La proposta

Spettro radio, ma in Italia servirebbe davvero un’Agenzia ad hoc?

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L'agenzia sul modello francese potrebbe servire, ma c'è il rischio di attribuirle troppe competenze su un bene scarso la cui gestione è molto delicata per lo sviluppo tecnologico del paese.

Serve davvero in Italia l’istituzione di un’agenzia ad hoc, sul modello francese, per la gestione dello spettro radio? L’idea arriva nel Digital Innovation Act presentato ieri al Senato da Lorenzo Basso, vicepresidente della commissione Ambiente, Antonio Nicita, vicepresidente del gruppo e Antonio Misiani, responsabile economico dei Dem, con la senatrice Beatrice Lorenzin, vicepresidente dei senatori Dem. Molto giusto dare centralità allo spettro. Era ora che si aprisse un dibattito sulle frequenze, anche perché in gioco c’è lo sviluppo tecnologico fatto di AI, del metaverso, dell’industrial 5G, del 6G e della connettività satellitare.

Modello francese

In realtà non si tratta di un’idea nuova. In Francia l’Agence nationale de Fréquences già esiste da tempo come punto unico di raccolta delle istanze che riguardano 5G, Digitale terrestre, radio, innovazione, tecnologie wireless come i DAS, onde elettromagnetiche, emissioni ecc.

C’è da dire che lo spettro radio è un bene scarso e prezioso, tanto più prezioso quanto cresce la domanda di connettività.

Pro e contro

Centralizzare la gestione delle frequenze potrebbe effettivamente snellire le procedure di assegnazione, anche temporanea, di risorse spettrali e affrontare in maniera sistematica la crescente domanda in arrivo di nuove risorse spettrali da parte di nuovi soggetti, fra cui in primis i provider di connettività satellitare e privati in genere in ottica di 5G industriale, un ambito destinato a crescere in futuro con nuovi soggetti che entreranno nell’arena delle frequenze, fra cui anche gli Hyperscalers.

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Ma il rischio di fare dei pasticci è dietro l’angolo quando si toccano le competenze di ministeri (Mimit) e autorità (Agcom) che hanno ruoli ben distinti nella pianificazione e gestione dello spettro radio.

Il rischio inoltre è quello di attribuire troppe competenze alla nuova agenzia, centrali e regionali. Ma il controllo del territorio è attribuito agli enti locali.

La proposta dei senatori del Pd

La proposta del Pd

Nel dettaglio, l’articolo 8 del Ddl:

“…istituisce l’Agenzia nazionale delle frequenze (di seguito: ANAF), sul modello francese, che ha la missione di garantire la pianificazione, la gestione, il controllo dell’uso del dominio pubblico delle frequenze radio in Italia e il monitoraggio degli effetti ambientali e per la salute delle stesse”, si legge.

Fusione di diverse competenze di Mimit, Agcom e Arpa

“…L’ANAF nasce dalla fusione, senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, in un unico ente pubblico, di talune competenze attualmente divise tra MiMiT, AGCOM e ARPA, che faranno a tal fine confluire al nuovo ente parte del personale dedicato a tale attività”, si legge.

L’ANAF gestirebbe tutte le frequenze radio in Italia

“…L’ANAF gestirà tutte le frequenze radio in Italia impiegate per tutte le comunicazioni wireless, per le comunicazioni mobili e FWA, nei trasporti, nell’internet delle cose, nella televisione digitale terrestre, nella difesa nazionale, nell’industria e così via”, si legge.

Le frequenze per la Difesa sono un tema da sempre molto delicato. L’Agcom non se ne occupa. Lo farebbe l’Anaf? Ma è un ente governativo o indipendente?

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All’ANAF ruolo di cooperazione e negoziazione internazionale

“…L’ANAF svolgerà, per conto del MiMiT e di AGCOM il ruolo di cooperazione e negoziazione delle posizioni italiane nelle principali direzioni di accesso allo spettro delle frequenze”. 

A questo proposito, non è chiaro cosa vuol dire che svolgerà per conto di Mimit e Agcom il ruolo di negoziazione delle posizioni italiane. Una cosa è il Mimit (governativo) e un’altra cosa è Agcom (autorità indipendente), L’Anaf, ancora, sarebbe indipendente? Non è detto che sia una cosa positiva in un’ottica di sicurezza nazionale.

ANAF punto di ingresso per gli operatori satellitari

“…L’Agenzia sarà anche il punto di ingresso per gli operatori satellitari per registrare le loro frequenze nel registro internazionale delle frequenze dell’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU)”.

Questo è un altro tema delicato, visto che la connettività satellitare (basti pensare a Starlink) assumerà un ruolo sempre più centrale in futuro e non soltanto per la copertura delle aree in digitale divide. La crescente quantità di satelliti in orbita moltiplicherà le fonti di connettività, sempre più concorrenziali rispetto a tecnologie più classiche come la fibra e il wireless mobile. Anche il 6G si baserà su frequenze satellitari.

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Gestione del monitoraggio e del controllo dell’utilizzo delle frequenze

“… L’ANAF sarà anche l’interlocutore pubblico dei grandi utilizzatori dello spettro delle frequenze. Emetterà accordi per l’istituzione di siti radio garantendo la compatibilità elettromagnetica e monitorandone effetti e impatti. Oltre a gestire le autorizzazioni d’installazione, l’ANAF sarà responsabile del monitoraggio e del controllo dell’utilizzo delle frequenze, garantirà l’effettiva disponibilità delle frequenze assegnate agli utenti grazie al lavoro quotidiano degli agenti sul campo, proporrà al Governo la determinazione dei limiti alle emissioni compatibili con la tutela della salute, nel quadro dell’armonizzazione europea”.

A questo proposito, per la definizione dei limiti l’Anaf acquisirebbe competenze del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità, ma non è previsto che ci sia personale proveniente da queste amministrazioni. Se non ci sono oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, come fa ad acquisire queste competenze tecniche?

Assegnazione dell’uso temporaneo di spettro per eventi

“…L’ANAF, in presenza di conflitti tra operatori, opererà come sede di risoluzione delle interferenze. Inoltre, durante i grandi eventi, che richiedono molte frequenze, l’ANAF interverrà per pianificare e controllare l’utilizzo delle frequenze temporaneamente consegnate sul territorio e garantire il regolare svolgimento dell’evento”.

Questa è un’altra funzione che sarà sempre più diffusa, vale a dire l’assegnazione di risorse spettrali a titolo temporaneo, in occasione di eventi ad alto tasso di consumo di banda come concerto o grandi eventi pubblici come lo è stata ad esempio l’incoronazione di re Carlo III d’Inghilterra.

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Limiti elettromagnetici tema sensibile

“…Infine l’ANAF monitora l’esposizione della popolazione alle onde elettromagnetiche; definisce su delega del Governo i valori limite che garantiscono l’assenza di effetti sulla salute e vigila sul rispetto degli stessi; garantisce inoltre la conformità delle apparecchiature radio e dei terminali disponibili sul mercato effettuando misure del tasso di assorbimento specifico (SAR); garantisce la tutela della ricezione del segnale televisivo e gestisce i reclami dei telespettatori quando hanno difficoltà a riceverlo, purché tali difficoltà non siano legate alle loro apparecchiature individuali”.

L’Anaf gestirebbe i reclami dei telespettatori, ma come farebbe senza togliere competenze a Rai, a Mediaset e ai broadcaster?

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L’Agenzia servirebbe per la gestione strategica dello spettro

In conclusione, l’Agenzia servirebbe eccome, ma così rischierebbe di essere affogata da troppi adempimenti trasferiti forse inutilmente all’agenzia da Arpa e Ministero della Salute. L’agenzia dovrebbe, invece, concentrarsi sulla gestione strategica e sugli indirizzi industriali dell’uso dello spettro radio. In realtà, il Ministero già lo sta facendo, ma potrebbe farlo di più e meglio se fosse potenziato dalle competenze della Fondazione Ugo Bordoni, la in house del Mimit che si occupa dello spettro radio. In questo senso, partendo dall’esistente, sarebbe certamente utile un rapporto più organico fra Ministero e FUB anche in vista delle prossime sfide tecnologiche future a partire dall’Intelligenza Artificiale.

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