A tre giorni dall’arrivo su Google Play e App Store, Immuni è stata scaricata da “1 milione e 150mila italiani” ha comunicato, oggi, il commissario Domenico Arcuri in conferenza stampa, aggiungendo: “da lunedì sarà a pieno regime nelle regioni pilota e dalla settimana successiva in tutta Italia”.
Ma una percentuale molto più consistente di cittadini ha scoperto, e nei giorni e mesi successivi sarà sempre più ampia, di essere esclusa dall’app di Stato. Infatti, l’applicazione può essere scaricata solo su alcuni smartphone, principalmente quelli di ultima generazione, quelli più costosi.
E tra i cittadini italiani che non hanno uno smartphone di ultima generazione ci sono gli anziani, i soggetti più a rischio di infezione grave da Coronavirus.
Su Immuni “al momento del lancio abbiamo riscontrato delle criticità tecniche. Non sono imputabili alla App, ma ad alcune modalità di pubblicità dei vendor piuttosto che a specifiche del sistema operativo che i vendor hanno rilasciato”, ha detto, ieri, Paola Pisano, ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, audita in videoconferenza dalla commissione Trasporti della Camera in merito all’applicazione per il tracciamento dei contatti .
“Per quanto riguarda il sistema iOS, è presente un bug che previene l’utilizzo di Immuni fuori dall’Italia, e a causa di questo bug il sistema impedisce l’accesso anche a persone che si trovano in Italia in particolari condizioni. Si sta indagando per cercare di risolvere questo problema che ad oggi non è chiaro”, ha spiegato Pisano.
L’esclusione di una grande percentuale di italiani interessati a scaricare l’app, ma impossibilitati a farlo è il più grande e grave “bug” di Immuni.
Perché non è possibile scaricare Immuni su tutti gli smartphone?
La società che ha sviluppato Immuni, Bending Spoons, ha spiegato su Twitter, a chi chiedeva il motivo di questa esclusione da parte dello Stato: “I requisiti di sistema per usare Immuni sono imposti dalla tecnologia sottostante di Apple e Google, che non è disponibile per versioni precedenti di iOS, Android e Google Play Services”.
I tweet dei cittadini esclusi
I modelli di smartphone esclusi
Se hai un iPhone 6, o 5 oppure un modello della mela morsicata più datato sei escluso dall’app di Stato e su Android “gira” solo se hai uno smartphone con Bluetooth Low Energy, sistema operativo Android 6 (Marshmallow, API 23) o superiore e Google Play Services versione 20.18.13 o superiore (tutti e tre i requisiti sono necessari per usare l’app). Per cui, ha detto il ministro Pisano, “Alcuni device Android di produzione cinese sembrano avere dei problemi con le notifiche di esposizione di Google. Google sta indagando per cercare di risolvere il problema. Per la compatibilità, la versione base è supportata da Android 6, e quindi tutti i telefoni successivi al 2015 sono compatibili, mentre invece la App non supporta i device Samsung Galaxy S4 e S3, usciti nel 2012, Motorola MotoG, MotoX, MotoE e gli Lg G2 del 2013.
La app Immuni non funziona ancora sui recenti telefoni di Huawei.
Anche se sul sito Immuni.Italia.it si legge “si sta lavorando per permettere di scaricare l’app anche da AppGallery per consentire agli utenti di alcuni modelli di smartphone Huawei di usare Immuni”.
Immuni sugli smartphone Samsung, la società scrive a Key4biz
Per quanto riguarda gli smartphone Samsung, ci scrive la società,
· Android 6 è stato rilasciato da Google a patire da fine 2015; in linea di massima i nostri prodotti lanciati sul mercato a partire da un paio di anni prima con Android 4 KitKat (fine 2013) hanno supportato la disponibilità dell’aggiornamento fino ad Android 6 (sicuramente le linee Flagship, da valutare caso per caso per le altre categorie come ad esempio Serie A e J);
· Google Play Services sono supportati senza problemi;
· Bluetooth Low energy è stato introdotto nelle specifiche Bluetooth versione 4.0;
Apple e Google decidono su quali smartphone può essere scaricata Immuni
Quindi sono Apple e Google a decidere su quali smartphone può funzionare l’app di Stato anti Covid-19. Non lo Stato italiano. Un bel vantaggio commerciale per i due Big tech, perché grazie a questa operazione commerciale, mascherata a una soluzione tecnologica per contribuire a contrastare il virus, migliora la reputation di Apple e Google e può spingere milioni di cittadini esclusi a comprare nuovi modelli di smartphone.
“Il modello Google-Apple è stata la scelta più inclusiva che potevamo fare. Se avessimo scelto l’altro modello, quella della centralizzazione dei dati, avremmo escluso più cittadini, compresi i possessori dei cellulari Apple che sono molto diffusi nel nostro Paese. Non c’e’ al momento una soluzione tecnologica migliore di quella che abbiamo adottato”, ha detto il ministro per l’Innovazione Paola Pisano rispondendo alle domande dei deputati durante l’audizione Ma, precisa, “ho gia’ cambiato il modello in corsa quando mi sono accorta che ce n’era uno piu’ sicuro e piu’ rispettoso della privacy. Se qualcuno ha un modello migliore di quello Google-Apple sono pronta a cambiarlo di nuovo”.
L’operazione di Apple e Google spingerà molti cittadini ad acquistare smartphone di ultima generazione? “Se salva la vita…”
“Se mi salva la vita dal Covid-19 allora mi compro uno degli ultimi modelli di iPhone o di Samsung”, potrebbe essere questo il messaggio che si posiziona nella mente dei cittadini in questi giorni in cui Immuni è stata lanciata e dall’8 giugno sarà sperimentata in Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia e durerà la settimana.
“Dall’8 giugno i sistemi sanitari nelle 4 Regioni in sperimentazione”, ha spiegato il ministro Pisano, “inseriranno i codici dei soggetti risultati positivi al tampone attraverso il sistema gestionale a loro noto della tessera sanitaria”.
Ma si scopre, a sorpresa, che Immuni funziona già in tutta Italia.
Il tracciamento quindi è già attivo: “è importante e utile dotarsi da adesso dell’app perché”, ha spiegato Pisano nel corso dell’audizione, “già attualmente i codici alfanumerici anonimi o pseudoanonimizzati vengono scambiati tra i cellulari di chi ha scaricato Immuni quando questi entrano in una distanza ravvicinata”, di 2 metri per 15 minuti, questo viene considerato un “contatto stretto”, ha spiegato la ministra.
A questo proposito ha precisato Pisano che il ministero della Salute si sta già adoperando per far fronte alle richieste di chi riceverà la notifica di esposizione al contagio; questi cittadini dovranno essere sottoposti a tampone.
Coronavirus: Crisanti, App Immuni? Impatto se la scarica il 90%
“L’App ‘Immuni’ potenzialmente è una buona idea. Così com’è concepita e con i livelli di identificazione dei casi penso che abbia un impatto molto, molto basso. Penso che per avere un impatto dovrebbe essere scaricato almeno dal 90% degli italiani”. Così alla trasmissione Agorà Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia e Virologia all’università di Padova.
In media le app di contact tracing sono state adottate dal 25% della popolazione, ha spiegato Pisano, ma è importante che Immuni sia scaricata dal maggior numero di italiani possibile. E per questo il suo dicastero ha previsto una vasta “campagna di comunicazione che durerà 4 mesi” e sarà “organizzata in tre fasi: il lancio nel mese di giugno, una fase di mantenimento a luglio, agosto e inizio settembre e una fase di recall all’avvio dell’autunno”.
Una campagna che coinvolgerà tutti i media nazionali e internazionali della tv, della carta stampata e i grandi colossi del web: “Tutti i soggetti coinvolti stanno mettendo a disposizione i propri spazi pubblicitari e i propri asset a titolo totalmente gratuito”, ha precisato. Immuni al momento non funziona all’estero, ma, ha spiegato Pisano, “stiamo lavorando affinché ci sia piena interoperabilità con le app di contact tracing degli altri Paesei europei. Vogliamo garantire ai cittadini di muoversi liberamente in Europa”.