazione delle tecnologie digitali. In questi mesi abbiamo assegnato tutti i bandi del Pnrr con l’obiettivo di portare la rete veloce in tutte le case degli italiani, nelle scuole e nelle strutture sanitarie. Con questo grande lavoro, l’Italia sarà il primo Paese in Europa ad avere reti ad altissima velocità fisse e mobili in anticipo rispetto agli obiettivi europei.
Sono i primi passi di un percorso che ci porterà entro quattro anni tra i Paesi di testa dell’Ue grazie agli investimenti del Pnrr. Quello di oggi infatti è certamente un dato positivo e incoraggiante, ma non del tutto soddisfacente. Siamo ancora indietro rispetto alla media europea nella dimensione relativa al capitale umano. Anche se quest’anno registriamo un piccolo miglioramento, c’è ancora molto lavoro da fare nel lungo periodo per aumentare le competenze digitali di tutti. Abbiamo anche un gap da colmare nella digitalizzazione dei servizi pubblici, per i quali stiamo già realizzando molte delle iniziative previste dal Pnrr e stiamo allocando le risorse a Pa locali e centrali.
In questo anno e mezzo di lavoro al governo ci siamo posti obiettivi ambiziosi, abbiamo gettato fondamenta solide per la digitalizzazione del Paese e ora disponiamo degli strumenti e delle capacità per farlo. Sarà fondamentale continuare sulla strada tracciata per raggiungere questo obiettivo”. Così il Ministro per l’innovazione e la Transizione digitale, Vittorio Colao.
Non perdere il treno del Pnrr
In altre parole, l’Europa ci riconosce il lavoro fatto, il digitale è diventato un tema di rango politico e l’istituzione del ministero della Transizione Digitale è piaciuta, ma detto questo il percorso va continuato. “Dando continuità alle iniziative intraprese e sfruttando i molti punti di forza di cui il paese dispone, l’Italia potrebbe migliorare ulteriormente le proprie prestazioni nell’ambito del DESI. Il piano per la ripresa e la resilienza, che è il più cospicuo d’Europa, le offre i fondi necessari per accelerare la trasformazione digitale – si legge – Il paese dispone poi di una robusta base industriale e di comunità di ricerca in settori chiave come l’intelligenza artificiale, il calcolo ad alte prestazioni e la quantistica. Questi punti di forza si potrebbero sfruttare per dispiegare il digitale in tutti i settori dell’economia, nel pieno rispetto dell’approccio antropocentrico propugnato dai principi digitali”.
In altre parole, la Ue ci sprona a non perdere il treno del Pnrr per portare avanti un processo di digitalizzazione che ci vede comunque un ritardo.
Resta il problema delle digital skill e delle conoscenze specialistiche
Dagli indicatori di quest’anno “emerge che l’Italia sta colmando il divario rispetto all’Unione europea in fatto di competenze digitali di base; ancor oggi però oltre la metà dei cittadini italiani non dispone neppure di competenze digitali di base. La percentuale degli specialisti digitali nella forza lavoro italiana è inferiore alla media dell’UE e le prospettive per il futuro sono indebolite dai modesti tassi di 1 Cfr. la sezione 1.3 dei capitoli tematici del DESI 2022. Indice di digitalizzazione dell’economia e della società 2022 Italia 4 iscrizione e laurea nel settore delle TIC”, si legge.
Connettività, ancora indietro la fibra
Per quanto riguarda la connettività “si sono registrati progressi in termini di diffusione dei servizi a banda larga e di realizzazione della rete. Rimangono alcune carenze per quanto riguarda la copertura delle reti ad altissima capacità (compresa la fibra fino alla sede dell’utente), che è ancora molto indietro rispetto alla media UE, nonché rispetto all’obiettivo del decennio digitale di una copertura universale entro il 2030”, si legge. Nessun accenno nel documento al fatto che gli obiettivi di connettività a 1Gbps e di copertura del paese nel nostro paese sono stati ambiziosamente anticipati al 2026 e che a maggior ragione per questo motivo dovremo accelerare per restare nei tempi.
Carenza in big data e intelligenza artificiale
Se le nostre aziende si stanno muovendo sul fronte del digitale, con il 60% che ha almeno un livello base di “intensità digitale”, lo stesso non si può dire per altre tecnologie limitrofe: big data e intelligenza artificiale sono indietro.
Servizi digitali della PA, Italia sotto la media Ue: soltanto il 40% dei cittadini li usa (ma in crescita del 10% rispetto al 2020)
L’Italia sta compiendo progressi nell’offerta di servizi pubblici digitali, riducendo così le distanze rispetto alla media UE. “È necessario proseguire negli sforzi già intrapresi per consentire all’Italia di realizzare l’obiettivo del decennio digitale relativo alla disponibilità online del 100 % dei servizi pubblici principali per le imprese e i cittadini dell’Unione, e di rendere pienamente operativi i fascicoli sanitari elettronici. Benché solo il 40 % degli utenti di internet italiani faccia ricorso ai servizi pubblici digitali (rispetto a una media UE del 65 %), tale indicatore ha registrato una crescita considerevole negli ultimi due anni (con un aumento di 10 punti percentuali tra il 2020 e il 2022)”.
Un trend quindi positivo, e guardando al bicchiere mezzo pieno ciò significa che strumenti come lo Spid e l’Anpr stanno prendendo piede, così come l’app IO. “L’introduzione e la diffusione dei fascicoli sanitari elettronici rimangono tuttavia limitate e disomogenee da una regione all’altra”, si legge.
Pnrr, bandi connettività apprezzati a livello Ue
Il piano per la ripresa e la resilienza sta imprimendo un ulteriore impulso e sta accelerando i progressi. “Tra gennaio 2021 e marzo 2022 il governo ha indetto gare d’appalto pubbliche per promuovere lo sviluppo della connettività fissa Gigabit e della copertura mobile 5G nelle aree a fallimento di mercato. Per sostenere la domanda, inoltre, il governo ha varato un regime di voucher dedicato alle piccole e medie imprese, con una dotazione totale di oltre 600 milioni di euro, che agevola l’attivazione delle connessioni internet a banda larga da 30 Mbps a più di 1 Gbps con una larghezza di banda minima garantita”, si legge.
Ovviamente la speranza è che con il nuovo governo che scaturirà dalle elezioni del prossimo 25 settembre la propulsione digitale non perda slancio. Anche perché nel quadro del Pnrr ci troviamo in mezzo al guado, fra la fase di aggiudicazione e quella di realizzazione pratica e concreta dei progetti di posa delle nuove reti.
Il digitale nel piano per la ripresa e la resilienza dell’Italia (PNRR)
Il piano per la ripresa e la resilienza dell’Italia, che è il più cospicuo dell’intera Unione europea, ammonta a 191,5 miliardi di EUR. Il 25,1 % di tale importo (ossia 48 miliardi di EUR) è destinato alla transizione digitale. Nel contesto della prima richiesta di pagamento, l’Italia ha raggiunto 51 milestone e target. Alcuni di questi riguardavano misure nel settore del digitale, quali ad esempio: la riforma “Cloud first e interoperabilità”, comprendente la nuova strategia Cloud e modifiche legislative che introducono incentivi e obblighi per l’adozione del cloud da parte delle pubbliche amministrazioni; la riforma degli appalti nel settore delle TIC, che razionalizza e accelera il processo di appalto per servizi e beni TIC; la pubblicazione degli inviti a manifestare interesse per la selezione di progetti nel quadro di “Importanti progetti di comune interesse europeo” (IPCEI), tra cui “Microelettronica II” e “Infrastrutture e servizi cloud di prossima generazione”; l’istituzione del programma nazionale per la garanzia di occupabilità dei lavoratori e del Piano Nazionale Nuove Competenze. Nel contesto della seconda richiesta di pagamento, l’Italia dovrebbe aggiudicare tutti gli appalti per le cinque misure di connettività comprese nel piano, che ammontano in totale a 6,7 miliardi di EUR: “Italia a 1 Giga”, “Italia 5G”, “Scuole connesse”, “Sanità connessa” e “Collegamento isole minori”. Il paese dovrebbe inoltre assegnare i finanziamenti per gli IPCEI nel giugno 2022, e selezionare l’elenco dei partecipanti ai progetti entro la metà del 2023. Sulla base della decisione di esecuzione del Consiglio sul piano per la ripresa e la resilienza dell’Italia, tra gli altri investimenti e riforme associati a milestone e target da realizzare nel 2022 figurano misure volte a:
· promuovere la digitalizzazione delle scuole (“Scuola 4.0”) e migliorare la formazione professionale (la riforma del sistema di formazione professionale terziaria “ITS”);
· potenziare il sistema dei centri di ricerca e di trasferimento tecnologico, che potrebbe estendersi a settori quali la simulazione avanzata e i big data, la quantistica, l’industria 4.0 o l’intelligenza artificiale;
· accelerare la modernizzazione della pubblica amministrazione, con il completamento dell’infrastruttura cloud nazionale (Polo Strategico Nazionale) nonché della Piattaforma Digitale Nazionale Dati, e con l’attuazione di misure volte a rafforzare la sicurezza informatica, già avviate con l’istituzione dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale nel 2021.