Non abbiamo tante informazioni per capire al meglio la app Immuni, ma partiamo dal primo punto.
Per poter avere un riscontro positivo e impattante sulla popolazione, la APP deve essere scaricata da almeno il 60% della stessa, qua vista la nostra cultura e padronanza del digitale la vedo molto dura, in quanto, nonostante l’Italia sia il paese con più telefonini al mondo pro-capite, ciò non vuol dire che le persone che interagiscono con il dispositivo e relative APP sappiano come funziona lo strumento digitale. Questo perché culturalmente manca la cognizione del mezzo digitale, di conseguenza il famoso cambio di paradigma culturale sociale con la relativa mancanza di formazione e informazione sul digitale appunto. È assolutamente vero che abbiamo dato una grossa accelerata all’utilizzo del digitale in maniera “obbligatoria” causata da questa pandemia, ma allo stesso tempo le persone che non hanno mai avuto interazione con il digitale possono aver utilizzato in maniera non corretta il digitale appunto.
Tornando alla App, una volta scaricata dallo store del proprio device, bisogna attivare il Bluetooth sul dispositivo (BLE presentato nel 2010), quindi partendo dal presupposto che tutti sanno cos’è Bluetooth; (è uno standard tecnologico per le trasmissioni wireless a corto raggio tra dispositivi che possiedono chip compatibili).
In tutto ciò mi viene da pensare:
Come può sapere se un cittadino e infetto o no? Qua nasce il problema del dato, quindi infrastrutturale: i vari ospedali pubblici e privati ad oggi sono tutti interconnessi per lo scambio di dati tra strutture e cittadino stesso?
Al momento no, ecco perché la App già su questo aspetto non può aiutarmi, perché se io esco di casa vado al lavoro e sono asintomatico, ma sono un possibile trasmettitore del virus non risolvo nulla con l’applicazione. Mentre se vengo definito positivo da una struttura sanitaria pubblica/privata siamo sicuri che i vari operatori preposti inseriscano in tempo reale il dato della mia positività? Non credo allo stato attuale, in quanto mancanza di interoperabilità assoluta al momento con le varie infrastrutture, e di conseguenza la non certezza del dato. A questo punto andiamo oltre il discorso tecnologico, ma ci colleghiamo sempre all’aspetto formativo e informativo di chi dovrebbe effettuare queste operazioni. Un altro aspetto fondamentale che sicuramente dovrà essere curato al meglio è la fascia degli anziani, in quanto hanno sì un cellulare (in parte) ma sicuramente non è compatibile con tutte queste nuove tecnologie innovative, che vengono richieste dalla situazione attuale, di conseguenza dalla APP in questione.
Analizzando il problema del dato secondo me, dovrà essere gestito in tutte le sue forme da un ente istituzionale preposto (ministero della Salute, sanità regionali, ecc), essendo dati sanitari, credo sia doveroso informare e tutelare il cittadino di questa particolarità e le relative conseguenze se identificate dalla parte progettuale vista la delicatezza trattandosi di dati sanitari. Oppure come avviene attualmente con la Sogei che con i loro sistemi gestiscono la governance della finanza pubblica, dove hanno l’obiettivo di supportare il monitoraggio degli effetti finanziari delle misure previste dalla manovra di bilancio e dei principali provvedimenti adottati in corso d’anno, nonché di essere d’ausilio alle attività di controllo e consolidamento dei conti pubblici (questa dicitura riportata sul sito SOGEI
Un altro aspetto che la app dovrà tenere conto sarà sicuramente il trattamento dei dati: dovranno essere anonimi e non pseudonimizzati, andiamo a definire questi due termini:
Dati anonimizzati sono quei dati che sono stati privati di tutti gli elementi identificativi. I dati anonimizzati non sono ritenuti dati personali, e quindi non sono soggetti alle norme a tutela dei dati personali. Ovviamente può accadere che i dati, una volta esaurito lo scopo del trattamento, debbano comunque essere conservati a fini statistici, storici o scientifici. In questo caso occorre che siano applicate adeguate misure contro possibili abusi dei dati.
Dati pseudonimi sono quei dati personali nei quali gli elementi identificativi sono stati sostituiti da elementi diversi, quali stringhe di caratteri o numeri (hash), oppure sostituendo al nome un nickname, purché sia tale da rendere estremamente difficoltosa l’identificazione dell’interessato. Ovviamente il soggetto che detiene la chiave per decifrare i dati (cioè collegare l’elemento pseudonimo al dato personale) deve garantire adeguate misure contro possibili abusi.
In conclusione, spero realmente che il Governo curi la parte progettuale strutturale del progetto, che personalmente non risolve l’emergenza COVID-19, ma dà un supporto, e per dare un supporto tutta la macchina infrastrutturale del settore Sanitario dovrà funzionare e dovrà essere interconnessa, altrimenti non ha nessun senso.