La pubblicità mirata, personalizzata, costruita sui gusti e le indicazioni dei consumatori è una realtà da anni e grazie al web è ulteriormente cresciuta, si è affinata e affermata. Il termine inglese “addressable” sta indicare un messaggio mirato, indirizzabile, più aderente alle esigenze e le necessità del pubblico.
La tecnologia che ha permesso questo boom dell’advertising personalizzato è stata la smart TV.
“Con le moderne smart tv, un quarantenne dirigente d’azienda può vedere uno spot che gli propone una costosa berlina full optional, mentre nello stesso momento un suo coetaneo operaio sintonizzato sulla stessa emittente può invece visualizzare una pubblicità su un’utilitaria economica, magari da pagare a rate”, ha spiegato in un articolo su Affaritaliani.it Nicola Bernardi, presidente di Fedeprivacy.
Su questo tipo di pubblicità le aziende statunitensi hanno investito 2,25 miliardi di dollari solo quest’anno, con un incremento del 79% rispetto allo scorso anno, con la prospettiva di diventare un terzo della pubblicità totale nelle trasmissioni audiovisive entro il 2022, per una spesa generale superiore ai 3 miliardi di dollari già nel 2019 secondo dati eMarketer.
In Europa i televisori HbbTV (Hybrid broadcast broadband TV) che sono abilitati a ricevere questa tipologia di pubblicità sono già 44 milioni, di cui quattro milioni solo in Italia.
E la privacy?
Sempre secondo Bernardi, “le tecnologie basate sugli algoritmi e l’analisi dei comportamenti degli utenti utilizzate per la pubblicità su misura in televisione aprono criticità su vari fronti riguardanti i diritti fondamentali dell’individuo, con potenziali rischi di discriminazione e condizionamento delle opinioni personali, e non per ultimo sul rispetto della normativa sulla privacy”.
In vista di una larga diffusione dell’addressable tv, delle pubblicità su misura del consumatore e delle smart Tv ovviamente, è la privacy il primo problema a cui si deve dare una risposta e una soluzione.
In base al Regolamento UE 2016/679 sulla protezione dei dati personali, si legge nell’articolo del presidente di Federprivacy, “quando l’utente viene profilato per potergli proporre spot pubblicitari su misura in base all’analisi del suo comportamento, dei suoi gusti e delle sue abitudini di consumo, deve esserne infatti informato preventivamente in modo trasparente ed essere in grado di esprimere in modo consapevole il suo consenso”, con il diritto di revocarlo in qualsiasi momento con la stessa facilità con cui lo ha manifestato, sapendo quindi come fare e a chi rivolgersi, e nel caso reputi tale trattamento troppo invasivo, deve anche potervisi opporre.