Diffusa la nuova Relazione sullo stato delle violazioni della Proprietà intellettuale (IP) dell’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO), relativi a 11 settori chiave, noti per essere vulnerabili alle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale: cosmetici e igiene personale; abbigliamento, calzature e accessori; articoli sportivi; giocattoli e giochi; gioielleria e orologi; borse e valigie; musica registrata; alcolici e vini; prodotti farmaceutici; pesticidi e smartphone.
Secondo le stime dell’EUIPO, le perdite annuali complessive dovute alla contraffazione e alla pirateria si agirano attorno ai 60 miliardi di euro l’anno nell’Unione europea, con ricadute profondamente negative sulle imprese che producono certamente, ma anche sul mercato del lavoro, con la perdita di 468 mila posti di lavoro nel vecchio continente.
In Italia le perdite annuali dovute alla contraffazione e la pirateria ammontano a 10,5 miliardi di euro, cioè il 10% delle vendite nei settori sopra elencati. È come se ogni azienda interessata perdesse 174 euro all’ano di mancate vendite per ogni cittadino italiano.
Soffermandoci sul segmento di mercato smartphone, nel nostro Paese la contraffazione ha causato danni per 885 milioni di euro, il 15,4% delle vendite nazionali (in Europa più di 4,2 miliardi di euro, l’8,3% delle vendite).
Sull’argomento abbiamo sentito Davide Rossi, Presidente Fondazione Optime e direttore generale AIRES-Confcommercio nazionale: “Su questi temi presenteremo il 27 giugno prossimo il nostro Rapporto annuale. Onestamente, al nostro Osservatorio questi numeri, relativi all’elettronica, risultano piuttosto sorprendenti. Certo, sicuramente ci sono fenomeni di contraffazione, negli accessori e nei ricambi delle apparecchiature, come ad esempio gli schermi che vengono periodicamente sostituiti, spesso con provenienza dei pezzi poco trasparente”.
“Se si contestano tutti i casi in un cui c’è un contenzioso brevettuale, allora questi dati hanno un senso, altrimenti lasciano perplessi per le dimensioni. Qualche anno fa in Italia abbiamo avuto una contestazione di un brevetto Samsung, con il sequestro di migliaia di apparecchi e un enorme disagio del produttore e dei rivenditori, a cui poi fortunatamente è seguito un rapido dissequestro deciso dal magistrato di Vicenza, tenendo da parte solo alcuni prodotti per le perizie tecniche. Questo perché non si può pensare che a seguito di una contestazione, relativa peraltro ad un’applicazione, tutti gli apparecchi di un’azienda siano da considerarsi illegali e contraffatti.
I diritti legati alla proprietà intellettuale di chi brevetta vanno sempre tutelati e difesi, ma certamente evitando ogni forzatura. Contraffazione di marchio e di brevetto sono due cose diverse”, ha precisato Rossi.
“La contraffazione – ha concluso il Presidente della Fondazione Optime – è invece diffusa nel caso di cuffiette, schermi, piccoli accessori e pezzi di ricambio, tra cui anche le batterie, utilizzati usualmente nelle riparazioni. Un fenomeno serio, perché troppo spesso le piattaforme e i market place sdoganano operatori sconosciuti, che magari offrono materiali e prodotti contraffatti senza che la piattaforma si assuma responsabilità su eventuali casi di illegalità e soprattutto vendendo agli ignari utenti pezzi e accessori non a norma di legge, sia in termini di proprietà intellettuale, sia di sicurezza, sia di rispetto dell’ambiente”.
Su quest’ultimo punto sollevato da Rossi, anche il Report EUIPO accende i riflettori, perché il business model scelto dalle organizzazioni criminali, che stanno dietro contraffazione e pirateria, è strettamente legato alle piattaforme online e a internet in generale, su cui distribuire i prodotti contraffatti e gli stessi contenuti digitali offerti in violazione dei diritti di proprietà intellettuale e del copyright.
I benefici in questo modo sono diversi: si raggiunge il consumatore in maniera diretta, tramite l’advertising si aumentano i ricavi e, in effetti, le stesse piattaforme non si prendono nessuna responsabilità di quanto accade.