In città si buttano via ancora 36 litri di acqua ogni 100 immessi in rete
Nel nostro Paese si perdono ancora 41 metri cubi al giorno di acqua per ogni km di rete sul territorio metropolitano e provinciale, circa il 36,2% delle risorse idriche in circolazione.
Allargando lo sguardo all’intera rete idrica nazionale, le perdite crescono raggiungendo una media del 43,7%, secondo la Relazione annuale dell’Arera 2020. Dato che peggiora al Sud, con il 52,3% delle risorse idriche immesse in rete e andate perdute.
Dati diffusi dall’Istat in occasione della Giornata mondiale dell’acqua (World Water Day 2022), che nonostante siano assolutamente drammatici, portano comunque con sé un miglioramento rispetto agli anni passati.
Le perdite di acqua dalla rete idrica nazionale ammontavano a 44 metri cubi al giorno per km di infrastruttura nel 2018, per un recupero di oltre un milione di litri l’anno nel 2020.
Lungo le reti di distribuzione dei capoluoghi di provincia/città metropolitana si distribuiscono 236 litri di acqua per abitante e l’anno passato l’86% delle famiglie si è dichiarato soddisfatto del servizio idrico mentre il 65,9% delle persone di 14 anni e più si è detto più attento a non sprecare acqua.
Desertificazione, siccità e risorse idriche razionate
Oggi, circa 1 milione 450mila famiglie italiane del Mezzogiorno subiscono ancora interruzioni della fornitura idrica, mentre una porzione del 20% del territorio italiano è a rischio desertificazione ormai (anche per la diminuzione concomitante della quantità di pioggia caduta durante l’anno, lo sfruttamento intensivo di terra e acqua e l’aumento della temperatura media).
In particolare, secondo studi del CNR, circa un quinto del territorio italiano è in realtà a rischio desertificazione, ma per le regioni meridionali potrebbero questo rischio sale al 41%, per la precisione oltre la metà del territorio in Sicilia, Puglia, Molise e Basilicata.
In Sicilia tale rischio diventa piuttosto serio se è vero che potrebbe divenire desertico il 70% del territorio regionale (il 58% del Molise e il 55% della Puglia).
Se non faremo subito qualcosa, entro la fine del secolo la temperatura media del Mediterraneo centrale potrebbe salire tra +4 e +6°C, secondo quanto dichiarato a Focus da Mauro Centritto, direttore dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio nazionale delle ricerche.
Piccoli risultati che vanno cumulati nel tempo e che in futuro si spera non troppo lontano consentano a tutti noi di arrivare al grande traguardo degli zero sprechi delle risorse idriche, che lo ricordiamo sono assolutamente vitali per la nostra sopravvivenza e per la nostra alimentazione.
Si torna anche ad investire nel settore idrico nel nostro Paese. Secondo l’Arera sono stati spesi 49 euro per abitante nel 2020-2021, il 22% in più rispetto al 2017, quando gli investimenti non superavano i 40 euro pro capite (ancora lontanissimi dai 100 euro di media dei Paesi dell’Unione europea).
Secondo dati diffusi da Fondazione Utilitatis, in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti e Istat, riportati dal Corriere della Sera, l’obiettivo prioritario per il Paese è il contenimento dei livelli di perdite idriche che assorbe quasi un terzo degli investimenti realizzati (32%). Seguono, tra i principali interventi, gli investimenti nelle condotte fognarie (21%) e quelli per gli impianti di depurazione con il 14%.
Gli investimenti del PNRR
Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), la “Missione 2, Componente 4” individua quattro investimenti e due riforme con lo scopo di “garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l’intero ciclo“. A questo sono riservate complessivamente risorse per 4,38 miliardi di euro: una quota intorno al 51% sarà indirizzata al Mezzogiorno (circa 2,2 miliardi di euro).
“Grazie alle risorse del PNRR e alle altre risorse nazionali sarà possibile mettere in atto una serie di investimenti basati su una visione integrata, per potenziare e modernizzare le infrastrutture strategiche per l’approvvigionamento idrico a scopo civile, irriguo, industriale e energetico e per attuare in questo modo un’azione di contrasto ai cambiamenti climatici”, ha dichiarato oggi il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini.
“Gli investimenti sono stati programmati anche con l’obiettivo di colmare il divario infrastrutturale tuttora esistente tra Nord e Sud del Paese e quindi ridurre le disuguaglianze. La loro realizzazione consentirà di rendere le infrastrutture idriche primarie (grandi adduttori, invasi, grandi derivazioni) efficienti e resilienti, effettuare gli indispensabili interventi di manutenzione, ridurre le perdite anche nelle reti di distribuzione, completare e eventualmente riprogettare in un’ottica più moderna i grandi sistemi idrici ancora incompiuti, soprattutto al Sud”, ha precisato il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili.
Lo scorso novembre, lo stesso ministero ha pubblicato il bando per le risorse idriche da 313 milioni di euro destinato alle regioni meridionali del Paese.
Come saranno spesi i soldi
Riprendendo il PNRR, gli investimenti del Mims sulle infrastrutture idriche primarie per migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento ammonta a oltre 2,4 miliardi di euro, di cui 2 miliardi provenienti dal Pnrr e 468 milioni dal Fondo Sviluppo e Coesione (Fsc) 2014-2020.
I 2 miliardi di euro, di cui il 40% è destinato al Mezzogiorno, sono stati indirizzati su 124 interventi. I lavori, nel rispetto delle regole dettate dalla Commissione europea, dovranno essere aggiudicati entro il 30 settembre 2023 e completati entro il 31 marzo 2026.
Intanto gli uffici del Mims hanno acquisito i progetti e ora stanno svolgendo la fase istruttoria. Per i 468 milioni del Fsc sono in corso le verifiche per far sì che i lavori possano partire entro il 31 dicembre di quest’anno.
Primo bando da 900 milioni
Per la riduzione delle perdite di acqua nelle reti di distribuzione sono previsti interventi per una cifra di poco inferiore a 1,4 miliardi di euro: 900 milioni di euro saranno utilizzati anche per la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti, e 482 milioni dal programma europeo React Eu attraverso il Piano Operativo Nazione (Pon) Infrastrutture e Reti.
L’assegnazione dei 900 milioni, di cui il 40% al Sud, avverrà attraverso un avviso pubblico lanciato dal Mims il 9 marzo scorso e rivolto agli Enti di Governo d’Ambito presenti sul territorio nazionale. Per illustrare obiettivi e modalità di partecipazione al bando, il 24 marzo alle 10:00 si terrà un webnar online per approfondimenti con gli enti interessati.