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Immuni sarà open source. Ma il ministro spieghi perché l’app deve tenere in considerazione la soluzione di Apple e Google

Immuni_app

A 5 giorni dall’ordinanza firmata dal Commissario Domenico Arcuri, con cui abbiamo scoperto che Immuni è l’app scelta dal Governo per il contact tracing, sul sito del ministro per l’Innovazione (non esiste il ministero dell’Innovazione) è stato pubblicato un aggiornamento che fa un po’ chiarezza sull’applicazione e va a colmare la grave assenza di comunicazione istituzionale sul tema nei giorni scorsi.

Ecco le tre condizioni principali dell’app che si leggono nel documento:

Nessun riferimento, però, a quale cloud andrà ad ospitare i dati.

Perché “tenere in considerazione l’evoluzione del modello di Apple e Google”

Il sistema di contact tracing, si legge ancora nel documento, dovrà essere finalizzato tenendo in considerazione l’evoluzione dei sistemi di contact tracing internazionali, oggi ancora non completamente definiti (PEPP-PTDP-3TROBERT), e in particolare l’evoluzione del modello annunciato da Apple e Google.

Cosa prevede la soluzione di Apple e Google

Ecco cosa prevede l’iniziativa di Apple e Google, per la prima volta alleati. Non svilupperanno un’app vera e propria per il tracciamento digitale. 

Nella prima fase, in maggio, le due aziende rilasceranno API per consentire l’interoperabilità fra i dispositivi Android e iOS delle app sviluppate dalle autorità sanitarie. Queste app ufficiali potranno essere scaricate dagli utenti attraverso i rispettivi app store.
Nella seconda fase, nei prossimi mesi, Apple e Google lavoreranno per rendere disponibile una più ampia piattaforma di contact tracing basata su Bluetooth, integrando questa funzionalità nei sistemi operativi.

Immuni sarà rilasciata con licenza open source

Ritornando ad Immuni, si fa chiarezza sulla licenza d’uso dell’app, in quanto non era stato precisato nell’ordinanza firmata dal Commissario Arcuri.

Il codice sorgente del sistema di contact tracing sarà rilasciato con licenza Open Source MPL 2.0 e quindi come software libero e aperto.

L’app non accede alla rubrica e non invia SMS per notificare chi è a rischio

L’applicazione non dovrà accedere alla rubrica dei contatti del proprio telefono, non chiederà nemmeno il numero e non manderà SMS per notificare chi è a rischio, questo significa che i dati non finiranno nei database dei gestori della telefonia mobile.

Inoltre sarà necessaria l’integrazione delle indicazioni e dei protocolli sanitari stabiliti dal Ministero della Salute e dalle autorità sanitarie. L’applicazione si baserà sull’installazione volontaria da parte degli utenti e il suo funzionamento potrà cessare non appena terminerà la fase di emergenza, con cancellazione di tutti i dati generati durante il suo funzionamento.

L’applicazione non conserverà i dati relativi alla geolocalizzazione degli utenti, ma registrerà esclusivamente i contatti pseudonimizzati di prossimità rilevati mediante la tecnologia bluetooth low energy.

Il ruolo di Bending Spoons, la società che sviluppa l’app

Infine, è stato spiegato anche il ruolo che avrà la società che sviluppa l’app. La società Bending Spoons, dopo essere stata selezionata, “ha concesso la licenza d’uso aperta, gratuita, perpetua e irrevocabile del codice sorgente e di tutte le componenti dell’applicazione”. “La società”, continua il documento,  “si è poi impegnata, sempre gratuitamente e pro bono, a completare gli sviluppi software necessari per la messa in esercizio del sistema nazionale di contact tracing digitale”.

Ora spetterà a Governo e Parlamento decidere se rendere operativa l’app di contact tracing “che potrebbe aiutare a identificare individui potenzialmente infetti prima che emergano sintomi e, se condotto in modo sufficientemente rapido, potrebbe impedire la trasmissione successiva del virus dai casi secondari”. Questa è la speranza. 

Per approfondire:

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