Il decreto-legge per il via libera ad Immuni per la fase 2 e le misure che saranno adottate a tutela dei dati personali di chi la scaricherà sarà esaminato questa sera del Consiglio dei ministri. Il preconsiglio che esaminerà il provvedimento è fissato per questo pomeriggio alle 17.
Infrastrutture app in Italia e pubbliche
La piattaforma della app Immuni “è realizzata esclusivamente con infrastrutture localizzate sul territorio nazionale e gestite da amministrazioni o enti pubblici o in controllo pubblico”. È quanto si legge nella bozza di Dl Bonafede che arriverà questa sera alle 21.30 in Consiglio dei ministri. “Al solo fine di rintracciare le persone che siano entrate in contatto con soggetti risultati positivi e tutelarne la salute attraverso le previste misure di profilassi nell’ambito delle misure di sanità pubblica legate all’emergenza COVID-19 – si legge nella bozza – presso il Ministero della Salute è istituita una piattaforma per il tracciamento dei contatti stretti tra i soggetti che, a tal fine, hanno installato, su base volontaria, un’apposita applicazione sui dispositivi di telefonia mobile”.
Dati app Immuni distrutti dopo 31\12
L’utilizzo della App Immuni e “ogni trattamento di dati personali” a essa collegato “sono interrotti alla data di cessazione dello stato di emergenza disposto con delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020, e comunque non oltre il 31 dicembre 2020, ed entro la medesima data tutti i dati personali trattati devono essere cancellati o resi definitivamente anonimi”, si legge ancora nella bozza del decreto-legge.
No geolocalizzazione e dati anonimi o se non possibile pseudonimizzati
In particolare “il trattamento effettuato per il tracciamento dei contatti sia basato sul trattamento di dati di prossimità dei dispositivi, resi anonimi oppure, ove ciò non sia possibile, pseudonimizzati; è esclusa in ogni caso la geolocalizzazione dei singoli utenti”. È quanto si legge ancora nella bozza di decreto-legge, che precisa, si prevede che gli utenti ricevano, “prima dell’attivazione dell’applicazione, informazioni chiare e trasparenti al fine di raggiungere una piena consapevolezza, in particolare, sulle finalita’ e sulle operazioni di trattamento, sulle tecniche di pseudonimizzazione utilizzate e sui tempi di conservazione dei dati”
Perché è stata scelta Immuni
Per la prima volta la ministra dell’Innovazione Paola Pisano spiega perché la task force ha sceto Immuni. “Il gruppo incaricato di valutare le offerte per l’app di tracciamento nella conclusione del suo lavoro ha identificato “due soluzioni, ‘Immuni’ e ‘Covid App’, come maggiormente idonee per essere testate in parallelo al fine del contrasto all’emergenza Coronavirus. La task force ha poi evidenziato che l’applicazione ‘Immuni’ dal punto di vista tecnico fosse quella più avanzata e più vicina alla visione Ue che stava nascendo in quel momento”. Così la ministra dell’Innovazione, Paola Pisano, in audizione in commissione Lavori pubblici al Senato.
Arcuri: “App Immuni rispetterà norme privacy e sicurezza“
Se la app ‘Immuni’ servirà o meno “non è mio compito dirlo, io ho il dovere di implementarla e fare in modo che sia compatibile con le norme su sicurezza, riservatezza e privacy. Potete stare tranquilli che cio’ sarà“. Lo ha detto il commissario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri in audizione davanti alle commissione riunite Finanze e Attività Produttive.
Il modello di gestione dei dati? Colao: “Quello di Apple e Google“
L’App di Stato secondo il diktat di Apple e Google. Finalmente sappiamo in che modo Immuni gestità i dati, lo farà attraverso la decentralizzazione come imposto dalle due Big Tech e annunciato oggi da Vittorio Colao, a capo della task force per le strategie della fase 2, nell’intervista al Corriere della Sera.
“Non è stato scelto il sistema centralizzato, che manteneva l’identità di tutti i contatti. È stata scelta l’altra soluzione, quella Apple-Google“, ha svelato Colao. “I contatti stanno solo sui telefonini delle persone. Quando scopro di essere contagiato, sono io che metto dentro un codice, che rilascia una serie di codici alle persone con cui sono entrato in contatto. Tutto avviene in modo anonimo: l’individuo viene informato dal sistema, ma il sistema non sa chi sono i due; la privacy dei due individui è mantenuta. Nessuno conosce l’altro. Il sistema sanitario locale — se vorrà — potrà disegnare l’App in modo da contattare i cittadini, ma in trasparenza”, ha concluso Vittorio Colao.
- In questo articolo abbiamo analizzato perché la soluzione di Apple e Google è anche un’operazione commerciale
Sondaggio Ipsos: “un italiano su due è favorevole a scaricare Immuni“
“Il 19% scaricherà l’app sicuramente, il 31% probabilmente lo farà”. Questo è il dato principale del sondaggio condotto da Ipsos e pubblicato oggi dal Corriere della Sera. In sostanza, secondo il sondaggio, un italiano su due è favorevole a scaricare Immuni, l’app scelta dal Governo per contrastare la pandemia. L’applicazione, basata sul Bluetooth Low Energy per il contact tracing, “a maggio entrerà con le prime funzionalità, e progressivamente, in tempi ravvicinati, saranno attive anche quelle più vicine al diario clinico”, cioè la connessione con il Sistema sanitario nazionale, ha annunciato ieri il Commissario per l’emergenza coronavirus. Domenico Arcuri
I contrari e chi non usa uno smartphone
A essere contrario all’idea di installare l’app è invece il 27%, emerge ancora dal sondaggio, percentuale suddivisa in “sicuramente no” 15% e “probabilmente no” 12%. Infine, quasi un cittadino su quattro (il 23%) non risponde o non utilizza uno smartphone.
“Una parte della popolazione ha un atteggiamento di scetticismo e di attesa, vuole avere più chiari i termini di ingaggio. Si registrano perplessità importanti sulla privacy, su come saranno utilizzati i dati”, ha dichiarato al Corriere Luca Comodo, direttore del dipartimento politico-sociale di Ipsos.
Come commentare il sondaggio condotto da Ipsos?
I dati sembrano positivi, perché nonostante una assenza delle specifiche tecniche di Immuni, la metà degli italiani è favorevole a scaricarla e quindi si deduce anche ad utilizzarla. Una volta disponibile, una efficace campagna di comunicazione, con il coinvolgimento di vip ed influencer, potrebbe incentivare i cittadini a scaricare l’app, ma non sarà sufficiente.
Le 5 condizioni per favorire l’uso dell’app Immuni
Sarà determinante la chiarezza assoluta sulla raccolta e gestione dei dati. Nel dettaglio sarà importante consentire ai cittadini la possibilità di verificare, oltre all’utilizzo in modo volontario:
- l’utilità e la necessità;
- il rispetto dei principi generali in materia di dati personali;
- la sicurezza
- il codice sorgente
- La cancellazione di tutti i dati generati durante il suo funzionamento al termine della pandemia. Ma chi può dire quando finirà?
Il Copasir – comitato parlamentare di controllo sui servizi – intanto avverte che il 5 maggio sentirà in audizione la ministra Pisano e il commissario Arcuri e alla fine invierà un documento alle Camere.