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Ma dipende da dove si vive, una famiglia con 3 figli a Milano non ce la fa con 2.070
Essere poveri in Italia è anche una questione geografica. Se si vive da soli in una grande città del Nord e si hanno meno di 60 anni, si deve avere a disposizione almeno 852,83 euro al mese per non cadere nell’indigenza, ma questa cifra scende di molto, fino a 576,63 euro, se si abita in provincia nel Mezzogiorno.
Quando si è poveri in Italia
È questo uno dei dati più significativi che emergono dagli ultimi report Istat sul tema, che illustrano quale sia oggi la soglia di povertà e come cambi moltissimo in base a 4 fattori:
- La macro-area in cui si vive
- Le dimensioni e la posizione del comune di residenza
- La numerosità del nucleo familiare
- L’età dei componenti di tale nucleo
Come si vede ve ne sono anche alcuni, molto importanti, non geografici. La conseguenza è che le combinazioni possibili sono moltissime, al punto che Istat ha ideato un calcolatore in cui è possibile inserire alcuni parametri e scoprire quale sia la cifra al di sotto della quale ci si può definire poveri in Italia.
Questa non indica il reddito che si deve raggiungere, bensì i consumi. L’idea alla base è che a seconda delle esigenze minime di quel cittadino o di quel nucleo deve essere possibile spendere quella somma. Se non si riesce si risulta indigenti. Naturalmente significa anche che le entrate devono consentire tale spesa.
Quali single e pensionati possono essere considerati poveri in Italia
Nelle nostre infografiche abbiamo preso alcuni esempi. Il primo è quello già citato di un single tra i 18 e i 59 anni che vive da solo. Come si vede la distanza tra i consumi necessari a chi vive a Milano, Bologna, Genova (equivalenti a 852,83 euro) e quelli di chi abita ad Ariano Irpino, Noto o Oristano (576,63 euro) è di ben il 32,3%.
Tale, in fondo è l’ampiezza del divario tra il costo della vita delle aree più care e quelle più economiche del Paese. Tra i due estremi vi sono diverse vie di mezzo. Chi risiede in provincia al Nord ha infatti necessità di avere a disposizione 766,70 euro al mese, comunque più di quanti ne ha bisogno colui che vive nel centro di una città metropolitana del Sud, come Napoli o Bari.
È chiaro come la differenza Nord-Sud incida ancora di più di quella tra metropoli e campagna.
Sono i pensionati con più di 75 anni che vivono soli quelli che per Istat vedono la soglia di povertà più bassa in Italia. In sostanza nei piccoli comuni del Mezzogiorno la pensione sociale basta a soddisfare i consumi necessari per non finire nell’indigenza, che ammontano a 511,12 euro, mentre la cifra sale a 778,03 in quelli più grandi del Nord.
I numeri cambiano radicalmente, invece, per le famiglie con prole e quelle numerose.
Se si hanno due figli avere un solo stipendio può gettare nella povertà
I dati dell’Istat sono impietosi: le spese da sostenere per mantenere una famiglia con due figli possono fare diventare poveri quegli italiani che non godono di alti stipendi o che sono in un nucleo mono-reddito.
Abbiamo preso in esame il caso di uno in cui siano presenti due adulti tra i 18 e i 59 anni, un bambino tra i 4 e i 10 anni e un ragazzo tra 11 e 17. I suoi componenti sarebbero da definire in povertà se vivessero a Milano e non potessero spendere complessivamente più di 1.753,21 euro. La somma scende di circa 69 euro se ci si sposta in periferia o in un centro con più di 50mila euro e di 144 se parliamo di un comune piccolo, sempre al Nord, mentre cala a 1.380,26 in una metropoli meridionale, e 1.292,63 in una realtà più piccola del Mezzogiorno.
Il salario medio italiano è di meno di 30mila euro annui lordi secondo Eurostat, quindi considerando tasse, detrazioni e assegni familiari un padre o una madre che avesse a carico coniuge e i due figli prenderebbe poco più di 2mila euro netti (calcolati su 12 mensilità). Vuol dire che a Milano, Torino, Bologna basta prendere il 12,5% in meno di questa media, cosa molto frequente in alcuni settori, per scivolare nella povertà.
Con tre figli non bastano neanche 2mila euro
Se i figli, invece, fossero tre? Non è più molto frequente, ma capita ancora. Abbiamo immaginato che del nucleo facciano parte due adolescenti e un maggiorenne, oltre ai genitori con meno di 60 anni.
In questo caso se vive al Nord può risultare povero anche con entrate uguali allo stipendio medio italiano, pure se questo comprende le detrazioni fiscali e gli assegni per i familiari. In una città metropolitana settentrionale, infatti, la soglia Istat è di 2.072,87. Naturalmente scende, a 1.545,4 euro, qualora il comune di residenza sia uno piccolo del Mezzogiorno, tuttavia rimane decisamente alta in proporzione ai redditi consueti.
Sono povere il 12% delle famiglie delle grandi città del Mezzogiorno
Questo spiega anche perché, sempre per l’Istat, la percentuale di nuclei familiari poveri in Italia è di ben il 20% se sono presenti tre figli, mentre cala al 3,6% per tutte le coppie con meno di 65 anni. La media nazionale è del 7,5%, ma sale al 12% nei centri delle aree metropolitane del Sud e delle Isole. Al contrario è solo del 4,2% nei quartieri più centrali dei capoluoghi regionali del Centro, come Roma. Le grandi differenze salariali e occupazionali tra Nord e Mezzogiorno colpiscono ancora: anche se il costo della vita è inferiore nelle regioni meridionali, questo non basta a compensare l’insufficienza dei redditi di molte famiglie, che risultano quindi indigenti anche con soglie di povertà molto più basse di quelle delle altre aree del Paese.
Quali sono le conseguenze della povertà
La povertà può avere una serie di effetti negativi sulla vita di una persona, tra cui:
- Salute: La povertà può limitare l’accesso a cure mediche di qualità, cibo nutriente e abitazioni sicure, il che può portare a problemi di salute cronici e a una maggiore vulnerabilità alle malattie.
- Istruzione: La povertà può impedire ai bambini di avere accesso all’istruzione, compromettendo il loro futuro personale e professionale.
- Sviluppo emotivo e sociale: La povertà può causare stress, ansia e solitudine, e può rendere più difficile per le persone stabilire relazioni sane e soddisfacenti.
- Sicurezza finanziaria: La povertà può portare a una mancanza di sicurezza finanziaria e a una difficoltà nel far fronte ai bisogni quotidiani, come il cibo e l’alloggio.
- Opportunità: La povertà può limitare le opportunità per una persona, impedendogli di accedere a opportunità di lavoro, formazione e crescita personale.
I dati si riferiscono al: 2021
Fonte: Istat