L'indagine

Aruba Enterprise e CIONET: cresce spesa digitale per il 61% delle imprese italiane. La spinta dei servizi Trust

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Tra gli effetti principali della digitalizzazione nelle aziende: valorizzazione delle risorse umane (61%), organizzazione più dinamica e reattiva (49%), minore lavoro in presenza (37%). Una transizione rafforzata dai servizi Trust e ancora rallentata da elementi culturali e costi, ma anche dalla mancanza di competenze.

La trasformazione digitale delle imprese nella ricerca Aruba Enterprise

La transizione digitale delle aziende italiane procede bene e anzi potrebbe accelerare, secondo una nuova indagine condotta da Aruba Enterprise e CIONET Italia, con il 61% delle imprese che si sono dette propense ad aumentare gli investimenti nei prossimi anni.

Il 2020 ha rappresentato un po’ l’anno zero per la grande trasformazione digitale del Paese. Complice la tragica pandemia di Covid-19, che ha costretto a casa in lockdown quasi l’intera popolazione italiana, i consumi digitali sono schizzati alle stelle e le aziende hanno dovuto attrezzarsi per far fronte alla domanda che aumentava e alla necessità di più personale in lavoro agile (o smart working) come misure anti contagio.

“Quanto emerge dalla nostra survey rivela che il grado di digitalizzazione delle aziende italiane avrà un ruolo determinante per sostenere la competitività del nostro Paese nello scenario europeo e globale”, ha commentato Vincenzo Maletta, Head of Sales di Aruba Enterprise.

Procedono in questa giusta direzione – ha sottlineato Maletta – le misure previste dal PNRR per gli investimenti in tecnologia, che saranno fondamentali per ripensare tutti i processi aziendali in chiave digitale. Segno che l’agenda politica sta percorrendo concretamente quella trasformazione tecnica e culturale che l’Italia si aspetta”.

Aumenta la spesa delle aziende per la transizione digitale

Di fatto, la stragrande maggioranza delle società ha iniziato da subito ad aumentare i budget per le tecnologie digitali ed informatiche, soprattutto per i servizi cloud e le infrastrutture necessarie.

Se il 61% si è detto propenso ad un aumento della spesa, il 37% continuerà ad investire in linea con quanto fatto negli ultimi anni, solo il 2% si dice dubbioso o addirittura che spenderà meno.

Ulteriori risultati della survey, che ha coinvolto oltre 230 aziende italiane, indicano che per il 61% delle imprese intervistate l’effetto principale della digitalizzazione è la valorizzazione e la crescita delle risorse umane.

Seguono la nascita di un’organizzazione meno strutturata, più dinamica e reattiva, per il 49% degli intervistati, e la possibilità di bilanciare il lavoro in presenza con lo smart working, per il 37%.

Non solo, per quasi un terzo del campione, la digitalizzazione comporta anche un’organizzazione meno gerarchica, che vede diminuire la presenza di “capi funzione” in favore di più responsabili di processo e progetto (31%).

Ruolo e vantaggi dei servizi Trust

Digitalizzare significa inoltre rendere tutto più rapido e semplificare i processi. In particolare, si legge nel comunicato che accompagna i risultati della ricerca, sono i servizi digitali Trust che avranno un ruolo crescente all’interno delle organizzazioni.

Per servizi Trust si intendono, ad esempio, le soluzioni informatiche che consentono l’identificazione certa dell’utente tramite le identità digitali, la dematerializzazione dei processi attraverso prodotti e servizi come la posta elettronica certificata (PEC), la conservazione elettronica di dati, la firma digitale, la fatturazione elettronica, la trasmissione sicura e semplificata di documenti legali e finanziari, la gestione documentale e di tutti i processi autorizzativi.

Nello specifico, i servizi Trust percepiti come “maggior valore aggiunto” dalle aziende, per agevolare il loro processo di dematerializzazione e digitalizzazione, sono diversi.

Nel 63% dei casi si tratta di soluzioni di gestione di processi approvativi e firma, secondo l’indagine, seguiti dai servizi di identità digitale (59%) e da quelli di conservazione digitale (51%).

Il 73% usa spesso o molto spesso tali servizi, il 16% abbastanza, ed è solo l’11% che ancora dichiara di non sfruttare appieno il potenziale dei dati per migliorare il proprio business.

Ultime criticità e barriere

Se da una parte la transizione digitale è riconosciuta dalla maggioranza delle organizzazioni come utile e necessaria, soprattutto per affrontare le grandi sfide del presente e quelle del futuro, c’è sempre una sacca di resistenza al cambiamento.

Stando ai dati emersi, tra le principali causa che rallentano oggi l’innovazione in azienda, troviamo: elementi culturali per il 57% degli intervistati, seguiti dalla complessità dei processi organizzativi per il 54% e dai costi e tempi di implementazione delle soluzioni (52%).

Non sembra, invece, preoccupare la mancanza di competenze digitali interne all’azienda, ritenute un ostacolo per la trasformazione solo nel 19% dei casi.

Pesa ancora la mancanza di competenze

Un dato quest’ultimo, contrasta con le ultime indicazioni provenienti dall’indice DESI 2021, stilato dalla Commissione europea e relativo all’anno 2020.

L’Italia si colloca al 25° posto per capitale umano. Solo il 42 % delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede perlomeno competenze digitali di base (contro la media Ue del 56% e) e solo il 22 % dispone di competenze digitali superiori a quelle di base (media Ue del 31%).

La percentuale di specialisti in tecnologie dell’informazione e della comunicazione in Italia è pari al 3,6% dell’occupazione totale, ancora al di sotto della media Ue, che è del 4,3%.

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