Uno degli effetti negativi di essere co-governati da 15 task force in questa emergenza sanitaria ed economica è che membri del Governo non conoscono il lavoro che i singoli gruppi di lavoro stanno portando avanti o hanno concluso. Uno dei casi eclatanti è l’app Immuni, il cui funzionamento non è chiaro (neanche) a Luigi Di Maio.
“L’app ti avvisa se stai per entrare in contatto con un positivo”, ha detto il ministro degli Esteri nell’intervista a Sky. (Il video dell’intervista).
Ed a mettere in evidenza il grave errore di comunicazione di Di Maio sono anche due componenti di una delle 15 task force.
Alberto Carnevale Maffè, membro del gruppo Tecnologie per il governo dell’emergenza, nella task force data-driven, su Twitter scrive in modo ironico:
“Chiedo scusa agli eventuali #notrax, ma Giggino è troooppo più avanti di loro. Ha già spiegato che la Magica App farà “contact tracing predittivo”. Una specie di CoronaTinder, per capirci. Ma come hanno fatto tutti gli espertoni delle task force non pensarci, eh?
A far notare pubblicamente al ministro degli Esteri di non aver capito come funzionerà Immuni è anche Vincenzo Tiani, componente del gruppo “profili giuridici della gestione dei dati connessa all’emergenza” nella task force data-driven, che twitta: “Di Maio non sa come funziona l’app e non capisce che se facesse vedere in tempo reale i positivi sarebbe una gravissima violazione di diritti fondamentali”.
Insomma, componenti di task force governative che prendono in giro un ministro, che molto probabilmente non ha capito come Immuni funzionerà, perché sono state solo 3 le comunicazioni ufficiali sull’app (nessuna sul suo funzionamento specifico):
- l’ordinanza firmata dal Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, con cui siamo venuti a conoscenza della selezione di Immuni come l’app anti Covid-19.
- Un aggiornamento sull’applicazione pubblicato sul sito del ministro dell’Innovazione.
- L’informativa del premier Giuseppe Conte al Parlamento: “non sarà obbligatoria e chi non la scarica non avrà limitazioni”.
Poi basta.
Non sono stati pubblicati neanche gli atti relativa al processo di selezione di Immuni, per questo motivo l’associazione ‘Luca Coscioni’ ha presentato istanza di accesso per avere chiarezza e trasparenza sul tema.
Sottosegretaria Zampa: “Traccerà i contatti con gli altri negli ultimi 14 giorni”
Nel frattempo, oggi sappiamo un po’ di più dell’app dall’intervista rilasciata al Corriere della Sera dalla sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa.
“Ad essere tracciati saranno i contatti con gli altri, non gli spostamenti“. Per la sottosegretaria alla Salute Zampa, “l’app avrà il massimo della sicurezza, e nessun rischio di violazione della privacy”.
“Sarà il diretto interessato ad attivare sull’app la funzione ‘positivo’ – spiega Zampa – e a quel punto le persone che ha incontrato negli ultimi 14 giorni riceveranno un messaggio e potranno contattare il proprio medico”.
Non come ha capito e detto Luigi Di Maio.
“Anche se le adesioni saranno al di sotto del 60 per cento”, ha aggiunto Zampa, “l’app sarà utile, perché sarà utilizzata assieme agli altri strumenti, come i tamponi precoci e i test sierologici, oltre al rafforzamento della medicina sul territorio, che è la cosa più importante. Credo che l’obiettivo di questa soglia di utilizzo sarà centrato, perché gli italiani hanno dimostrato”, conclude, “senso civico già nella prima fase dell’epidemia”.
Secondo la sottosegretaria Zampa si raggiungerà la soglia del 60% della popolazione che in Italia scaricherà ed utilizzerà Immuni.
Facciamo due conti.
Il 60% degli italiani è pari a 36 milioni di cittadini e 36 milioni è anche il numero di smartphone in Italia, secondo i dati di settembre 2019 qui riportati nel grafico di Statista.
Praticamente, secondo la sottosegretaria Zampa Immuni sarà su tutti gli smartphone degli italiani. Una mission impossible.
Certo se Immuni dovesse riuscire a salvare anche una sola vita umana sarà utile. Ma non deve essere considerata miracolosa per tutto il Paese.
“Mi fa piacere che la sottosegretaria Zampa dica che l’app non sia l’unico strumento utile per combattere il virus, perché fino a qualche giorno fa istituzioni governative hanno affermato ‘o l’app o il lockdown’. La soglia del 60% è impossibile da raggiungere, perché dovrebbe essere scaricata su tutti gli smartphone degli italiani, pari a 36 milioni di dispositivi”, osserva Simone Fontana, assegnista di ricerca, dipartimento di informatica dell’Università degli Studi di Milano – Bicocca, che aggiunge “i soggetti più a rischio Covid-19 sono gli anziani, che probabilmente scaricheranno di meno l’app”.
“Il Bluetooth è la migliore soluzione per il tracciamento di prossimità dei contagiati”, conclude Fontana, “ma non garantisce con certezza la distanza di 1 metro tra le persone. Per cui prepariamoci ad un alto numero di falsi positivi con l’app”.