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Imprese giovanili, in Italia nei prossimi due anni il 53% investirà in green e il 48% in digitale. Lo studio

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Le imprese giovanili investiranno di più delle altre nella transizione green e digitale. Tra 2023 e il 2025, il 53% delle imprese giovanili investirà in green e il 48% in digitale (contro rispettivamente il 45% e il 41% delle over 35). Mentre il 36% delle imprese under 35 ha in programma di investire contemporaneamente in digitale e green.

Lo rivela il nuovo identikit delle imprese guidate dai giovani under 35 tracciato dal Centro Studi Tagliacarne confrontando le loro aspettative di crescita per il 2023 e il 2024 con quelle delle non giovanili sulla base di un’indagine condotta su un campione di 4.000 imprese manifatturiere e dei servizi con una forza lavoro tra i 5-499 addetti.

Secondo i dati dell’indagine, il 49% delle imprese under 35 prevede per quest’anno di aumentare il fatturato contro il 42% delle non giovanili. E per il 2024 le attese di crescita restano positive per il 43% delle imprese giovanili (contro il 34%).

In aumento pure le previsioni occupazionali per il 31% delle imprese capitanate dai giovani per il 2023 (contro il 23%) e per il 23% del campione nel 2024 (contro il 18%). Anche perché sarà necessario equipaggiarsi con personale qualificato per sfruttare al meglio gli investimenti in programma nella duplice transizione: tra il 2023 e il 2025, il 36% delle imprese under 35 intende investire contemporaneamente in digitale e green (contro il 28%).

Ma i tassi di interessi elevati bloccano la transizione

Le imprese giovanili, spiega lo studio, sono più fiduciose per il futuro rispetto alle loro colleghe “over 35”: fatturano, assumono e innovano di più, ma sono meno presenti all’estero e le barriere economiche rischiano di frenarne la crescita.

Ma le risorse economiche insufficienti all’interno dell’azienda e i tassi di interesse elevati per l’accesso al credito sono il principale ostacolo che rischia di intralciare il loro cammino verso la transizione. Le barriere economiche sono un problema, infatti, per il 39% delle imprese giovanili che non intendono investire nella sostenibilità (contro il 31% delle non giovanili) e per il 45% che prevede di non fare investimenti 4.0 (contro 29% delle non giovanili).

Tuttavia, in termini di export le imprese giovanili mostrano un ritardo rispetto alle loro colleghe più “mature”: il 38% delle aziende under 35 esporterà nel 2023 a fronte del 45% delle non giovanili. E per il prossimo anno, pur se la presenza degli imprenditori giovani sui mercati stranieri è attesa in aumento, la distanza “generazionale” all’estero resterà inalterata di 7 punti percentuali quando ad esportare sarà il 40% delle imprese giovanili contro il 47% delle altre. Ma al Sud la presenza delle imprese under 35 sui mercati esteri è ancora più bassa: nel 2023 esporterà solo il 26% e nel 2024 il 27%.

Pnrr, peso burocrazia ostacola 7 imprese giovanili su 10

Nonostante la minore presenza sui mercati stranieri, le imprese giovanili che esportano sembrano però avere una marcia in più: per il 2023 il 44% prevede aumenti delle vendite all’estero contro il 33% delle non giovanili mentre per il 2024 incrementi sono stimati dal 42% del campione (contro il 31%). Nel complesso, per aumentare le vendite oltreconfine, le imprese giovanili contano di utilizzare principalmente strategie improntate sulla qualità dei prodotti (42%) e investimenti in comunicazione e branding (24%)

Se le risorse economiche sono problema, quelle del Pnrr possono essere una boccata di ossigeno. Così il 9% delle imprese giovanili si è già attivata sui progetti di supporto alle imprese legati al PNRR e il 19% ha in programma di attivarsi. Tuttavia, l’eccessiva burocrazia è per 7 imprese giovanili su 10 di gran lunga l’ostacolo maggiore.

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